to Tokyo, 1st part

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C'era quiete e silenzio, al bar. La televisione appesa al muro era ferma su un canale che trasmetteva solamente video musicali. Ai tavoli intorno a me c'erano solamente uomini, alcuni quarantenni in fuga dalle mogli, altri pensionati. Nella mia tazza color crema erano rimaste solo poche gocce del cappuccino bevuto, mentre la brioche alla marmellata di pesca, ancora dovevo assaggiarla. Insomma, la mia solita colazione delle 07:35. Me lo sentivo che qualcosa-o qualcuno-l'avrebbe interrotta, ma quando Zoèlie si catapultò nel locale a salti, mi sono comunque ingozzato con il primo morso di brioche dallo spavento.

"Ezra, Ezra, Ezra! Ezra?!" Prese posto di fronte a me, ribaltandosi quasi dalla sedia per la fretta.

"Buongiorno, Zoè." sibilai, con calma ritrovata.

Spiaccicò sul tavolo un foglio, o meglio un volantino. Competizione di disegno a matita.

"Tu non sai disegnare, gufetta."

"Tu sai disegnare."

"No, non è vero."

Zoèlie sbuffo, rubandomi un pezzo di croissant e mettendolo fra i denti, leggendo per bene quel volantino.

"C'è scritto che è per emergenti."

"Mi spieghi cosa ti importa di questo concorso?"

Mi fissò, e poi mise ben in evidenza quel pezzo di carta, davanti alla mia faccia.

"Leggi il premio"

Sbuffai, ma feci come mi chiese. Il premio era un viaggio per due persone, con scelta libera di quale paese. Allora capii: sarebbe voluta andare di sicuro in Tokyo, da Tom. Si era trasferito tre mesi prima per un impiego, lasciando ancora più sola Zoèlie, qui a San Francisco.

Ed è vero che so disegnare, ma non espongo mai i miei lavori. Solo Zoèlie e il mio coinquilino li possono vedere senza rischiare di ricevere giudizi sgradevoli. Anche se Zoèlie, non ci impiega tanto a dirmi che è tutto da rifare senza alcun tatto. Ma quando le piace, è la prima a supportarmi con amore.
Sospirai a lungo, perso negli occhi più grandi e bruni mai visti.

"Quando ci sarà?"

"Settimana prossima."

"Che devo fare?"

"Un ritratto a mano libera, al centro ricreativo."

"Devo disegnare davanti a tutti?"

Zoèlie annuì.

"Non ci riesco, Zoè."

La delusi con le mie insicurezze, ma mi mormorò qualcosa simile ad un non preoccuparti. Mi augurò una buona giornata al lavoro, e tornò al suo appartamento senza farsi sentire per l'intera mattinata.
Deludere Zoèlie era qualcosa che odiavo, perché la ferivo. Quel cretino di Tom avrebbe dovuto portarla con sé, ma non lo fece. Forse fu un bene, perché separarmi da Zoèlie per un tempo indeterminato mi avrebbe completamente rovinato. Ma ora quella rovinata è lei, che non regge una relazione a tutti questi chilometri di distanza.

Alle cinque del pomeriggio, finii il turno. A casa mi ero preparato una cioccolata calda, per affrontare il gelo di inizio febbraio. Mi accomodai sul mio letto e scrissi a Zoèlie che avrei partecipato. Il messaggio di risposta non tardò ad arrivare, e anche se non trasudava gioia da tutti i pori, sapevo che ne era entusiasta.

Così partecipai, in un edificio colorato pieno di bambini, e con altri dodici concorrenti. Tutti avevamo il compito di ritrarre un viso a nostra scelta, e lasciarlo a semplice matita. Ovviamente le persone da ritrarre sarebbero dovute essere con noi, e Zoèlie se ne stava seduta proprio di fronte a me, impassibile.
Non era la prima volta che la disegnavo, è sempre stata una delle mie modelle preferite. Sapevo perfettamente come ritrarre al meglio il taglio dei suoi grandi occhi, come definire ogni sua singola lentiggine e come dare il giusto spessore alle sue labbra carnose. Forse eravamo avvantaggiati per questo, ma nessuno ne poteva essere al corrente, perciò fu un nostro piccolo segreto.
Il tempo a disposizione erano due ore, ed io terminai ad allo scoccare della prima ora e 38 minuti.

Ti parlo di Zoèlie. (In sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora