Cap. 14

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Mi sveglio di soppianto, come se qualcosa non andasse. Mi volto nel letto, Ric non c'è. Controllo l'orario. Sono le 5:00 del mattino. Mi alzo dal letto, indosso la sua maglietta e vado a cercarlo. A dire il vero non saprei proprio dove andare. Mi affaccio dalla finestra, c'è un temporale. Mi è sempre piaciuta la pioggia, ma non stamattina. Mi trasmette un senso di tristezza, solitudine. Chiamo Dros, ma non mi risponde. Dopo aver cercato per la casa intera, mi convinco che Ric non ci sia. Mi vesto. In realtà indosso solo un paio di pantaloni della tuta e un paio di Converse. Tengo la sua maglietta, mi fa sentire più tranquilla. Cerco un ombrello e le chiavi di casa. Prendo il mio cellulare e lo infilo in tasca.


Sono in giro già da un'ora, ma non c'è nessuna traccia del mio amore. Sono andata al parco, l'ho attraversato per intero e non era lì. Sono andata in palestra, ma nel parcheggio non c'era la sua auto. Decido di trovare un taxi, credo sia andato al mare. Fortunatamente ne trovo uno. Lungo il tragitto passiamo davanti ad un cimitero. La tristezza mi assale, mi manca Louise. Il fatto che non possa andare a trovarla mi logora dentro. Questo è il prezzo di cambiare vita e città. Andando più avanti, intravedo una Range Rover bianca. E' lui. Fermo il tassista. Lo pago con dei soldi che ho trovato nella custodia del cellulare e corro verso l'entrata. Mi aggiro dentro al cimitero fin quando non lo trovo. Eccolo. E' in ginocchio davanti la tomba di suo fratello, Dros al suo fianco. Non hanno un ombrello, sono bagnati fradici. Mi avvicino lentamente. Li copro col mio. Dros mi lecca la mano in segno di gratitudine. Ric si volta verso di me. E' ancora in ginocchio. Mi abbraccia la vita. Lo sento singhiozzare addosso a me. Mi accascio, butto via l'ombrello. Lo stringo più forte che posso.Mi fa male vederlo soffrire così tanto. Ma mi fa piacere sapere che abbia bisogno della mia vicinanza per poterlo fare. Un giorno con la boxe, un altro col pianto. Ha trovato me, la sua valvola di sfogo.

Siamo di ritorno a casa. Si sente solo il respiro di Dros. Arrivati nell'appartamento, Ric non dice una parola. Si spoglia e si dirige in bagno. Resto in camera. Ascolto lo scroscio dell'acqua della doccia e pezzi di vetro frantumarsi... poi un urlo. E' un misto di rabbia e dolore. Non so se entrare ad aiutarlo o lasciarlo sfogare. Dros è entrato in camera da letto. Si è sdraiato davanti la porta del bagno, mi guarda. Lo sguardo triste. Devo entrare. Ric non è solo, ha me, ha bisogno che io gli stia vicino. Appena entro, la scena che ho davanti mi fa raggelare il sangue, pezzi di vetro circondano Ric che con le nocche grondanti di sangue fissa uno specchio ormai inesistente. Mi avvicino a lui, con lentezza. Lo prendo per mano, ne osservo le ferite. Ric mi volge uno sguardo, poi mi bacia. E' assente, il suo bacio è disperato, disordinato, rabbioso. Inizia a spogliarmi. Mi spinge sotto la doccia. Lo lascio fare. Lascio che mi prenda così, ne ha bisogno.

Siamo sul letto. Sto medicando, per quanto riesca, le ferite sulle mani del mio amore. Non ha ancora aperto bocca, ma il suo sguardo si è addolcito. Ora è calmo. Lasciare che mi prendesse con forza in bagno ha fatto sì che filtrasse in qualche modo la propria rabbia. "Ti ho fatto male? Perdonami". Risentire la sua voce mi fa quasi emozionare. Quanto mi è mancata. "Amore, no, non mi hai fatto male. Come stai?", gli chiedo indicandogli le ferite. "Adesso bene. Grazie". Mi avvicino ancora di più, lo bacio. Gli sposto una ciocca di capelli dalla fronte, poi sorrido, come a dirgli che è tutto ok. Mi sdraia sotto di se, stavolta è tutto molto più dolce. Tutto molto più delicato.

Sono sdraiata accanto all'uomo che amo, con la testa sul suo petto. "Rab, mi è arrivata una lettera dall'esercito. Ecco perchè sono andato da Evan stanotte. Sono furioso con me stesso. Ho già perso una persona che amo. Non voglio che succeda di nuovo". Non riesco a metabolizzare le sue parole. Mi ama? Non vuole perdere una persona che ama? Perchè questo rischio? "Non capisco". Mi volta, mi stringe la schiena al suo petto e poggia la testa nell'incavo del suo collo. "Afghanistan. La partenza è tra una settimana". Sento l'aria che mi manca. "P-p-per quanto tempo?". Mi stringe ancora di più, come se temesse che vada via. "Sei mesi". Calde lacrime iniziano a scendermi lungo le guance. Ric mi bacia il collo e mi accarezza dolcemente un braccio. "Piccola, andrà tutto bene. Tu ci stai? voglio dire, ci sarai ad aspettarmi?", sento paura nella sua voce. Timore. Teme che io lo lasci per via della lontananza. "Ci sarò sempre. Ric io ti amo". Lo sento avvicinarsi sempre di più, non me lo dirà, ma so che in cuor suo lo sente. Mi ama anche lui.

"Allora vai a vivere da lui?", la voce di Nat risuona in tutta la casa. Sono in cucina con Alex, mi guarda come a dire "sai com'è fatta Nat". "Nat, è solo per una settimana. Vogliamo goderci il tempo che abbiamo a disposizione". La sento dirigersi verso la cucina. "Beh, perchè io ti voglio ancora in casa con me piccola rossa atletica". A volte, la dolcezza di Nat mi toglie il fiato. "E io voglio vivere ancora con te diavoletta Natalia". Sarebbe bello vivere con Ric, ma ho ancora bisogno del mio spazio,della mia tranquillità. Mi sembra fin troppo presto andare a vivere definitivamente da lui e poi ho ancora bisogno di vivere con la mia migliore amica. "bene, allora ti concedo una settimana di fuoco e fiamme col tuo militare dagli occhi blu". Mi viene incontro e mi abbraccia. Mi convinco che andrà tutto bene. Ho le persone giuste accanto.



Negli occhi,nell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora