⇨ Capitolo 11 - Rachel.

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"Signorina Garcia." Arriccia il naso soddisfatta.

I due uomini che l'affiancano si accomodano intorno al lungo tavolo di vetro posto al centro della stanza.

"Prego, ci mostri la sua idea." Mi incita uno dei due.

Svogliatamente inizio a esporre il mio progetto ai clienti, aiutandomi con una lavagna multimediale posta alle mie spalle. Sembra interessare a tutti la mia proposta, tranne a quella bizzarra donna dai modi poco maturi che si sta mordendo le labbra da quando ho iniziato il discorso.

– Adesso anche le milf rimorchio? –

La ignoro spudoratamente.

"Ci sono domande?" Chiedo, infine.

"Io avrei una domanda."

– Non avevo dubbi. –

"In genere da dove trae ispirazione, Signorina Kinney?" Il suo tono di voce mi da sui nervi, ma devo mantenere una compostezza professionale.

"Vede, Signora Garcia..."

"Signorina." Mi interrompe.

"Sì, uhm... Ci sono tanti momenti della giornata in cui mi sento ispirata, ad esempio quando faccio jogging al parco e ho un momento per pensare. Nonostante ciò se non avessi molta fantasia come peculiarità non avrei mai scelto questo lavoro, non trova?" Il mio tono di voce è cinico, presuntuoso. Il mio capo si accorge del mio stato d'animo e sgrana appena gli occhi per rimproverarmi.

"Davvero impressionante." Si limita a rispondere Miss Garcia con una punta di malizia dipinta in volto.

"Bene, io andrei ad occuparmi di un altro prospetto, se non vi dispiace." Enuncio, aggiustandomi la cravatta blu un po' troppo stretta. Per l'occasione indosso uno smoking blu cobalto, perfettamente abbinato alla cravatta, e una camicia bianca classica. Erano settimane che non mi vestivo così. Ho l'aria di una persona rispettabile, autorevole e nessuno oserebbe nemmeno pensare a che tipo di vita conduco al di fuori dell'azienda.

"Aspetti, ci sono alcuni punti di cui vorrei discutere con lei."

"Mi dispiace Signora Garcia, il lavoro chiama." Fingo un sorriso per nascondere la mia irrefrenabile voglia di lasciare la stanza.

"Solo cinque minuti, dopo di che la lascerò andare." Mi guarda con un sopracciglio appena pronunciato. Il mio capo mi sta intimando di restare, lo noto con la coda dell'occhio. Lo fisso per alcuni istanti, poi sposto nuovamente l'attenzione sulla cliente.

"Altri come lei mi stanno aspettando e sono già in ritardo, quindi se vuole scusarmi." Proferisco prima di uscire dalla sala a passo deciso.

Terminata la seconda ed ultima presentazione della giornata, mi appresto a dirigermi verso l'atrio. Quando appoggio una mano sulla maniglia della porta principale, sento il mio nome riecheggiare nella stanza. Mi volto e trovo il mio capo a pochi centimetri.

"Rachel, che ti è saltato in mente con la Signora Garcia?"

"Le ho solo risposto a tono, Signor Johnson. Non mi servono favoretti sessuali per arrotondare lo stipendio." Sollevo un sopracciglio. Non ho timore di rispondere a tono e fuori dagli schemi, chi lavora con me ne è al corrente.

"Che ti succede? Sono settimane che sei più schiva del solito e vaghi per gli uffici come un'anima in pena. Spero non sia qualcosa di grave e che questo non si riversi sul lavoro. Sei il pezzo forte qui dentro."

"Non si preoccupi, niente che possa creare problemi. A domani." Aggiusto la giacca, cercando di coprirmi il più possibile e mi avvio verso il parcheggio senza far caso alla sua espressione o ad una possibile risposta. Il grigiore che mi ha svegliata questa mattina non ne vuole sapere di dissolversi. Sono costretta a precorrere un bel po' di metri prima di arrivare alla mia auto e nel frattempo inizio a pensare a cosa metterò sotto i denti per pranzo. Le mie ipotesi si ammutoliscono e il mio cuore perde un battito, non appena mi avvicino alla macchina. Sul ciglio opposto scorgo una ragazza alta, dai lunghi capelli dorati che si prepara a inserire delle monete nel parchimetro limitrofo al parcheggio. Rimango imbambolata per qualche istante, fino a quando non si volta e noto che non l'ho mai vista prima d'ora. Scuoto la testa, salgo in macchina e parto a tutta velocità. Voglio farmi un bagno caldo e restare a crogiolarmi per tutto il pomeriggio.

– Forse mi servirebbe una vacanza, lontano da qui. – penso.

Più mi avvicino alla mia abitazione, più un senso d'ansia si impossessa del mio stomaco e non trovo alcun modo di scacciarla. È come se sul mio petto gravasse un macigno.

Parcheggio l'auto in garage, certa di non doverla più utilizzare sino a domani. Quando entro in casa sono le 13.30, ma non sento affatto il bisogno di pranzare. Decido di soddisfare subito il mio desiderio, così mi spoglio velocemente e preparo l'acqua calda nella vasca. Quando mi immergo i miei sensi si inebriano e istintivamente le mie palpebre calano. Mi rilasso completamente, inspirando l'odore dei sali al bergamotto che si stanno sciogliendo intorno a me. Rimango stesa a mollo per un tempo incerto.

"Sono innamorata di te, Rachel fottuta Kinney e accetterò ogni tua condizione pur di poterti stare accanto."

"Meg, piccola Meg, il mio cuore è un pezzo di ghiaccio solido. Dubito fortemente che un giorno riuscirà a sciogliersi come tanto speri. Perciò ascoltami: non illuderti e viviti questa esperienza. Fra non molto ti stancherai, mi manderai a quel paese e ti rinchiuderai in te stessa; ti sentirai insicura, frustata, colma di ira ed odio verso l'amore, verso ogni singola persona che ti passerà affianco, verso di me. Ci diremo addio e prenderemo strade diverse. Andrà così e prima te ne farai una ragione meglio sarà."

-

"Faccio un salto al supermercato. Mi accompagni?"

"Non sai quanto vorrei, ma... devo assolutamente correre a casa. Stasera ho un appuntamento."

"Un appuntamento?"

"S-si, un vecchio compagno di liceo..."

-

"Abiti qui?"

"Proprio così. Abitiamo a pochi passi."

"...Magnifico!"

-

"...Hanna è stata la mia unica relazione seria. Ci siamo... amate per pochi mesi, ma è stato così intenso da avermi lasciato un vuoto incolmabile. Hanna aveva trovato qualcosa in me per cui lottare, non le importava delle male lingue o dei miei atteggiamenti. Al suo fianco sembravo un cagnolino calmo e mansueto, nonostante avrei spaccato la faccia a chiunque le avrebbe recato dolore. Mi sostituì con un ragazzo e non la vidi più. Poche settimane fa ho scoperto che se l'è sposato quello stronzo. Sei contenta, adesso?"

-

"Harold vorrebbe vederti."

"Vedere me?"

"Si. È da anni che spera di vedermi felicemente fidanzata con qualcuna, ma non gli ho mai dato questa soddisfazione."

La suoneria del telefono mi sveglia brutalmente. Sobbalzo, boccheggiando e cercando di non finire con la testa completamente sott'acqua. Allungo un braccio verso il telefono.

"P-pronto?"

"Rac? Stai bene?"

"Harold, sei tu... sì, stavo facendo un bagno." Passo i palmi delle mani sugli occhi, ancora un po' frastornata.

"Ti sei addormentata? Hai la voce impastata."

"No, scemo, non stavo dormendo." Mento.

"Non me la bevo. Tu non stai bene, Rachel. Sono giorni che non esci di casa, se non per lavoro, e quando ti cerco al cellulare in genere dormi. Stasera vieni con me a mangiare qualcosa in centro."

"Ma no Harold, davvero, sto bene."

"Voglio assicurarmi che tu stia almeno mangiando in quest'ultimo periodo." Afferma preoccupato.

"Si nonna, sto mangiando." Cerco di ironizzare, ma con scarsi risultati.

"Basta mentire, soprattutto con me. Ti conosco da troppo tempo. Ti aspetto alle otto da Travis." Prima ancora che possa replicare ha già staccato la chiamata.

Mi alzo dalla vasca e mi avvolgo in un asciugamano pulito. Rimango ferma immobile per qualche minuto, come se la sensazione di smarrimento non fosse ancora cessata del tutto. Sento la testa pesante e le guance avvampare, ma incolpo la temperatura dell'acqua. Mi imbatto nello specchio posto appena sopra il lavabo. Passo una mano sulla superficie per rimuovere la condensa creatasi a causa del tepore. I miei occhi sono gonfi e rossi.

– Colpa dei sali... – penso, ma avvicinandomi maggiormente noto che la lima inferiore sta trattenendo un paio di lacrime.

𝐈'𝐯𝐞 𝐟𝐚𝐥𝐥𝐞𝐧 𝐟𝐨𝐫 𝐲𝐨𝐮 ¦ Ruby Rose x Cara DelevingneWhere stories live. Discover now