2 - Twerkare su Beethoven

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«È tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.»
— Shakespeare, Otello


Scarto il mio lecca-lecca e appallottolo la plastica, per poi infilarla dentro la tasca posteriore dei jeans. Gli do un assaggio e chiudo gli occhi per il piacere. Panna e fragola, il mio preferito. La mia passione per i lecca-lecca è nata quando avevo otto anni. Ne consumo una quantità spropositata, e i rimproveri di mio padre non sono mai serviti a farmi smettere.

Mentre avanziamo per il corridoio del dormitorio, circondati da studenti che vanno e vengono, con scatoloni e valigie, Keelan mi lancia occhiate impassibili. I suoi occhi scivolano sulla mia bocca che risucchia la caramella rosa e bianca, e il suo sopracciglio scatta verso l'alto.

«Cosa c'è?» lo incalzo. «Mai visto un lecca-lecca?»

Si stringe nelle spalle, ma il movimento è impercettibile. «Non me ne hanno mai fatto mangiare uno. Le caramelle rovinano i denti.»

Me lo tolgo dalla bocca e glielo porgo. «Vuoi assaggiare?»

Posso notare Ashton trasalire e poi irrigidirsi. Si volta in direzione del principe. «Sono proprio euforico!» esclama e giocherella con il mazzo di chiavi della nostra camera. Ce ne sono tre uguali, una per ciascuno. «Keelan, lei non lo è?»

Il principe Hemmings annuisce, senza scomporre troppo il suo portamento elegante e regale. «Provo una certa curiosità nel vedere dove dimorate voi studenti, a dir la verità.» Cammina meglio di un modello, e le sue gambe sono così lunghe che ogni suo passo equivale a tre dei miei.

«Non ti aspettare chissà cosa, Kelly,» lo avverto. «È già molto se abbiamo un rotolo di carta igienica in bagno. In genere dobbiamo rubare fazzoletti dalla caffetteria. E sono piuttosto duri.»

Ashton impallidisce e rallenta, portandosi una mano al cuore. «Scarlett, non puoi chiamarlo Kelly e devi dargli del lei,» sibila con un sorriso innaturale e forzato. Mio fratello è un campione nel rivolgermi questo tipo di sorriso.

«E come dovrei chiamarlo? Sua Maestà? Sua Altezza?» Punto gli occhi su Keelan, e mi porto una mano in fronte, come quando cerchi di vedere qualcosa che è troppo in alto. «In effetti Sua Altezza è azzeccato.»

Ashton mi dà una spinta, piombandomi alle spalle senza lasciare al principe il tempo di rispondere. Colta di sorpresa, il colpo mi fa arrivare di faccia contro la porta.

«Principe Keelan, la prego di ascoltare questo mio consiglio,» sta dicendo Ash, mentre mi massaggio la fronte. «Ciò che dice Scarlett, nel novantanove percento dei casi, va ignorato. Mi creda. È un po' rozza e cafona, ma se finge di non sentirla, starà meglio.»

Io? Rozza? Cafona? Sono così offesa che non mi esce alcun suono dalla bocca. Anche perché il mio cervello sta formulando una serie di insulti che non aiuterebbero la mia posizione già disastrosa.

Sua Altezza scuote la testa. «Non fa niente.» Poi si rivolge a me con un sorriso gentile. «Però, signorina, la prego di non abbreviare il mio nome in Kelly. La mia famiglia non apprezzerebbe.»

Strappo le chiavi dalle mani di Ashton e ne prendo una copia tutta mia. La infilo nella serratura e con due giri secchi spalanco la porta. Il mio umore non potrebbe scendere più in basso di così. Era già difficile stare dietro a mio fratello e alla sua mania del controllo, l'ultima cosa che mi serviva era un principe snob alto quanto un lampione.

«Attento a non sbattere la testa sul soffitto, principino,» lo prendo in giro, entrando per prima.

Keelan sorride. «Oh, no, non si preoccupi. Non c'è pericolo. Ma grazie per l'interessamento.»

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