L'ambulatorio del San Cristobal, con o senza Kuhlman

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Proseguo nella mia ricerca, attraversando decine di stanza, una più desolata dell'altra.
Arrivo nella stanza A-26.
E la prima cosa che vedo sono due cadaveri.
Uno disteso sul lettino, con un buco che gli saetta attraverso il petto ed uno sguardo innaturale dipinto sul volto.
L'altro lo riconosco grazie alla targhetta.
Dr. Morley.
Disteso per terra, con il suo sangue che macchia le pareti circostanti, lo stomaco squarciato, il corpo competamente ricoperto di bava e succhi gastrici.
È in una posizione scomposta, come se fosse stato colto di sorpresa.
So chi è stato.
La creatura.
E il rilevatore me lo conferma.
Senti i suoi pesanti passi, all'interno dei condotti; purtroppo non riesco a distinguere se si trovi sopra di me, in una delle innumerevoli condotture che traforano Sevastopol, o se sia di fronte a me, separato da una misera porta che non può far altro che spalancarsi.
Prendo la tessera, e, con fin troppa paura, torno verso Kuhlman.
Arrivo da lui, e con tutta la mia frustrazione mi ci scaglio contro.
"Dannazione Kuhlman! Sapevi che quella cosa era lì!"
"Non dire così. Pensavo potesse essere lì, è diverso! Ora, dammi il codice."
"1702! Ok? Ora scendiamo all'ambulatorio!"

(RIPLEY CALMATI LO STAI AMMAZZANDO)

"Certo, certo. Una promessa è una promessa. Mi dispiace di averti messo in questa situazione. Passo nell'altra stanza per inserire il codice e preparare l'ascensore. Poi potremo usare la tessera d'accesso e farlo scendere."
Si alza a fatica e zoppica nell'altra stanza.
Lo seguo.
Sento i bip del computer in azione.
"Ecco. Raccolgo le mie cose e poi potremo andare."
Per caso, l'occhio mi cade sul rilevatore.
Segnala un pallino che si muove lentamente.
È Kuhlman.
Poi ne noto un altro, che corre verso di noi.
Si ferma dietro alla porta di fronte a Kuhlman.
Prima che possa avvertirlo, la porta si apre.
Ed esce, in tutta la sua imponenza e cattiveria, la creatura.
Kuhlman indietreggia pian piano.
La creatura lo afferra per le spalle.
Quindi lo porta nell'oscurità.
Tutto ciò che posso sentire è un urlo disumano, seguito dal verso dello Xenomorfo e il suono terrificante di un corpo trafitto.
Quello che riesco a dire è solamente un terrorizzato "Oddio...".
Scappo via, entro nell'ascensore e utilizzo la tessera d'accesso per poterlo attivare.
Arrivo al piano di sotto, e subito provo un brivido alla schiena.
Forse è colpa delle camere criogeniche semiaperte.
Ma credo che sia per i cadaveri infilati in lunghi sacchi neri, ordinatamente posti uno dietro l'altro.
Continuo a perlustrare il luogo, nella speranza di trovare un kit di primo soccorso per Taylor e filarmela il prima possibile, cercando di non essere squartata.
Ovviamente, non posso entrare nelle camere, la temperatura è talmente vicina allo zero assoluto che mi congelerebbe all'istante.
Decido di entrare nella sala di controllo, al fine di poter alzare la temperatura con gli stabilizzatori.
La porta, però, è bloccata da una specie di bastone.
Mi avvicino, e mi accorgo che si tratta di un tonfa elettrico.
Lo estraggo, producendo una marea di scintille, e penso che mi sarà utile in caso di collutazione con altri umani.
Lo batto nella mano come una mazza da baseball.

(-Ripley, la stupida ragazza orfana con la polmonite, ha appena sfasciato la sua mazza da baseball sulla testa di cazzo che ti ritrovi.
-RIPLEY ZITTA! NON PEGGIORARE LA TUA SITUAZIONE!
-Samuels credimi...

Credimi

Credimi











Credimi)

Entro nella stanza ed accedo all'ennesimo terminale.
C'è menzionato qualcosa, a proposito di una certa Lingard, un ufficiale medico superiore.
A proposito di una mancata quarantena.
Inoltre capisco che per trovare il kit medico devo entrare nelle camere criogeniche, e per resistere alla temperatura estrema devo attivare le bombole di idrogeno.
Con la stanza alla mia sinistra fare ciò è possibile, ma nella destra manca una bombola.
Accendo il sistema, e cerco la tanica mancante all'interno della camera sinistra.
Appena entro, il freddo e alcuni sacchi di cadaveri mi accolgono, accompagnati da una glaciale luce azzurina e una densa nebbia.
Trovo la bombola mancante, e, dopo essere tornata nella stanza di controllo a riattivare il sitema, mi dirigo verso la camera mortuaria destra.
Non trovo il medikit che cercavo, ma in compenso, attraverso il sistema di ricablaggio, attivo un condotto che spero mi porti dai medicinali.
E lontano dai guai.
Comunico a Samuels la mia curiosità, e gli dico che vado in cerca di altre informazioni.
Lui acconsente, ma mi chiede di fare in fretta.
Uso il condotto, e torno nel centro medico.
È tutto buio, fino a quando una luce si accende, ed illumina uno spettacolo che avrei volentieri fatto a meno di contemplare: un altro cadavere squarciato.
Proseguo, fino a dei coni lasciati vicini ad un tubo semidistrutto.
Senza farmi troppi problemi, mi accingo a passare, quando una fiammata micidiale, proiettata dal cilindro difettoso, mi fa cambiare idea.
"Cazzo!!" urlo io, sicura che il rumore dell'esplosione ha attirato l'attenzione dell'alieno.
Mi nascondo, in attesa che arrivi.
Infatti, poco dopo, sento il suo verso gorgheggiante.
In breve l'intera area si riempe di fumo, e la fiammata non accenna a diminuire.
Assicurandomi che la porta a tenuta stagna sia bloccata e che non ci siano condotture o buchi che colleghino questa stanza all'esterno, analizzo il terminale della stanza in cui mi sono rifugiata, nell'attesa che Alien se ne vada e nella speranza che venga bruciato da quella stessa fiammata.
Trovo il messaggio di Lingard, la "donna dal mancato contenimento".
Parla di certe costrizioni che ha subito riguardo a una sua paziente.
E di qualche ferita riportata dalla stessa dopo l'attacco di un non meglio identificato parassita.
Il segnale è molto disturbato.
Ma capisco che la donna è sul punto di scoppiare in lacrime.
Alla fine si scusa, dicendo che non poteva sapere cosa sarebbe successo dopo...
La mia curiosità non viene placata, ma decido di tenerla a bada per tornare alla ricerca dei medicinali; osservo che il video, e noto che sullo sfondo appargono numerose scorte mediche, impilate una sopra l'altra.
Controllo il luogo di registrazione: Sala Studio Androidi.
Grazie, geolocalizzazione.
Quindi realizzo.
Sala Studio Androidi, proprio la stanza dopo la tubatura in fiamme.
Devo farmi il giro dell'intero piano.
Con l'alieno in piena libertà sulla stazione.
Ma bene.
Alternando nascondino e girotondo, riesco a fare tutto il giro sotto gli occhi piccoli e semichiusi della creatura che mi cerca.
Arrivo alla porta che conduce alla sala, ma mi serve una tessera d'accesso.
Mi metto in cerca anche di quest'ultima, ed intanto riesco a chiudere le valvole d'emergenza così fermando l'incendio.
Trovo la tessera, e la utilizzo.
Apro la porta, e la prima cosa che vedo è un cadavere, sistemato su una sedia a rotelle.
Confortante.
L'elettricità va e viene, seguita da brutti cigolii, tonfi pesanti e scosse di assestamento.
"Qui è un inferno, Samuels..." dico io tristemente, pur sapendo che il mio amico non è capace di rispondere razionalmente a parole come queste.
Non mi sorprende che abbiano isolato tutto il centro medico.
Giungo nella stanza in teoria munita dei medicinali, dove un altro corpo morto trafitto, stavolta femminile, mi avverte della mia terribile sorte se incontrassi la creatura.
Trovo il kit medico, e tiro un respiro di sollievo.
"Samuels, ho i medicinali."
"Siamo alla stazione delle navette fuori dalla reception del centro medico. Ripley, abbiamo sentito degli spari... Li avrà sentiti anche quella bestia."
Torno indietro, e avverto delle voci umane.
Qualche sopravvissuto ostile che purtroppo non resisterà ancora per molto.
Li ignoro e procedo sino alla porta che dovrebbe condurmi alla stazione, ma mi rendo conto che è bloccata.
"Non c'è via d'uscita dalla reception, non posso uscire."
"È l'unico modo per arrivarci. Ripley, è un ospedale pubblico, ci sarà una procedura di evacuazione." mi suggerisce Samuels.
Sento dei familiari passi, e mi nascondo sotto di una barella.
Lo vedo passare davanti a me, per poi infilarsi dentro ad una condottura.
Devo andare dalla parte opposta dell'ospedale senza farmi sorprendere.
Uffa, riuscirò mai a tornare sulla Terra viva e vegeta?
Qua tutto è un'incertezza, non so mai se il mio piano andrà a buon fine, date le centinaia di variabili che possono influire su di esso.
Fra queste, un corpo estraneo alto 3 metri, estremamente sensibile e potente.
Mentre vado verso la Centrale Elettrica, noto che il rilevatore non segnala nessuna presenza.
E questo mi inquieta parecchio.
Entro nella stanza, è grande per essere - in sostanza - un accumulatore di tensione.
Noto un altro defunto, che come me avrà provato a scappare da qui, senza riuscirci.
Attivo il primo generatore, e mentre accendo il secondo, vedo con piacere uno dei miei amici androidi sbucare da una camera di riposo.
Indovina chi l'ha scosso dal suo torpore?
La sottoscritta.
Ottimo.
Sorveglia avanti e indietro il terminale, sono costretta a ingaggiare una battaglia.
Inizio a sparargli, mentre lui avanza verso di me con le sue frasi registrate come "Questo non era necessario.", "Lei non dovrebbe trovarsi qui." o anche "Non c'è bisogano di fare così.",  con le sue mani pronte a strangolarmi.
Esaurisco tutti i proiettili, ma almeno riesco a stenderlo.
Ho paura di aver attirato la creatura con gli spari...
Mi dirigo verso il computer e avvio la procedura di evacuazione.
La corrente salta, e subito un allarme inizia a suonare, in comunione alle luci stroboscopiche che mi rintronano notevolmente.
"Via libera, Ripley. Sbrigati." mi dice Samuels via radio.
Dal condotto sul soffitto vedo uscire della bava.
Qualcuno ce la deve aver messa.
Evitando tutti i condotti sul soffitto, dai quali continuano a colare ingenti quantità di saliva, riesco ad arrivare alla porta precedentemente bloccata.
La apro, è l'anticamera della stazione.
Faccio per attraversarla.
Quando la creatura piomba davanti a me, ruggendo e sibilando.
Si avvicina sempre di più, mentre io indietreggio urlando.
Ad un certo punto dei riflettori si accendono di loro spontanea volontà, e sento dei "bip" sempre più ravvicinati.
Li ignoro, pensando di essere spacciata...

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