detto fatto

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Mi lasciò sconvolta, era davvero straordinario. Poggiato per terra su un ginocchio, Bryan mi fissava con i suoi lucidi, splendenti occhi. Era davvero bellissimo, non estati e dissi la fatidica risposta: lo voglio. Lui si alzò, mi strinse in una morsa fortissima, tanto forte tanti carica di amore. Mia madre e mia nonna, dietro di me non riuscivano a stoppare il singhiozzo del loro pianto. Dalla tasca destra Bryan uscì una piccola scatola, porgendomela. Io la presi, sciolsi il rosso nodo che teneva fermo il cobaltico coperchio della scatoletta. Lo tolsi. All'interno vi era l'anello più bello mai visto, era una meraviglia. Completamente in diamante e smeraldo, un vero gioiello. Lui lo tolse dalla scatola e me lo infilò all'annulare ed iniziai a piangere per l'emozione. Scoppiammo tutti a ridere quando ci rendendo conto del fatto che stavano tutti piangendo come dei bambini difronte ad un anello. -Cavolo se è ricco Ryan- pensai, però ciò non mi dispiaceva affatto. Durante il pomeriggio Ryan andò a lavoro, scoprì infatti che lavorava come apprendista avvocato presso una agenzia di una città limitrofa. Mia nonna andò a fare la sua tipica passeggiata per le strade di campagna, mentre mia madre era in caserma, non perché era stata arrestata, ma perché era una poliziotta. Io invece studiavo lingue all'università, però per fortuna la mia facoltà durante il giorno del ringraziamento rimaneva chiusa. Però una domanda non riusciva a farmi fare sogni tranquilli: come ho fatto a perdere la memoria? La mia vita era perfetta, io ero bella, avevo un fidanzato, una famiglia, soldi, cosa mi mancava? Per non impazzire cercando una risposta, dato che nemmeno guardando "oltre il muro" riuscivo a trovarla, decisi di andare a fare un giro per strada. Uscí verso le 17, era abbastanza fresco ma allo stesso tempo soleggiato. Come outfit scelsi una gonna scozzese in lana abbinata ad un cardigan entrambi di marca, misi poi una camicia bianca abbinata a delle scarpe ginniche dello stesso colore. Sembrava una scolara di liceo, ma a me quello stile piaceva. Camminai per qualche minuto lungo i viali vicino casa mia. A quanto pare vivevo in un complesso residenziale, erano tutte ville dall'aspetto molto costoso. Gli alberi verde smeraldo erano tutti in fiore, le strade silenziose e il vento era calmo. -Hey tu, bimba- disse una voce qualche metro dietro di me. Per curiosità mi girai per vedere chi fosse, però come solito non avevo ricordi di costui. C'era un gruppo di uomini, probabilmente sulla mia età, che camminavano ad una decina di metri di distanza nella mia direzione. Usai il mio utile metodo per capire chi fossero e per fortuna ricordai. Erano Lewis e la sua banda, uno di quei gruppi che quando trovi per strada ti fanno capire che qualcosa di peggiore della morte esiste. Mi girai e continuai a camminare, ad un passo più veloce però. - Dai bimba non correre via, che altrimenti mammina si arrabbia- disse Lewis mentre il resto del gruppo rideva rumorosamente. Non sapevo nemmeno quanti fossero, ma avevo abbastanza paura. Continuai a camminare dritto e poi svoltai, nella speranza che smettessero di seguirmi, ma invano. Loro infatti avevano accorciato passando per una stradina, e così mi comparvero dinanzi. Mi spaventai e cambiai strada. -Ti ho spaventata? Scusami ma pensavo fossi abituata avendo quel mostro di tua madre in casa- disse Lewis. Io presi il cellulare per cercare di chiamare mia madre, ma era completamente scarico. -Dannazione!- disse a bassa voce mentre continuavo a camminare. Poi però mi ricordai di provare a volere che la batteria si ricaricasse, era stupido da pensare, ma se avesse funzionato probabilmente me li sarei tolti davanti. Non aspettai nemmeno un secondo e vidi il cellulare completamente carico, come un "detto fatto". Anche se non sapevo il numero di mia madre le mie dita lo composero da sole sulla tastiera del mio cellulare, mi girai per vedere dove fosse il gruppo e nulla, erano spariti. Tornai di corsa a casa dove trovai mia nonna a coltivare l'orto in giardino. Decisi di far finta di nulla per non preoccuparla e le dissi che stavo correndo poiché avevo esigenza di andare in bagno. Mentre ero seduta sul comodo divano in salotto pensai -potevo benissimo volere che loro sparissero, me ne sarei liberata subito- però decisi di non pensare più all'accaduto e piuttosto pensare al mio nuovo anello. Venne la notte ed io andai a dormire. Presi sonno molto velocemente, ma me ne pentì abbastanza presto. Ebbi un incubo: ero al centro di una foresta, circondata da cani con al collo delle catene. Cani che però con la voce di Lewis mi dicevano in continuazione la frase "una vite cambia la vita" e passo passo si avvicinavano sempre più a me. Io però per il terrore svenni, svegliandomi nel cuore della notte. Decisi di scendere in cucina per bere un bicchiere di latte per calmarsi, e così feci. Mentre scendeva le scale al buio però vidi una cosa strana sulla porta. Sgranai gli occhi e lessi cosa vi era scritto: "una vite cambia la vita". Era scritto con il sangue, di cosa lo scoprí subito dopo poiché indietreggiando inciampai nel cadavere di un altro cane soffocato dalla catena. Corsi verso la luce è la accesi, ma a mia sorpresa, a luce accesa, tutto era scomparso. Tornai subito a letto ma come pensavo, non riuscì a chiudere occhio.

RevivalWhere stories live. Discover now