Il modo in cui Ethan si era rivolto a lui lo aveva irritato parecchio ma non poteva mettersi a perdere tempo con queste scemenza, aveva altro a cui pensare. Suo nonno lo aveva convocato per parlargli di qualcosa di importante il che non prometteva nulla di buono. Non lo convocava mai per nulla, si limitava semplicemente ad affidargli dei compiti.
– Volevi vedermi?
Suo nonno non lo guardò neanche – Siediti.
– Non ho bisogno di sedermi, dimmi solo perché mi hai chiamato.
George sbattè il pugno sulla scrivania e lo guardò con sguardo truce – Ti ho detto di sederti.
Lentamente Morgan si avvicinò alla scrivania e fece come l'uomo gli aveva chiesto. Rimase in silenzio per un po', in dubbio se chiedere nuovamente come mai lo aveva chiamato oppure no.
– Come mai non mi hai detto che Amanda è andata via?
Morgan non rimase sorpreso. Suo nonno controllava tutto anche stando chiuso nel suo ufficio – Ho pensato che era tempo di lasciarla andare. E' qua da troppi anni ormai, ha bisogno di riposo.
– E non pensi che avresti dovuto avvertirmi?
– Mi hai sempre detto che non ti interessavano queste cose quindi ho pensato di fare da solo, come sempre.
Suo nonno, stranamente, non disse nulla – Ho saputo che quella ragazza è stata ferita. Sta bene?
Morgan rise divertito – Da quando ti interessa della vita di una cacciatrice?
– Potrei farti la stessa domanda caro nipote – Quando lo guardò, Morgan si sentì come se quell'uomo stesse cercando di entrargli nella mente. Era impossibile, lo sapeva benissimo, ma a volte aveva paura di quello che suo nonno era disposto a fare per avere il pieno controllo su tutto e non si sarebbe stupito se avesse trovato un modo per entrare personalmente nella mente delle persone – C'è qualcosa che vorresti dirmi?
– In che senso? – Non sapeva davvero dove volesse arrivare perché, era chiaro, voleva arrivare da qualche parte.
– Non saprei, magari hai dimenticato di dirmi qualcosa...
– Abbiamo un nuovo cacciatore – Ma questo George lo sapeva già e sicuramente sapeva anche di chi si trattava.
Suo nonno lo guardò per qualche secondo e poi gli diede le spalle – Puoi andare.
– Sicuro che non c'è altro che vuoi dirmi? – Ma lui non rispose quindi Morgan si alzò e andò via.
C'era qualcosa di strano nel comportamento di suo nonno. Non che lo reputasse una persona normale, ma quel suo modo di cambiare umore in un battito di ciglia era piuttosto insolito. Stava tramando qualcosa e lui doveva scoprire cosa.

Aveva la gola secca e lo stomaco stava cominciando a brontolare per la fame. Da quanto non toccava cibo? Forse un giorno o addirittura due. Si guardò intorno e notò che fuori era ancora buio. Che ore erano? D'istinto cercò il cellulare sul comodino, ma si ricordò che, quella mattina, prima di andare in missione, l'aveva lasciato sul tavolino del salottino.
Decise che era meglio alzarsi e fare una doccia ma, quando si spostò leggermente verso l'altro lato del letto, la spalla cominciò a farle male e lei dovette mordersi il labbro per evitare di urlare. Prese un bel respirò e pian piano si alzò. La testa le girava un po' ma riuscì a camminare fino alla porta. Levò via la fasciatura facendo attenzione e vide la piccola cicatrice che stava già iniziando a rimarginarsi. Non stese molto sotto il getto d'acqua calda, solo il tempo necessario per levarsi via lo sporco di dosso. Andò nella piccola cucina, aprì il frigo mezzo vuoto, prese un bicchiere d'acqua e lentamente si avvicinò verso il tavolino del soggiorno.
Quasi le prese un colpo quando vide Nathan rannicchiato sul piccolo divano che dormiva. Che cosa ci faceva ancora la?
Lo osservò un po'. Aveva il viso stanco e i vestiti sporchi di sangue, il suo sangue. Le rivenne in mente quello che era successo quella mattina e cosa le aveva detto prima di lasciare la stanza, quando si era risvegliata. D'istinto si passò una mano sulla fronte ripensando al bacio che le aveva depositato sulla fronte qualche ora prima e un sorriso fece capolino sulle sue labbra. Tornò in camera e prese una coperta. Di solito quelli come loro non riuscivano a percepire il freddo, ma New York era molto più fredda di Holding. Poco prima che gliela posasse sulle spalle lui aprì gli occhi. Aveva uno sguardo più triste che assonato e questo fece rattristare anche lei. Che cosa era successo da quando lei era andata via? Cameron e la sua famiglia stavano bene? Robert e Maia?
– Cassandra? – Il ragazzo le toccò una mano. Normalmente si sarebbe ritratta subito ma non lo fece e questo sembrò stupire anche lui – Stai bene?
Per un momento aveva pensato di mentire, di dirgli che era tutto okay, ma poi si rese conto che avrebbe mentito più a sé stessa che a lui – Mi fa male la spalla e mi viene da vomitare... Mi sento ancora un po' scossa per quello che è successo a Mike...
Lo sguardo del ragazzo si rattristò ancora di più – Cassie io non volevo...
Lei mise una mano su quella del ragazzo – Non preoccuparti, so perché lo hai fatto... – Si sentiva una stupida per averlo trattato in quel modo prima, non lo aveva neanche ringraziato per avergli salvato la vita!
– A cosa stai pensando?
– A nulla..
Lui sorrise – Dopo tutto questo tempo passato insieme ancora ti ostini a mentirmi?
In effetti, anche se si conoscevano da qualche mese, avevano passato parecchio tempo insieme. Eppure perché sentiva di non conoscerlo quanto lui conosceva lei? Avrebbe dovuto fargli questa domanda, ma non le sembrava il caso di prendere determinati argomenti – Come sta Cameron?
Il sorriso gli morì sulle labbra – Sta bene.
Cassie sospirò per il sollievo – Robert e Maia?
– Stanno bene anche loro... – Ritrasse la mano da quella della ragazza e si alzò – Hai fame?
– Un po' ma non c'è nulla in frigo...
– Con tutti i soldi che hai non puoi permetterti una pizza?
Stava per rispondere ma rimase in silenzio. Si stavano comportando come due amici di vecchia data ma loro non erano così. Le tornò in mente il motivo per cui aveva deciso di prestare servizio per le Famiglie, il motivo per cui alla fine era andata a lavorare per George. Pensò al fatto che, un mese prima, loro avevano smesso improvvisamente di parlarsi e che, adesso, la sua presenza la era piuttosto insolita e parecchio fuori luogo – Perché sei venuto fin qui Nate?
Lui si bloccò e le diede le spalle – Di nuovo con questa domanda?
– Non hai dato una vera e propria risposta fino ad ora...
– Per salvarti.
Sapeva che non era così, sentiva che c'era dell'altro – Non prendermi in giro! Fino a un mese fa neanche ci parlavamo. Non sopportavi la mia presenza, mi massacravi durante gli addestramenti, mi trattavi da estranea e adesso mi dici che sei qua per salvarmi? – Nate non rispose e per un breve momento Cassie si sentì in colpa per quello che gli aveva appena detto – Sto parlando con te! – Provò a colpirgli il braccio ma in quel momento lui si voltò e la tirò a sé.
Cassie spalancò gli occhi. Era già successo che i loro visi si trovassero a pochi millimetri di distanza, ma questa volta le sembrava diverso – Non dire mai più quelle cose, okay?
Ma prima ancora che lei potesse dire qualcosa, lui la abbracciò togliendole il fiato. Inizialmente si sentì un po' impacciata ma poi il suo corpo si abbandonò a quello del ragazzo e ricambiò il suo abbraccio. Sentiva il cuore di Nathan battere all'impazzata e anche il suo batteva più forte del solito. Cominciava a pensare che i suoi tentativi di reprimere quello che provava per lui erano stati vani, che allontanarsi non era davvero servito a nulla.
Poi si rese conto che tutto questo era sbagliato, che non aveva senso comportarsi in quel modo dopo tutto quello che era successo. Lei aveva provato ad avvicinarsi a lui, ma non aveva ottenuto buoni risultati – Lasciami andare!
– Non ci riesco...
Avrebbe voluto chiedere in che senso, perché non riusciva. Avrebbe dovuto dirgli di andare via, che lei riusciva a stare senza di lui, che se la sarebbe cavata anche durante la rivolta e che lei doveva rimanere la perché doveva risolvere ancora delle cose che riguardavano la sua famiglia. Avrebbe dovuto, ma non lo fece. Era la prima volta che la abbracciava, la prima volta che si scambiavano un gesto affettuoso. Si erano baciati quella volta, avevano condiviso il letto un'altra volta ancora, ma non era la stessa cosa, non c'era stato niente di romantico o affettuoso, fino a ora.
Nate si allontanò di colpo – Devo andare...
– Non puoi – Il ragazzo si voltò e la guardò con aria interrogativa – In teoria non dovresti essere qua e se dovessero vederti i cacciatori che sorvegliano questo piano passeremmo dei guai...
Nate inclinò la testa di lato – E' un modo per dirmi che hai bisogno che io rimanga?
– Assolutamente no! Ti sto solo dicendo che non mi va di passare dei guai...
il ragazzo la fissò ancora per qualche secondo – Ho bisogno di una doccia.
– Il bagno è in fondo al corridoio.
– Ma non ho un cambio d'abito.
– E dunque?
Lui la guardò un po' perplesso – Cosa metto per dormire? Resto in mutande?
– Se non ci sono altre alternative...
– Cassandra, stai per caso cercando di portarmi a letto? – disse il ragazzo in tono sarcastico.
– Smettila di fare la donnetta e vai a darti una ripulita!
Un'ora dopo si ritrovarono uno accanto all'altra sdraiati sul grande letto della camera di Cassie.
Quando era uscito dalla doccia e si era presentato nella stanza in mutande, Cassie aveva dovuto far ricorso a tutta la sua forza mentale per concentrarsi solo sul suo viso. Dalla tenuta aderente aveva intuito che Nate avesse un fisico asciutto, ma vederlo con i suoi occhi era tutta un'altra cosa. Una risata fece capolino sulle sue labbra quando le tornò in mente l'espressione imbarazzata del ragazzo. Sembrava uno tutto d'un pezzo e poi si vergognava a farsi vedere in quel modo, neanche Cassie era stata così pudica.
– Che cos'hai da ridere?
– Sei ancora sveglio?
– Io sono sempre sveglio...
– Non sempre... – disse lei ripensando al giorno del Giuramento. Quella notte lui aveva dormito tranquillo mentre lei lo osservava dal suo letto indecisa se quella che avrebbe preso il giorno dopo sarebbe stata la decisione giusta. Quella notte aveva pensato che era l'ultima volta che lo avrebbe visto, eppure adesso eccoli lì!
– Posso chiederti una cosa?
– Dimmi...
– Che cosa ti piace di lui?
– Di chi?
– Di Ethan...
La domanda la sorprese un po', ma decise di stare al gioco – E' simpatico, divertente... E poi è anche un bel ragazzo, non trovi?
– Bah, sinceramente non è il mio tipo!
Cassie sorrise – E quale sarebbe il tuo tipo?
– Mi piacciono le ragazze forti. Quelle che non si tirano mai indietro davanti a nessuna difficoltà, che lottano fino alla fine stringendo i denti.
– Ti piacciono le cacciatrici quindi...
– Quasi nessuna cacciatrice è così – rispose lui secco.
Quasi nessuna?
– Tu sei così... – disse lui spiazzandola.
Rimase senza parole, che cosa le voleva fare capire? – Cassie?
– Uhm?
– Perché non hai più voluto parlare con me?
Neanche lei sapeva la risposta a quella domanda. L'unica cosa che sapeva era che a un certo punto lei si era sentita di troppo e soprattutto si era sentita ferita. Non era una di quelle ragazzine che si deprimeva se un ragazzo la rifiutava, ma quella volta c'era rimasta parecchio male. E poi, a dirla tutta, neanche lui le aveva più rivolto la parola! Ma adesso non aveva senso parlarne e, soprattutto, non era il momento adatto per farlo – Pensa a dormire Nate...
Cassie chiuse gli occhi e si girò dall'altro lato dandogli le spalle. Il suo discorso la confondeva un po' e anche il suo comportamento in verità. Non poteva chiedergli se c'era qualcosa che non andava quando era ancora a casa di Robert? Magari se lui le avesse spiegato il vero motivo per cui si era comportato da stronzo lei non avrebbe deciso di andarsene e adesso non si troverebbe con una spalla ammaccata e con il senso di colpa dovuto alla morte di un collega. Però dovette ammettere a sé stessa che, se non avesse fatto tutto questo, non avrebbe avuto la possibilità di conoscere suo fratello e di rendersi conto che in realtà era una brava persona.
– Cassie?
– Che cosa vuoi adesso?! – Per tutta risposta il ragazzo la attirò a sé circondandole un fianco e facendole appoggiare la testa sul suo petto – Che cosa fai? – chiese confusa.
– Ti sto abbracciando, no?
– Non sono in vena di smancerie Nathan!
– Per una volta lasciati andare Cassie...
E lo fece. Sistemò meglio la testa sul petto del ragazzo, si strinse ancora un po' al suo fianco e chiuse gli occhi. Sapeva che il giorno dopo si sarebbe pentita perché lui avrebbe ricominciato a comportarsi in modo indifferente, come suo solito, ma non le importava. Per una volta voleva davvero lasciarsi andare.




La cacciatrice ibridaWhere stories live. Discover now