Capitolo 3 - birre

16 1 0
                                    

Il cacciatore entrò nella sua catapecchia: nonostante l'esterno lasciasse parecchio a desiderare, l'interno era decisamente più dignitoso. In unica stanza di circa trenta metri quadrati, tutta di legno dal pavimento al soffitto, vi era su un lato la cucina e un tavolo con un paio di sedie, dall'altro lato un piccolo televisore appoggiato su una mensola e davanti, al centro della stanza, un piccolo divano. Sul terzo lato, opposto all'ingresso, vi era un letto e una porta dall'aspetto molto diverso da tutto il resto : solido e antico.

Sul tavolo vi era un vaso con dei fiori freschi ed un biglietto. Lui si chinò per odorarle e lesse "Nel frigo c'è la cena: pollo per due, non si sa mai"

L'uomo si levò gli occhiali scuri e sorrise: Amelia. Lei ci sperava sempre che portasse una donna in quella casa, ma l'unico tocco femminile sarebbe stato sempre e solo il suo, la sua cara governante.

Prese una birra del frigo e sprofondò nel divano.

Lui non poteva avere una donna al suo fianco, l'avrebbe solo fatta soffrire. La sua era una maledizione. In fondo alla sua testa cominciarono a levarsi delle lontane grida di dolore, dei latrati, dei gemiti. Alcuni demoni cominciarono a sussurrargli la loro vendetta nella lingua arcaica degli spiriti. Si alzò e prese altre tre birre, le stappò e se le scolò una dietro l'altra, per soffocare passato e presente. Quando fu sufficientemente narcotizzato si avvicinò alla strana porta, strinse tra le mani una specie di lucchetto si pietra e bisbigliò alcune parole. Lentamente il lucchetto si aprì. Uscì, prese dalla moto la spada e il resto dell'equipaggiamento, rientrò e si rinchiuse in quella stanza.

Ne uscì solo dopo un'ora.

Richiuse la porta, mise i ventimila euro sul tavolo e cenò, solo, con lo sguardo perso sulle banconote.

Una volta finito si fece la quarta birra, quindi accese con molta calma il cellulare.

Arrivarono due messaggi.

Il primo era semplicemente "M chiami per favore", l'altro era "vieni domani alle 10" ed il mittente era Luisa, la vecchia locandiera.

Chiamò il primo numero.

«Si?» rispose una voce nervosa femminile.

«Mi ha chiesto di chiamarla» replicò il cacciatore, pacato.

«Ah.. lei dev'essere...»

«Se ha avuto il mio numero, sa chi sono» lo interruppe.

«Si.. si... Vede... Mio marito si comporta in maniera strana... Oddio... l'altro giorno, l'ho visto che... con una della nostre figlie...»

«Sono tremila euro» Tutto sommato sarebbe stato un lavoro semplice, anche pulito se il contagio era recente.

«Ma... come... io pensavo che... lei...» balbettò la donna sempre più agitata.

«Tremila»

«Ma io adesso non posso, io...»

«Mi chiami quando può» la interruppe di nuovo, e chiuse la chiamata.

Ormai, data l'ora tarda, era avvolto nel buio. I suoi occhi bianchi brillavano come quelli di un felino. Uscì nella notte fredda. Riusciva a sentire la melodia leggera del Garda.

Trillò il cellulare.

«Si?»

«Va bene, tremila» ansimò la donna.

«Ci vediamo domani pomeriggio, mi spieghi dove sta»

Soul HunterWhere stories live. Discover now