Il contagio

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"Eravamo in quattro quel giorno. Heyst, Foster, Lewis, ed io.
In missione.
Avevamo captato un segnale d'emergenza.
'Controllo trasmissione. Mi ricevi, Lewis?' chiesi io.
'Non molto chiaro, Marlow, ma va bene.' rispose lui.
Prevedibile, con queste tute spaziali ingombranti il segnale è disturbato, mi dissi.
'Facciamo piano, voglio arrivarci tutta intera.' disse Foster.
'Se vuoi qualcosa di intero, Foster, ho qui quello che fa per te.' intervenne Heyst.
'Mi servirà un microscopio per trovarlo, Heyst.' ribattè sarcastica Foster.
Tutti ridacchiarono.
'Ok, piantatela. Concentratevi sul motivo per cui siamo qui. Non voglio errori.'
In quel momento il portellone si abbassò, e il vento bianco del pianeta iniziò ad entrare nella navicella.
Scendemmo, e ci si presentò davanti...
Beh, non si vedeva molto.
Si riusciva ad intuire un profilo roccioso ed aspro, caratterizzato da alture scoscese alternate a baratri e massi.
Il monotono colore grigio e la sabbia leggermente più chiara erano le uniche cose visibili, oltre alle ombre sfocate dei miei compagni.
Fortunatamente, grazie al mio apparecchio, riuscivamo a seguire il segnale e orientarci.
Marciammo sino ad un blocco di pietra che ci impediva il passaggio.
'Guarda queste formazioni rocciose. Strane.'
'Sono state segnate dalle intemperie. È il loro stato naturale.'
'Non c'è niente di naturale in questo posto.'
'Marlow, le cariche non ce la faranno stavolta.'
'Do un occhiata qui intorno, magari c'è un punto debole. Aspettatemi qui.'
Facendo una scaletta con i miei compagni, salii, e trovai un passaggio.
'Ho trovato un passaggio. Lo controllo.'
'E se non dovessi tornare?'
'Allora aspetterete di più.'
Quasi a conferma, poco dopo una scossa fece crollare lo stretto ponte di roccia su cui camminavo, facendomi imprecare.
'Marlow, Marlow! Tutto bene?'
'Si, sto bene. Ci è mancato poco, però. Non riuscirò a percorrere lo stesso tragitto per tornare indietro.'
'Cerca di stare attento, mi hai sentito?'
Periodicamente, continui tremori facevano traballare l'intero complesso di rocce.
Nonostante ciò, arrivai davanti ai miei compagni, e, dopo aver piazzato e fatto brillare l'esplosivo, così togliendo quel tanto fastidioso masso, mi riunii a loro.
Continuammo l'esplorazione, e, tutto d'un tratto, ci si piazzò davanti il gigantesco relitto di una nave, incagliata nel terreno, certamente in seguito ad una caduta terribile sul pianeta.
In quell'area il vento era diminuito, dandoci la possibilità di guardare con più chiarezza la scena di calma spettrale.
Quando entrai dentro la navetta, mi sembrò di catapultarmi dentro il corpo di qualche balena o capodoglio spaziale, in quanto tutto e per tutto li dentro poteva essere riferito ad una parte del loro corpo: il lunghi tubi, simili a vibrisse o grandi arterie, il sistema di sostegno, in tutto e per tutto uguale alla colonna vertebrale, i fori lasciati dalle porte mancanti, che ricordavano gli sfiati...
Arrivammo sino ad uno spazio aperto.
'Oddio...' esclamò Foster.
'Oh cazzo.' le fece eco Heyst.
Davanti a noi si apriva una visione a dir poco straordinariamente raccapricciante.
Un cadavere.
Non umano, di una specie non identificata.
La cassa toracica incredibilmente scheletrica, le mascelle che lasciavano intravedere le due file di denti, il cranio aperto a metà, con una lunga protuberanza nella parte inferiore.
Il tutto era incastonato in una specie di cabina.
'Attenti a quello che toccate, non voglio niente di danneggiato.' ribattei io.
'Da quanto tempo credete sia qui?'
'Che cos'è, una cabina?'
'Se è così, questa è una nave.'
'Ah, abbiamo trovato il nostro carico utile!'
'Ehi, silenzio!'
'Che c'è, rischiamo di svegliarlo? Ehi, scusa amico!'
'Basta! Stiamo perdendo tempo. Diamo un'occhiata.'
'Marlow, è... È una forma di vita.'
'Era una forma di vita. Ora è di nostra proprietà. Diritti di recupero.'
'Dobbiamo rivendicarne la proprietà prima che lo faccia qualcun altro.'
'L'Anesidora non è pronta per una cosa così grossa.'
'E allora prendiamo quello che possiamo e torniamo indietro. Date un'occhiata, vediamo che altro c'è.'
'Marlow? Abbiamo trovato qualcosa. Tracce.'
'Tracce?'
'Sembra che abbiano trascinato qualcosa. Ma c'è dell'altro. E non ti piacerà.'
Mi avvicinai, pensando che vista a distanza minore quella creatura defunta faceva ancora più schifo.
'Cos'è?'
'Le tracce portano qui.'
'Lo stesso nome che è sulla scatola nera.'
'Nostromo. Qualcun è già stato qui.'
'Forse hanno abbandonato la nave e sono atterrati qui.'
'Lo vedo. Cazzo.'
'Se sono arrivati qui prima di noi, perchè questo posto non è stato registrato?'
'Beh, se sono ancora vivi, diritti di recupero addio.'
Notai un buco nel terreno, e li per li mi sembrò l'entrata di servizio degli Inferi.
'Scopriamolo. Troverò il segnale e lo spegnerò. Non voglio che qualcun altro trovi questo posto. Foster? Heyst? Controllate la caverna qui sotto.'
Mi misi alla ricerca del menzionatissimo segnale.
Attraversando l'ennesimo corridoio riempito di polvere e rocce portate dal vento ostile del pianeta, mi accorsi che ad esse si andava via via aggiungendo una densa nebbiolina bianca: azoto liquido.
Almeno un segno di passaggio umano, mi dissi.
Iniziai a vedere dei fasci di luce chiara fendere la coltre.
'Meeks! Ho trovato il segnale!'
Esso era generato da un sofisticato congegno, dal quale uscivano quattro tubi, dall'ignoto contenuto.
Una luce blu creava una specie di orizzonte artificiale, che modificava la mia percezione dei colori, dando, grazie a tutto quel ciano, una parvenza di solennità e mistero al luogo.
Generava costanti pulsazioni elettromagnetiche, che deformavano regolarmente l'aria intorno a me in onde circolari.
Man mano che mi avvicinavo, la luce azzurra si faceva più intensa, sino a quando si creò una bolla che mi inglobò totalmente.
Davanti a me, incurante dei giochi di colori che si stavano manifestando intorno, si aprì un anello di metallo.
Esso all'interno conteneva un materiale a me sconosciuto, della consistenza e della densità dell'acqua ma gassoso, che risucchiava lentamente verso il suo centro a forma di chiave pentadodecagonale scintille e sprazzi azzurri.
Infilai la mano in quel liquido (era un liquido?) così particolare, che, dopo una pulsazione di luce candida e un suono lontanamente simile a quello di una bomba terremoto, iniziò ad affievolire la sua lucentezza, e spegnere il segnale.
'Non so cosa sia successo, credo che il segnale si sia interrotto', comunicai tempestivo.
'Marlow, vieni a vedere, è incredibile!'
'Sto arrivando.'
Tornai indietro, e aggianciai all'argano, al fine di scendere ed esplorare la caverna.
Man mano che scendevo, formazioni rocciose e non di ogni tipo, dalle stalattiti alle stalegmatiti X6, si presentavano con un cupo grigiore di contorno.
Ad un certo punto, il buco si aprì rivelando un immensa caverna, illuminata sempre dalla stessa macabra tonalità di blu, completamente ricoperta da formazioni che potevo paragonare a uova.
Arrivato con i piedi per terra, lo spettacolo era ancora più inquietante: una distesa sterminata di uova di colore verdognolo, alcune chiuse, invece altre semiaperte come fiori non del tutto sbocciati.
I miei compagni erano già in mezzo ad esse a studiarle.
Scesi anche io.
Proprio in quel momento, una di quelle cose si aprì con un suono a dir poco disgustoso.
All'interno era di colore rosa scuro, assomigliava ad un cucciolo di qualche specie.
Foster si avvicinò.
Allungo una mano per toccarlo.
In una frazione di secondo, un essere non paragonabile a nessun altro nell'intero sistema di Universi Quarkton, con decine di minuscole zampette e una coda si attaccò proprio all'altezza della faccia di Foster, noncurante del vetro della visiera spaziale...
Ed avvenne il contagio del Paziente Zero."

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