Capitolo 2

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"Oh, scusami tanto. Non ti avevo vista." Quella voce. L'ochetta è nelle vicinanze. Oh. Forse è proprio davanti a me. Perdonatemi, ma con un liquido nero che ti entra negli occhi non è facile capire ciò  che sta succedendo. Fortuna che le orecchi mi funzionano bene ed ho saputo riconoscere quella figlia di buona donna di Jessie Forg. 

"Oh, davvero?" domando in modo ironico.

"Già, mi dispiace tantissimo. "dice con la sua voce da oca mentre ridacchia. Oh, Fanculo.
Corro in bagno cercando di non arrabbiarmi e mi asciugo con un asciugamano che la gentilissima (si fa per dire) bidella mi ha prestato. Conoscendo le persone che esistono in questa scuola, mi sono preparata e ho messo dei vestiti di riserva nell’armadietto. Li prendo e mi cambio mentre faccio dei lunghi respiri.

Entro in classe 30 minuti dopo l'inizio. Apro la porta e dietro la cattedra c’era uno dei miei professori preferiti.
"Salve signorina. Di nuovo in ritardo eh?" Non rispondo.

"Il gatto le ha mangiato la lingua per caso?" il professor Set. È proprio un gran simpaticone in due casi: se hai un papà politico o se sei una ragazza minorenne con una quinta. Inutile dire che non appartengo a nessuna delle due categorie.

"Preferisco non parlare" dissi quasi a bassa voce lanciando un'occhiata di fuoco a Jessie.

"Sa, non volevo mettergliela la nota, ma mi sta costringendo signorina."

"Oh, una nota. Una nota, eh? In questo momento avere uno stupido rapporto sul fatto che sia entrata trenta minuti dopo l’inizio è l’ultimo dei miei problemi." Oh, wow. Certe volte mi diverto, lo ammetto.

"Non usi quel tono con me! Sono il tuo professore, va' fuori! Fuori! E ti prendi anche questa tua amata nota!” disse il prof. con la faccia rossa per la rabbia. Ahah. Davvero divertente.

"Con immenso piacere" dissi uscendo dall'aula e sbattendomi la porta dietro.
Prendo le mie amate cuffiette e alzo il volume al massimo. Parte Change my mind.
Resto fuori fino al suono della campanella, la quale segnava la fine dell’ora del professor Set. Rientro senza guardarlo minimamente e mi dirigo al mio posto.

"Skye tutto bene?" mi chiede Simon. Certe volte mi fa davvero morire dal ridere. Sto benissimo, Simon, non vedi? Ma non posso prendermela con lui, lui non c’entra assolutamente niente con i miei casini.

Sospiro. "Sì"

"C'è qualcosa che posso fare per te?" Era davvero preoccupato? Lo era, sì. Ma non poteva fare molto per me.

"No, Simon, davvero. Sto bene. Non preoccuparti" Dissi, cercando di essere il più convincente possibile. Fu inutile, dato che mi guardava ancora con uno sguardo preoccupato. Tiro un sospiro. "Simon, davvero, non ti preoccupare. Sto bene, sul serio."

Finalmente finisce quell'inferno di una scuola e torno all'orfanatrofio con Simon e Chuck.
Inizio a fare i miei compiti assieme a Simon e, senza rendercene conto, si fanno le sei di pomeriggio. Le visite sono iniziate.

Quando iniziano le visite, solitamente ci nascondiamo per non farci vedere mentre Karen si occupa di parlare con quelle persone. Siamo tutti nella stanza di Chuck e Joseph a parlare. Potrebbe essere l'ultima volta che parlo con loro.

"Simon, Skye scendete un attimo" la signora Karen ci sta chiamando. Non so se è un buon segno. Io e Simon ci guardiamo e iniziamo a scendere le scale. Troviamo la signora Karen parlare con un uomo e una donna, avranno una trentina d'anni ciascuno. Lui, capelli castani e occhi nocciola. Lei, capelli raccolti in una coda, biondi e occhi verdi.

"Ragazzi, loro sono il signor Ian Sanders e la signora Jennifer Smith. Vorrebbero adottare un ragazzo o una ragazza della vostra età." Ci stringono la mano ad entrambi. Sembra che non riescano a smettere di sorridere.

"Lei è Skye Andrew, 16 anni, abbastanza brava a scuola. È qui da sei anni ormai. È stata già adottata da una famiglia, i Gift. Ma le cose si sono complicate ed è dovuta tornare qui." Spiega la signora Karen con un sorriso gentile sul volto.

"Skye Andrew? Quella Skye?" Abbasso la testa verso le mie scarpe, Simon mi mette un braccio attorno alle spalle e mi sorride.

"Sì." sussurro.

Adesso non mi adotteranno e io dovrò vivere per sempre qui dentro. Uff, sono troppo pessimista, vero? Lo so, lo so. Me lo dicono in molti. E per molti intendo Simon.

"Lui è Simon, 16 anni, bravissimo in matematica e nelle materie scientifiche in generale. È qui da quando aveva 3 anni."

Lo guardavano interessato. Bene.
L’uomo si alza insieme alla moglie che prende la borsa. Nonostante stiano entrambi sorridendo, non riesco a decifrare che cosa hanno in mente. Sono contenti? Sono interessati? Non è una casa d’aste, Skye. È vero, è vero, perdonatemi.

"Torneremo domani per dirvi la nostra decisione." Detto questo uscirono. Io e Simon andiamo in camera sua a discutere di ciò che è accaduto.
Sospirai rumorosamente.

"Simon ma hai visto?" dissi mettendo pausa a FIFA.

"Che cosa?” chiede mentre mangia un biscotto.

"Hai visto che faccia ha fatto quello quando Karen gli ha detto chi ero? E se nessuno mi adotterà per quello che è successo?” Simon scoppia a ridere. Avrei riso anch’io, se fosse stata una battuta. Ma forse pensavo davvero ciò che avevo detto.

"Simon... dico sul serio..." lui blocca la sua risata. Finisce di mangiare il suo biscotto e mi mette le mani sulle spalle, guardandomi negli occhi.

"Skye, ascolta. Tutti abbiamo una famiglia da qualche parte. Devi solo essere paziente."

"Sì, ma io non ce l'ho una famiglia, Simon." Dico mettendogli le mani sulle braccia, così da togliermi le sue mani dalle spalle.

"Oh, Skye. Non affrettare le cose. Non è che non hai una famiglia, non hai ancora una famiglia. Aspetta, aspetta e vedrai che la tua famiglia sarà la più bella di sempre!" disse mostrandomi uno dei suoi sorrisi più belli.

"Quindi devo solo essere paziente?" Siamo davvero sicuri che funzioni così? Cioè, uno non ha una famiglia, quindi aspetta e gli arriva dritto a casa? Non lo so, non sono tanto convinta.

"Esatto." Sospiro. Tolgo pausa al gioco e continuiamo a giocare indisturbati.

-IL GIORNO DOPO-

Sono le 6 del pomeriggio, a scuola è andata male come sempre. Almeno però sono stata interrogata a letteratura italiana e ho preso 8.

Suona il campanello e Karen va ad aprire. Saranno arrivati? Chissà che cos’avranno deciso…

"Oh, salve. Prego accomodatevi." Dice Karen.

"Skye forse è meglio se andiamo di là per sapere la loro decisione." Dice Simon con un sorriso, come dire… nervoso? Sì, forse anche lui era un po’ nervoso.

"Oh, certo Simon..." andiamo nel soggiorno.

"Allora, arriviamo subito al punto. Abbiamo deciso chi prendere." Inizia Ian. Uh, che ansia.

#Spazio Me.

Genteeeeeeeee. Vi lascio con una suspense. Non uccidetemi please. Non so quando aggiornerò, presto credo. Ci si senteee


-spazio me 2020
Bellino eh? Sto davvero cercando di aggiustarlo il più possibile, purtroppo in molte parti la trama può sembrare stupida ma ehi! Ricordatevi che avevo solo 12 anni quando ho ideato questa storiella.

Family ||One Direction||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora