Capitolo Sessantesimo

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Vado a prendere mio padre all'aeroporto il giorno successivo. Sono felice che abbia mantenuto la promessa e sia riuscito a venire.

Non c'è nessuna scena da film in cui noi due ci vediamo da lontano e corriamo fino a raggiungerci (magari a rallentatore) per poi stare abbracciati per venti minuti, magari piangendo.

In realtà, lo vedo comparire tra la folla quando ormai è a qualche metro da me. Lui mi sta già guardando, sorridendomi in modo rassicurante, ed io faccio lo stesso. Ha più rughe di quanto mi ricordi, ma complessivamente è lo stesso.

Quando finalmente mi raggiunge, dico "Ciao, papà" e mi sporgo per abbracciarlo. Lui ricambia con un solo braccio (con l'altro tiene la valigia), ma sento lo stesso tutto l'affetto che vuole trasmettermi. Odoro il suo profumo e sorrido. È lo stesso profumo che sentivo da piccola quando lui mi coccolava, e mi fa sentire a casa.

"Ciao, Momi" mi saluta, utilizzando ancora una volta il mio nomignolo. Scioglie l'abbraccio e torna a sorridermi, facendo però scorrere lo sguardo su tutto il mio corpo. Non con malizia, certo, ma con curiosità.

"Santo cielo, sei una donna adesso. Sembri molto più adulta di due anni fa" commenta lui.

"Beh, ne sono felice" rispondo, mentre cominciamo ad incamminarci verso l'uscita dell'aeroporto. "Sono cresciuta molto in questi mesi."

Ed è vero. Non sono più quella ragazzina che sclera per i suoi idoli e che ha bisogno che tutto sia sotto il suo controllo per stare bene. Sono una donna che ama il suo ragazzo con tutto il cuore e che si accontenta di essere felice a modo suo. Il controllo lo lascio agli altri.

"Immagino che abitare in una nuova città abbia velocizzato il processo" dice, ed io mi limito ad annuire. "Come mai ti sei trasferita qui?"

"Lo sai, papà, è sempre stato il mio sogno. E si è realizzato quando ho fatto richiesta al lavoro di essere trasferita qui."

L'espressione di mio padre si fa improvvisamente fredda. "Lavori ancora per quell'azienda?" sputa, con evidente disprezzo vero l'Immidian.

"No. Sono disoccupata da tre settimane" rispondo, con un po' di amarezza. Non perché io mi sia pentita della mia scelta, anzi, ma perché sono un po' delusa dal comportamento di mio padre.

"Davvero? Ti hanno licenziata?" chiede curioso, mentre la sua espressione si distende.

"In realtà me ne sono andata io. Ho avuto delle, diciamo, incomprensioni con un mio collega" cerco di spiegare, anche se dire di avere delle 'incomprensioni' è molto distante dal vero rapporto che abbiamo io e Sparks.

Mio padre lascia cadere la conversazione e rimaniamo in silenzio finché non arriviamo alla mia auto, nel parcheggio dell'aeroporto.

"È la mia" annuncio, indicandola. La apro con il comando a distanza ed entro al posto del conducente, mentre mio padre fa il giro per accomodarsi accanto a me.

"Bella macchina" dichiara mentre metto in moto, anche se non è tanto un complimento quanto un modo per riprendere a conversare.

"È carina" ammetto. "Peccato che non sia del tutto mia. La condivido coi miei due coinquilini, Laura e Andrea."

"Me li farai conoscere?"

Sorrido, non alzando lo sguardo dalla strada davanti a noi. "Certo. Sono sicura che ti piaceranno, sono molto simpatici" rispondo, poi mi rattristo un po'. "Mi dispiace che tu debba dormire in hotel, papà. Vorrei tanto ospitarti, ma non abbiamo un altro letto."

"Oh, non preoccuparti!" fa mio padre, ed agita una mano come a dire che non è nulla. "Non dormo in un hotel dall'ultima volta che siamo andati a Disneyland Paris. Sono emozionato all'idea di rifarlo!"

Goodbye Lullaby || Harry Styles [TERMINATA] Where stories live. Discover now