Cinque minuti dopo essersi offerta volontaria, si trovava davanti al suo avversario che le sorrideva spavaldo. Non voleva dimostrare niente a nessuno, non amava mettersi in mostra. Voleva semplicemente vedere se quel ragazzo era davvero così forte quanto aveva dimostrato prima, quando con un balzo era atterrato sopra Nathan dopo che quest'ultimo lo aveva fatto cadere a terra. Non poteva credere che Nate fosse finito al tappeto così facilmente. Non sembrava per niente stanco, al contrario di Morgan che era in un bagno di sudore e aveva il fiatone. Le era venuta in mente l'assurda idea che Nathan avesse finto, che non aveva impiegato tutta la forza che aveva in corpo. Cominciava ad avere dei sospetti su di  lui e l'unico modo per capire se si sbagliasse o meno era affrontare Morgan di persona. Con la scusa avrebbe avuto modo di vedere quel ragazzo ancora più da vicino e avrebbe anche lottato per la prima volta.
Mentre lei si perdeva tra i suoi pensieri, Morgan era già partito all'attacco sferrandole un calco che la fece cadere per terra di schiena. Con un balzo si rimise in piedi e si chiese dove avesse imparato a fare una cosa del genere. Non sapeva bene come comportarsi, che cosa doveva fare di preciso. Allora ripensò a quello che aveva visto fare a Morgan e Nate pochi minuti prima e decise di ripetere le stesse mosse. Prese la rincorsa e gli sferrò un calcio all'addome cercando di misurare la forza. Lui si piegò in avanti e la collana che portava gli si sfilò dal collo cadendo a terra. Era una collana piuttosto strana, con una specie di talismano che non aveva mai visto. Cassie sfruttò il momento di distrazione di Morgan e si avventò su di lui tempestandogli i fianchi con calci e pungi. Il ragazzo, però, era molto agile, e prima ancora che lei potesse sferrare l'ennesimo calcio, le prese una gamba e la fece cadere nuova mente per terra. Vedendola in quelle condizioni Morgan iniziò a ridere come un matto.
La rabbia e l'umiliazione che stava provando in quel momento erano indescrivibili. Ringhiò contro il ragazzo e le gengive iniziavano a pulsarle, chiaro segno che, da un momento all'altro, le sarebbero spuntate le zanne. Fece un respiro e cercò di riprendere il controllo mentre tutti nella stanza la guardavano con il fiato sospeso. Si alzò e tentò di sferrargli un altro pungo allo stomaco ma Morgan le blocco i polsi e la spinse di nuovo per terra sedendosi a cavalcioni su di lei. La sua stretta era così forte che non riusciva a muoversi. Cassie socchiuse gli occhi, pronta a subire l'ennesimo colpo e  non dovette aspettare molto. Morgan le diede un pungo all'altezza della mascella provocandole un dolore così atroce che la costrinse a spalancare gli occhi. L'espressione del ragazzo cambiò di colpo. Era diventato bianchissimo e aveva la bocca aperta per lo stupore. Qualcosa non andava ma, in quella posizione, non poteva di certo capire cosa. Morgan mollò la presa e, prima ancora che lei potesse alzarsi da sola, Nate la rimise in piedi. Cassie rimase interdetta per qualche secondo e quando anche Nate la guardò nello stesso modo in cui l'aveva guardata Morgan, cominciò a preoccuparsi seriamente.
– Che cosa sta succedendo?
Nathan deglutì e le posò una mano sotto l'occhio. Quando la ritrasse aveva sul dito una lente a contatto scura. Cassie si portò subito una mano alla bocca. Chi altro aveva visto? Si sentì mancare.
– Vieni con me – le disse il ragazzo afferrandola per il polso e uscendo di corsa dalla palestra.
Pochi secondi dopo si ritrovò davanti al bagno. Non c'erano bagni per le ragazze in quella scuola visto che in tutto l'istituto si e no erano dieci in tutto.Nate entro con lei e le disse qualcosa ma lei non gli diede retta. L'unica cosa a cui pensava era che l'avevano scoperta, che adesso sarebbe morta. Da quando hai paura della morte Cassie? pensò.
– Cassandra, mi senti?– chiese il ragazzo scuotendola un po'. 
Cassie sbatté le palpebre e lo guardò  – Io devo...
– Stai ferma! Ti aiuto a rimetterla.
– No, non toccarmi! – le tremavano le mani. Non poteva crederci, e adesso? – Devo andare via da qua... –Si alzò di scatto e corse via.
Corse più veloce che poteva, come non aveva mai fatto prima. Temeva che lui la seguisse  e, nel dubbio, non si voltò fino a quando non arrivò davanti al cancello della scuola.
Se non fosse stata in parte Nephilim, dopo quello che le era appena successo, probabilmente sarebbe mutata in lupo. Per fortuna riusciva a controllare quel processo, anche in casi come quello. 
Una volta fuori dall'isolato in cui si trovava la scuola, rallentò la sua folle corsa e si incamminò verso casa. Aveva bisogno di riprendersi e, soprattutto, doveva trovare un modo per evitare che la trovassero. Non era più al sicuro.

La cacciatrice ibridaWhere stories live. Discover now