Capitolo 4 - il caffè

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Alle 8 Rebecca scese nell'atrio, sempre col suo elegante completo grigio e truccata come meglio sapeva fare: doveva usare tutti gli espedienti del mestiere in quel paese di contadinotti se voleva estorcerne i segreti, sempre che ce ne fossero. Sul bancone non vi era né un campanello né qualcosa di simile per chiamare la locandiera. Eppure quella comparve quasi subito.

«Buongiorno» salutò con entusiasmo sfoggiando un sorriso radioso.

La vecchia rimase impassibile.

La giovane donna, decisa e non demordere, rincarò la dose «Ho dormito benissimo, complimenti! Sa suggerirmi un posto dove far colazione?» ma in quello si sentì all'esterno il borbottio di un motore.

La locandiera ne parve leggermente infastidita.

«Il caffè è compreso nel prezzo, mi aspetti qui» e sparì nel retro.

Rebecca si immaginò con quanto amore avrebbe preparato quel caffè e sperò che perlomeno non ci sputasse dentro.

Vicino la porta di servizio, sostava il cacciatore, appoggiato alla sua due ruote.

«Ti avevo detto alle dieci» fu il saluto della vecchia mentre ancora stava uscendo.

«Appunto» la semplice replica dell'uomo, che non si voltò nemmeno.

Ma la locandiera non era mai stata per i giochetti di parole.

«C'è qui una femmina che vuole sapere i fatti tuoi»

«Chi è?» chiese privo curiosità e senza smettere di controllarsi la punta degli stivali.

«Una giornalista»

«Pensi si fermerà molto?»

«Dipende da quello che trova»

«Devo preoccuparmi?»

«Sembra una che sbottonandosi un po' la camicetta e sbattendo le ciglia farebbe parlare un morto.»

Soul Hunter alzò lo sguardo sull'orizzonte, dove la luce del mattino era ancora incerta: degli sprazzi di nuvole sembravano non dover durare molto e probabilmente avrebbero lasciato spazio a una fresca giornata di fine estate.

«Allora dagli un morto disposto a parlare» ed estratto il portafoglio dalla tasca interna del giubbino in pelle, le allungò una banconota da cinquanta euro.

«Per il disturbo, e per non far seccare la gola al nostro morto» e le sorrise malizioso.

La vecchia gli strappò i soldi di mano per intascarseli e sbuffò scuotendo la testa.

«E' già a spasso la giornalista?»

Lei dondolò per girarsi e rientrare.

«Se non ha capito che stavo scherzando, starò ancora aspettando il caffè»

Il cacciatore salì a cavallo della sua moto e allungando un braccio verso dietro saggiò la tenuta della cinghia che teneva la custodia della sua spada aderente al fianco del mezzo. Ai più, quel fagotto avrebbe potuto sembrare una canna da pesca, un bastone, un treppiede. Fino a quel momento, per fortuna, non gli aveva creato inutile noie con le forze dell'ordine. Diede un colpo con la gamba sul cavalletto e il rombo della sua Harley riempì tutto il paese. Lo aspettavano una sessantina di chilometri per cui si infilò il casco e si chiuse il giubbino fino alla bandana, ruotò il polso e parti senza fretta verso Verona.


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⏰ Last updated: Oct 03, 2015 ⏰

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