Ora userai le chiavi, spero.

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Mancavano solo 5 minuti al suono dell'ultima campanella, tutti fremevano sulla sedia dopo ore e ore di lezione. Il battito regolare sul banco del dito di un ragazzo accanto a me scandiva i secondi. La mia borsa era già pronta e tutti erano in attesa dello squillante suono. Dalla finestra vedevo una bidella con un grembiule verde dirigersi verso il cancello arrugginito dell'entrata. Scorsi Andy oltre il muro. Il burbero professore di latino si alzò dalla cattedra e impugnó la maniglia della sua borsa di pelle marroncina, usurata nei bordi. Il telefono mi vibró sulla coscia.
Il suono della campanella ci diede via libera, mi alzai e presi il telefono dalla tasca: un messaggio di Fortuné.
"Sono qui fuori. Ti aspetto."
Bloccai lo schermo e mi diressi alla porta lasciata aperta dal professore.
Quando stavo per uscire si avvicinó la mia amata compagna.
-Ti ho visto ieri, sai? E ho saputo una cosa da un mio amico. Oltre ad avere le corna tu hai anche un padre con tendenze... strane. - disse malignamente. Potevo sentire il veleno scorrere nelle sue vene, ma evitai di farglielo notare e feci qualche passo veloce per raggiungere la porta.
-La bimba scappa di nuovo...- mi derise lei.
La lasciai definitivamente alle spalle e mi aggrappai al braccio di Fortuné che in quel momento era intento a parlare con una sua amica. Rideva e appena avvertí la mia presenza accanto a lui arricció il naso in una smorfia buffa. Liberò il braccio dalla mia presa mi strinse a sé.
-Lily, lei è Asia. -
-Piacere.- dissi imbarazzata.
-Che carina che sei.- disse porgendomi la mano sorridente.
-Ehm... Grazie. - risposi cercando di sembrare una persona normale. Mi sorrise di nuovo, cercava disperatamente di non farmi sentire imbarazzata.
-Fortunè ci sentiamo più tardi, mio padre mi aspetta a casa. Ciao Asia, giusto?-
Annuii e lei si allontanó.
-Come è andata oggi?- mi chiese Fortuné.
-Nulla di speciale... Elena mi ha aggredito un po', come ieri.-
-Che ha fatto?- disse con aria allarmata.
-Dice che mi tradisci. -
-Asia io non...-
-Lo so Fortuné. Ha anche deriso Mika...-
-Asia lasciala perdere, non ha senso neanche sprecarci tempo, fidati. -
-Ma non è giusto...-
-Che ci vuoi fare?-
-Nulla.-
-Allora andiamo.-
Uscimmo dall'atrio spoglio di arredi e successivamente dal cortile con alberi ombrosi qui e là. Andy era esattamente dove l'avevo visto precedentemente.
Ci accompagnò a casa, poi andò alla sua. Dopo qualche minuto anche noi e Mika salimmo in macchina per andare all'attesissimo pranzo.
-Ragazzi.- esordì Mika con tono alto, per attirare la nostra attenzione.
-Dovete farmi un favore.- disse estraendo una scatolina verde dalla tasca della giacca blu.
-Dovete mettere questa nel giubbottino di Andy senza che nessuno se ne accorga, neanche lui. È molto importante.-
-Perché?- chiese Fortuné, curioso. Lui gli porse la scatolina, invitandolo ad aprirla con cura.
Fece per schiudere il pacchetto premendo con un'unghia.
-Sei sicuro?- chiese il più piccolo al fratello. Lui annuí.
Lo aprí e un biglietto ripiegato con i bordi argentati saltò fuori, sulle gambe di Fortuné. Lo raccolsi e lessi le parole stampate al suo interno.
θα με παντρευτείς;
Erano in greco, ma il contenuto della delicata scatolina ci chiarí immediatamente le idee.
"Tha me pantrefteís?" recitò Mika, con gli occhi luccicanti.
Restammo a bocca aperta.
-Allora lo fate?- chiese il riccio, leggermente rosso.
-Certo- Balbettammo noi.
Fortuné reinserí il biglietto nella confezione e lo restituì a Mika, che la infiló nuovamente nella tasca.
-Appena sarà realizzabile uno di voi deve venire a prendere questo, io tengo da parte Andy e quando finite venite da noi.- Pianificó Mika.
Annuimmo e lui mise in moto l'auto. Arrivammo a casa di Andy dopo una decina di minuti e prima di uscire allo scoperto Mika borbottó un "Buona Fortuna".
Suonammo il campanello accanto a un portoncino in legno laccato bianco, sentimmo un rumore di passi, Mika sussurró il nome del compagno, e lui ci aprí la porta sorridente.
-Heii- ci salutò amichevolmente facendoci entrare all'interno dell'elegante casa a due piani. Alla destra dell'ingresso padroneggiava una scala in legno chiaro. Da questa una signora dai capelli biondi raccolti in uno chignon ci scrutava con sguardo servero.
- Siete in ritardo. Vi sembra opportuno?- ci bacchettó.
-Mamma sono solo 3 minuti, il pranzo non è neanche pronto. - le rispose Andy con aria decisa.
-Non azzardarti mai più a rispondermi così davanti ad estranei. - ribatté lei muovendo l'indice.
-"estranei" proprio... Asia entra pure, devo anche farti vedere una cosa che ho in camera. - mi invitò dolcemente tendendomi una mano.
Feci due passi avanti e salutai gentilmente la signora che mi guardava con un sorriso tirato.
-Posso entrare?- chiese Mika che stazionava ancora sulla soglia.
-Certo, tesoro.- gli rispose il biondo, invitando poi anche Fortunè che si sforzava per non ridere.
Ci portò in salotto, in cui un uomo corpulento dalle folte sopracciglia ci accolse. Ci sedemmo su dei divanetti rosa antico. L'uomo parlava di rado e gli unici a conversare normalmente erano Mika e Andy. La donna chiamó Andy dalla stanza accanto per portare i vassoi zeppi di cibo sul tavolo.
Mika e Andy si misero vicini, io accanto a Andy, di fronte a sua madre. Lei mi riempì di domande per tutto il pranzo, nonostante le occhiataccie di Andy fossero frequenti. Mi spolpó fino all'osso, come l'ala di pollo che mangiava molto elegantemente con forchetta e coltello, per me impossibile.
Dopo aver terminato di mangiare la aiutai a sparecchiare, come fece Andy. Tra un viaggio e l'altro infilai la piccola sorpresa nella tasca del giubbottino di Andy senza che nessuno se ne accorgesse. Quando arrivai in cucina Andy era già a metà corridoio. Rimasi quindi da sola con sua madre. Appoggiai sul tavolo con la tovaglia a fiori il recipiente del pane, poi mi voltai. I capelli della donna erano ora disordinati e il suo sguardo non nascondeva alcuna intenzione. Si avvicinó spaventosamente a me.
-Potremmo andare d'accordo noi due. Tu mi restituisci il mio figlio e io ti lascio tranquilla. -
Fece due piccoli passi, il suono dei tacchi sul pavimento di marmo rimbombava nella stanza.
-Io voglio bene a Andy. - risposi semplicemente, non sapendo cosa dire.
-Io rivoglio mio figlio, intesi? Tu gli fai dimenticare quel malato e non passerai guai.- minacció scuotendo l'indice avanti e indietro.
Rimasi ferma e in silenzio, mentre cominciavo a tremare.
Fece altri due passi avanti, con i consueti battiti.
-Oppure dovró far fuori la bastardella di quel malato? Ti vuoi male quanto te ne hanno voluto i tuoi genitori che ti hanno abbandonato?-
Le lacrime sgorgarono e iniziai a singhiozzare, non potendo fare altro.
-Stai zitta! Farai quello che ti dico e starai zitta. Tu li farai lasciare e starai zitta. Zitta.- disse tornando indietro di due passi.
-No!- urlai in preda al panico.
Andy entró allarmato, con un vassoio tra le mani. Lo appoggió e venne ad abbracciarmi.
-Cosa è successo?- mi chiese gentilmente, spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.
-Lei mi ha dett...- sussurrai.
-Ho sentito cosa ti ha detto, piccola. Cosa ti ha fatto?-
-Non le ho fatto nulla, razza di idiota! Non ha colpa di essere stata adottata da un malato!-
-Mamma basta! Quale malattia? Io lo amo mamma, lo amo. Stiamo insieme da anni. Voglio dividere il resto dei miei giorni con lui. Non mi importa cosa farai.-
-Questa è casa mia e tu vivi qui, finché sarà così ti dovrà importare!-
-Mamma non ti sopporto più. Prima contro Mika, poi suo fratello e ora anche Asia! È la mia vita questa.-
-Fuori da questa casa allora! Fuori! O stai qui o stai lì.-
-Lí.- disse uscendo dalla stanza, furioso.
Quando fu quasi alla porta la donna, che era al centro della stanza, si avvicinó nuovamente a me.
-Andy...- Lo chiamai con voce strozzata.
Tornò indietro e mi prese per mano.
-Vieni con me tu, mi aiuti a fare le valigie?-
Annuii.
-Stai tranquilla, non succederà nulla.- Aprí un cassetto e ne estraette un pacchetto di fazzoletti, che mi porse per asciugarmi le lacrime dettate dalla paura.
Entrammo nella sua camera, al piano superiore. Era tutto in ordine e accanto c'era un bagno, in cui mi sciacquai il viso. Sulla parete c'era una sua foto con Mika in una cornice senza vetro.
Sul comodino era appoggiato un rettangolo di vetro della stessa misura con delle spaccature.
Staccó la fotografia dal muro e la ripose sul fondo di una delle borse, poi passò all'armadio e prese solo alcuni abiti. Dalla scrivania prese un PC, alcuni quaderni e qualche libro. Da uno dei cassetti della scrivania estrasse un album di fotografie, che mi passò.
-È questo quello che ti dovevo far vedere.- mi disse prima di entrare in bagno e prendere delle boccette di profumo da un armadietto, poi tornó nella mia stessa stanza e svuotó i cassetti del comodino direttamente sulla borsa. Tutto lo spazio restante lo riempì di abiti. Mentre chiudeva l'ultima zip della valigia Mika aprí la porta.
-Ci ha messo alla porta. Sei pronto o passo a prenderti più tardi?- chiese al biondo.
-Ho finito proprio ora.- disse sedendosi sul letto, accanto a me.
Mika ci raggiunse e si sedette alla destra di Andy.
-Ora userai le chiavi, spero.- disse ridendo, smorzando l'atmosfera densa di pensieri.
-Credo di si, Mika.-

POISED • Mika •Where stories live. Discover now