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Quel giorno il sole scottava così tanto,che ogni singola goccia di sudore che scorreva giu per il mio corpo,evaporava.
No sul serio,il caldo era così forte da essere snervante.
Era persino difficile stringere il volante della mia auto,sentivo le mani bruciare.
Per un attimo mi sembrò di avere un flashback,quando da piccola guardavo fuori dal finestrino dal auto dei miei genitori.
Il forte desiderio di scappare via,di condurre una vita solo mia,era già persistente..eppure avevo a malapena sei anni.
L emozione per il trasferimento era a mille,così come i miei sogni erano riposti in quel luogo. "Il winter park".
Il ricordo di quando sentii per la prima volta il nome di quel luogo era ancora nitido.
Era passato circa un anno,mi trovavo alle università e stavo optando se continuare gli studi,oppure lasciare tutto e gettarmi a capofitto in una pazzia,un avventura.
Il professore ci descrisse di come fosse spettacolare vivere li,in quel quartiere, allora feci una ricerca.
Il Winter Park si trovava in Florida,lontano dai miei genitori e dal mio ex.
Optai per la pazzia,e dopo molti sacrifici..sia economici sia emotivi,riuscii a realizzare il mio sogno.

Parcheggiai l auto con sollievo,interrompendo i miei numerosi pensieri.
Ero arrivata alla mia "casa dolce casa".
Il quartiere era decisamente carino...la casetta con il giardino ,sia avanti che dietro, era sempre stata una dei miei sogni nel cassetto.
Una schiera di casette tutte uguali,di giardini con bambini e giostre,rendeva l atmosfera quasi paradisiaca.
Scesi dalla macchina e raggiunsi l entrata di casa,tutto era stato sistemato dagli addetti al trasferimento.
Sospirai prima di girare le chiavi nella serratura della mia casa.
Aprii la porta e osservai.

Mi sento finalmente libera e indipendente

Pensai, guardandomi intorno incuriosita.
Sospirai sollevata dal fresco che regnava nel corridoio,finalmente ero al riparo da quel caldo agonizzante.
La casetta era piccola,composta da un lungo corridoio,una cucina e un salone,un bagno con vasca, e una camera da letto.
Avevo tutto quello che potesse servirmi.

Mi squillò il cellulare.
Era un messaggio su wathsapp. Era Josh. Era il mio ex.
La frenesia lasciò spazio allo sconforto.
Decisi di non visualizzare nemmeno.
Ero cosciente di essere crudele,dopotutto avevamo condiviso tre anni di fidanzamento,ma non saprei davvero come poterlo spiegare..in tre anni credevo che i miei sentimenti fossero veritieri ma..non avevano qualcosa...mancava qualcosa.
La nostra vita insieme era sempre stata trafitta da bugie,tradimenti e incomprensioni.
Mi sentivo di fingere,io fingevo di stare bene,di amarlo. Ero così stanca di dover fingere,di dover mentire a me stessa.
Lui forse aveva compreso che me ne sarei andata via al più presto.
Mi rubò la verginità brutalmente,con fare possessivo. Rimasi turbata,spiazzata. Ma decisi che quei sentimenti non erano altro che amore.
Bugie,ancora bugie.
Quando comunicai a Josh le mie intenzioni di partire lui mi scrutò con i suoi occhi marrone scuro.
Rimanemmo per un istante immobili,come bloccati da qualcosa di invisibile.
Inutile dire che appena apprese che la notizia che mi trasferivo in Florida era vera,mi implorò di non partire.
Aveva anche lui ben capito che,una volta andata via,la mia vita sarebbe cambiata definitivamente.
Ma avevo fatto la mia scelta,volevo finalmente diventare qualcuno,e non essere come mia madre "allegra serva del marito iper maschilista"
Nha non era quella la vita per me.
Il solo pensiero di mio padre mi irritava.
In egual modo provavo tale irritazione a ripensare a Josh e al modo in cui fui costretta a lasciarlo.

Scossi la testa e ritornai in me.
Decisi di occuparmi prima della camera da letto,così salii le scale e portai con me le valige.
Svuotai le due valige ,contenenti solo e unicamente vestiti,sul letto e sistemai tutto con precisione nel armadio in legno antico.
Ripensai per un secondo alla curiosità e allo sconforto che mi aveva invaso prima,quando mi squillò il cellulare.
Ripresi il telefonino.

<hey so che ormai sei in Florida..volevo sapere se stavi bene>

Era il messaggio di Josh.
Lo avevo lasciato e lui riusciva a essere ancora tanto dolce,mi sentivo da schifo.
<sto bene,Josh sei un bravo ragazzo,dimenticati di me per favore>
La mia era davvero una supplica,non sarei tornata da lui,semplicemente non volevo. Avrebbe potuto perdere tutto il tempo di questo mondo a corrermi dietro ma non sarebbe mai cambiato nulla.
Disattivai internet.
Si erano fatte appena le due di pomeriggio,e ancora non avevo cucinato.
Su forza
Dissi tra me e me.
Scesi di corsa le scale sorridendo beatamente,l emozione di libertà e gioia per una nuova vita (la mia vita) mi invadeva l anima.
Mentre varcavo la porta per la cucina sentii un rumore provenire fuori casa.
Quel suono così forte mi fece sobbalzare,e preoccupata mi precipitai alla porta d ingresso.
Corsi fuori di casa per capire cosa stesse accadendo.
Una ragazza giaceva accanto ad un auto.
Aveva i capelli corti e blu ,indossava una canotta nera con dei jeans strappati ed era coperta di tatuaggi sulle braccia.
La ragazza misteriosa stava imprecando accanto una Fiat bianca.
Cazzo!
pensai.
La Fiat è mia!
Corsi fuori sudando freddo.
Era l auto che avevo comprato dopo anni di sforzi lavorativi,se si fosse rotta avrei buttato al diavolo un anno di liceo da cui dovetti ritirarmi.
<cosa cazzo è successo?>
Una macchina,forse una Panda,grigia aveva tamponato la mia auto.
La ragazza dai capelli blu mi guardò adirata <è tua quest'auto di merda?!> Urló stringendo i pugni.
<è mia> dissi io controllando il retro dell auto molto preoccupata.
<ma come cazzo hai fatto a non vederla?>
dissi io tranquillizzandomi dal fatto che vi erano appena due graffi.
<io..io..> balbettò la ragazza guardandomi improvvisamente risentita.
La guardai,aveva gli occhi rossi.
Marijuana
sospirai.
<quante?> dissi io scuotendo la testa.
Lei rimase per un attimo di sasso.            <come scusa?>rispose incredula e infastidita.
Era ovvio che fosse sotto effetto di qualche droga leggera.
<quante canne> ripetei io andando dritta al punto.
Lei si mise a ridere <cazzi tuoi?> mi rispose dopo la fragorosa risata stizzita.
<dal momento che hai tamponato la mia auto,vorrei almeno capire se sei ceca o sei fatta> risposi irritata torturandomi una ciocca di capelli biondi.
Mi guardò e dopo sembrò al quanto in imbarazzo <mi stavo divertendo,e beh ho esagerato> rispose sorridendo appena,si allontanò dal auto e si grattò la testa con imbarazzo.
Quindi si,era fatta.
Sbuffai e decisi di chiudere li la chiacchierata,non avevo voglia e poi avevo ben di meglio da fare.
Entrai in auto e parcheggiai più avanti,infine uscii e tornai a casa non rivolgendo più ne la parola n'è uno sguardo a quella ragazza così stramba.
Chiusa la porta di casa mi concentrai su un nuovo obbiettivo.
Mangiare.
Ma purtroppo per me, nemmeno venti minuti dopo,qualcuno bussò alla porta.
Guardai dallo spioncino ed era lei.
La ragazza stramba dai capelli blu.
Aprii la porta a malavoglia.
<ti serve qualcosa?> domandai seccata.
<sono la tua vicina di casa,mi chiamo Margo> disse sorridendo e mi fece cenno alla casa di fianco alla mia <mi spiace per averti dato un benvenuto nel vicinato così caotico> disse poggiando le mani sul muro di casa.

Caotico?

<Caotico? Ti sei resa conto che hai tamponato la mia auto perché eri troppo presa a "divertirti"?>
Margo alzò gli occhi al cielo e svelò un sorrisino furbo dalle sue labbra rosee.
Non mi rispose.
<mi chiamo Alice> sbuffai infine.
Stavo per chiudere la porta ma lei mi bloccò,mettendo il piede tra l uscio e la porta, e ciò non mi permise di chiudere.
La guardai torba.
Lei sorrise e sentii il mio cuore perdere un battito.
<allora...cosa ti porta nel quartiere più omosessuale di tutta la Florida?>

Sussurrò Margo con voce suadente.

Carezze sulle Ferite {In Revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora