2 - Elliot

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Appena arrivata nella sala, allestita per la cena, la scena che mi comparve davanti aveva del surreale o forse ero io a non aver capito nulla.

Seduti intorno al tavolo c'erano mia madre, un uomo sulla cinquantina che le teneva la mano e il ragazzo dell'incidente.

La confusione si fece spazio nella mia mente e più guardavo i volti delle persone che avevo davanti, più prendevo coscienza del mio errore.

Terrorizzata di sapere come stavano realmente i fatti rivolsi l' attenzione verso la donna che mi aveva partorito, che in risposta iniziò le presentazioni.

«Lui è John, il mio compagno» affermò rivolgendo un rapido sguardo all'uomo di mezza età che le stava tenendo la mano «E lui è suo figlio Elliot» terminò sorridendo in direzione del ragazzo.

A quelle parole non c'erano più dubbi e un forte senso di vergogna mi invase tutto il corpo.

Avevo davvero pensato che mia madre stesse con un ventenne?

L'imbarazzo in quel momento era palpabile, tanto che il desiderio di scomparire inizió a farsi strada nella mia mente. Ma cercai di non scoraggiarmi troppo assumendo l'espressione più naturale possibile, anche se, non riuscì a trattenere una smorfia schifata, che comparve sul mio viso.

Mia madre preoccupata dalla mia espressione facciale decise di intervenire, anche per rompere quel traumatico silenzio «Olivia stai bene? Hai una faccia!»

Grazie mamma se solo sapessi ciò che ho fatto.

E in quel momento mi tornò in mente l'episodio del bagno, mentre numerosi brividi mi pervasero il corpo al solo pensiero dell'accaduto, anche se, una piccola parte di me fu sollevata al pensiero che il suo compagno non mi aveva visto mezza nuda. Poteva di certo andarmi peggio.

«Sto bene» le risposi secca cercando di coprire l'imbarazzo nella mia voce, nonostante stessi visibilmente tremando.

Cordialmente rivolsi un sorriso a John in segno di saluto e subito dopo spostai il mio sguardo sul ragazzo dell'incidente, che mi stava guardando con un ghigno beffardo.

Brutto stronzo

Mi tornarono in mente le parole di poco fa che ora sembravano acquisire un senso. Mi aveva definita "buffa", ma come biasimarlo, lo avevo scambiato per il compagno di mia mamma.

Cercai di ignorarlo, riportando lo sguardo sulle parole della donna, pronunciate nel tentativo di coprire il silenzio creato «Scusatela è una ragazza molto chiusa» tentò di giustificare il mio ambiguo comportamento e, anche se, da una parte il suo intervento mi irritò, dall'altra le fui grata per avermi salvato, inconsapevolmente, da una situazione di disagio.

«Cosa aspetti siediti!» mi spronò indicando con la testa il posto affianco a Elliot, mentre si alzava da tavola seguita dal suo compagno per andare in cucina, molto probabilmente, a prendere la cena.

Una volta che i due lasciarono la sala, io e il ragazzo rimanemmo da soli. Dopo un paio di secondi sentì lo sguardo del mio coetaneo posarsi sul mio profilo, ma l'imbarazzo che provavo in quel momento era troppo grande per questo decisi di seguire la strada più semplice ignorandolo e continuando a guardare dritto di fronte a me, verso il muro bianco.
Lui però non mollò e senza lasciami il tempo di realizzare, me lo trovai ad un palmo dal viso.

«Sei rossa come un pomodoro» mi sussurrò all'orecchio facendomi rabbrividire a causa del suo fiato caldo sul collo.

A quelle parole diventai ancora più rossa, stavo letteralmente andando a fuoco, ma la cosa non sembra dispiacerlo, dato il ghigno che gli comparve sulla faccia.

Brothers - un amore  impossibileحيث تعيش القصص. اكتشف الآن