1. Vanessa

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ATTENZIONE: Questa storia è un INEDITO. È la prima versione della stessa, disponibile ora in versione ebook e formato cartaceo su Amazon e in tutte le librerie.
Penso sia giusto lasciare questa prima bozza in piattaforma. I vostri commenti, le vostre opinioni, le vostre critiche mi hanno aiutata a crescere, maturare ed è solo grazie a quelle che sono stata capace di dar vita a una storia completamente nuova. Vi voglio bene.
~Costanza
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VERSIONE 2015 (il romanzo è stato riscritto)

-Vanessa's POV-

«Ti amo, Vanessa» mi dice baciandomi il collo.
«Anche io ti amo» sussurro al suo orecchio.
Mi prende e mi poggia delicatamente sul letto prima di togliersi la maglietta, rivelando gli addominali perfetti, ricoperti da strani tatuaggi.
Faccio scorrere la mia mano lungo tutto il suo petto fino ad arrivare allo stomaco, mentre lui comincia a piegarsi, gemendo.
Alterna il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, poi la sua mano si infila nella mia maglietta e comincia a sbottonare il reggiseno.
Si avvicina lentamente, fin quando le sue labbra sfiorano le mie...

«Vanessa!» sobbalzo alla voce di mia mamma urlare il mio nome.
Era solo un sogno?

Mi corico di nuovo con la faccia sul cuscino.
«Dannazione!» sbotto, prendendolo a pugni. Ho fatto spesso dei sogni del genere. Che sia un segno? Certo...il segno di quanto io abbia disperatamente bisogno di un ragazzo che mi ami.

«Vanessa» urla di nuovo mia madre, ma io non le rispondo.
«Vanessa Hudgens, se non ti alzi dal letto, niente colazione!» mi minaccia.
«Mi alzo, mi alzo!» urlo di rimando.

Non posso assolutamente saltare la colazione. Il caffè mi dà l'energia per affrontare la giornata.
Gemo prima di rialzarmi dal letto e sento il portone sbattere.
Mia madre e mio padre, come ogni mattina, sono usciti per andare al lavoro.

Mi sono ormai abituata a questo, non passano quasi mai del tempo in questa casa, così trascorro la maggior parte della giornata da sola.
Attraverso lo stretto corridoio di casa, saltellando sul parquet.

Odio questa casa!
È molto piccola, ci sono solamente cinque stanze: una cucina, un piccolo salotto, la mia camera, quella dei miei genitori e un bagno.

La luce entra a malapena dalle piccole finestre, ostacolata dalle orribili tende colorate, che non ci sono mai piaciute, ma che non abbiamo mai cambiato a causa dei nostri problemi economici.

Vado in cucina e afferro una tazza di caffè.
Me la porto alle labbra, finché non guardo l'orologio e rabbrividisco.

Devo andare al lavoro, oggi Hannah ha il giorno libero.
Poso la tazzina nel lavandino e corro in bagno.

Dopo una breve doccia, prendo i vestiti nell'armadio di camera mia.
Opto per un maglioncino colorato e un paio di skinny.
Per essere maggio fa davvero freddo!

Dopo aver preso il cellulare, tiro su la cerniera del mio giubbotto ed esco di casa.
È una giornata piovosa come tutte le altre.
Solito marciapiede pieno di pozzanghere, solite strade deserte, solita me.

Dopo qualche minuto, mi ritrovo davanti il Jolly Bar, posto in cui lavoro.
Asciugo i miei stivaletti sullo zerbino all'ingresso ed entro.

Appendo la giacca all'appendiabiti e inizio a frugare nelle tasche, alla ricerca del mio cellulare.

«Buongiorno!» mi saluta un ragazzo alle mie spalle.
Mi volto e vedo lui, Trevor, il ragazzo ideale che tutte vorrebbero.
Impeccabile come sempre, nasconde il suo corpo perfetto dietro un adorabile grembiule nero in contrasto con i suoi occhi grigi.

Ci conosciamo da ormai due anni e ci lega una forte amicizia. Mi piacerebbe passare il resto della mia vita con uno come lui. Così elegante, gentile, educato e sempre a posto!

«'giorno!» ricambio il saluto, prendendo goffamente il mio cellulare.
Infilo l'orribile grembiule nero e inizio a cercare il block-notes per prendere gli ordini di questa mattina.

Non ho mai amato il mio lavoro, ma pur di guadagnare qualche spicciolo farei di tutto.
«Dormito bene?» mi chiede, sfoggiando il suo meraviglioso sorriso.
«Sì» rispondo arrossendo, ma decido di non parlargli del sogno e di fargli la stessa domanda.

«Bene» sorride, mentre guarda entrare delle persone nel bar.
«Vado!» dico, tirandogli una pacca ad una spalla.

Con il block-notes a portata di mano, mi avvicino alle due ragazze che hanno appena preso posto ad uno dei tavoli.
«Cosa volete ordinare?» chiedo nel modo più gentile che possa.
Non mi è mai piaciuta l'idea di servire alla gente, soprattutto se della mia stessa età.
Ma questo è il mio lavoro...

«Due sorbetti al limone e un cornetto alla crema, per favore» sorride la ragazza bionda.
Prendo l'ordinazione e mi allontano.

«Mi avvicino al bancone e riferisco a Trevor e all'altra ragazza di turno ciò che devono preparare.
Mi siedo su uno degli sgabelli colorati, in attesa del vassoio da servire, quando sento qualcosa cadere a terra.

«Mi dispiace» sento un uomo bofonchiare, mentre fissa il bicchiere a terra ridotto in mille pezzi.
«Non si preoccupi» lo rassicuro, prendendo il vassoio che mi ha appena dato Trevor.
Mi affretto a portarlo alle ragazze, e per poco non rovescio il sorbetto addosso ad una di loro.

«Sta' attenta!» grida, fulminandomi con lo sguardo.
Mi scuso e torno indietro, per prendere la paletta per rimuovere i vetri rotti.
«Merda...» sbotto, tagliandomi per sbaglio.

«Se vuoi posso prendere io le ordinazioni per oggi...» si offre Trevor, vedendomi in difficoltà.
Sono felice che me l'abbia chiesto.
Non so il vero motivo, ma sono stanca di tutto ciò, non ce la faccio più.
Annuisco «grazie» mormoro, succhiando il dito ferito.

«Non devi ringraziarmi» sorride «puoi sempre contare sul mio aiuto, lo sai» puntualizza, prendendomi la paletta dalle mani.
Sospiro e inizio a lavare i piatti, dietro il bancone.

* * *

Alle sette precise, finisco finalmente di lavorare.
Ho le occhiaie, le mani rovinate dal detersivo, l'acqua e il freddo e i capelli fuori posto.

Torno a casa e, appena apro il portone, trovo i miei genitori seduti sul divano.

«Vi giuro che questa volta non ho combinato niente!» mi giustifico.
Iniziano a ridere, appena mi accorgo della presenza di altre due persone dal viso familiare, ma che ricordo di non aver mai visto prima.

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Ho deciso di scrivere questo libro qualche giorno fa.
Mentre curiosavo tra i libri inglesi, ne ho trovati alcuni che hanno attirato la mia attenzione.
Ho iniziato a leggerne uno, che mi ha particolarmente affascinata, così ho deciso di usare la stessa trama di quest'ultimo, cambiando i personaggi e creandone una storia differente.
Idea tratta da @ PrettyLittleThings_

Just Married ||h. s.|| - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora