Prologo

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LILAH

"Lilah, muoviti non vorrai mica fare tardi" sentii strillare mia madre dalla cucina.

Improvvisamente mi resi conto che la mia "pausa TikTok" stava decisamente durando troppo e se non avessi iniziato a prepararmi subito non sarei mai e dico mai arrivata in tempo all'allenamento.

"Si mamma sono praticamente pronta" mentii.

Ormai facevo pattinaggio da dodici anni, imparai a pattinare ancor prima di saper scrivere e da quello che ricordo non ho mai saltato un allenamento se non perché stessi davvero male, mia madre Madison Montclair pensava di avermi spianato la strada data la sua fama in questo in mondo.

"Lilah Ashford, figlia della sedici volte campionessa del mondo di pattinaggio artistico Madison Montclair fa il suo ingresso ai campionati nazionali, sarà all'altezza della madre?"

La verità è che essere sua figlia mi ha semplicemente ostacolata perché mi sono dovuta fare un culo cento volte maggiore rispetto alle mie altre compagne per dimostrare che ero davvero brava.

Controllo l'ora sul mio telefono e dopo quindici minuti ero pronta con un paio di leggings neri aderenti con staffa inclusa, sotto un top rigorosamente nero che mi fasciava perfettamente il seno, sopra una maglietta a maniche corte nera con il mio nome scritto sulla schiena con i brillantini, la felpa della mia società sportiva e mi ero fatta una coda alta gellata e mi ero messa al polso un elastico in caso avessi troppo caldo.

"Mamma sono pronta, possiamo uscire"
"Era ora"

Madison Montclair in fin dei conti è sempre stata una buona madre, non mi ha mai fatto mancare niente e sopratutto non si è mai persa una mia gara da quando ho sei anni e questo per me significa davvero tanto.

Dopo dieci minuti di macchina arrivammo davanti alla mia palestra e prima che riuscissi a scendere a prendere il borsone posizionato nel sedile posteriore sentii mia madre cominciare con le sue solite raccomandazioni del tipo: "Miraccomando non aprire le braccia troppo presto nel doppio axel" oppure "Nella tacco non abbassare mai le spalle" erano cose che mi ripeteva da quando avevo iniziato a provare questi elementi, eppure io continuavo a sbagliare nonostante sapessi perfettamente che dovevo concentrarmi su quei determinati dettagli. Era più forte di me, da quando ero piccola ho sempre fatto tutto a modo mio.

Esausta e terminate le due ore di allenamento mi resi conto che stavano arrivando altri ragazzi per allenarsi dopo di noi e fino a qua non c'era niente di strano se solo non fosse che davanti mi ritrovai il solo e unico Blaise Blackwood.
Blaise Blackwood è il classico ragazzo da cui bisogna e sottolineo bisogna stare alla larga, certo un ottimo pattinatore e un fascino ad dir poco irresistibile ma era anche uno stronzo di prima categoria.

Avevo da poco cambiato città, io e mia mamma dopo la morte di mio padre ci siamo trasferite da Chicago a Seattle e per me è stato un brutto colpo.
Perdere mio padre è stato come perdere una parte di me e trasferirmi dalla casa e dalla città in cui mi aveva cresciuta, abbracciata mentre piangevo e vista pattinare per tutta la mia vita è stato come perdere l'altra parte di me.

A Chicago avevo iniziato il quinto e ultimo anno di superiori e il primo ragazzo che mi si palesò davanti fu proprio Blaise Blackwood che con la sua solita gentilezza mi urtò facendomi cadere tutti i libri per di più non solo non mi aiutò a raccoglierli ma non mi degno nemmeno di uno sguardo. Ma io dico ci si comporta così? Poi si comporta come se non mi vedesse ad ogni singola gara nazionale; arriviamo entrambi sempre sul gradino più alto del podio, in due categorie differenti ovvio, ma i nostri punteggi e difficoltà tecniche sono pressoché identiche, infatti mia mamma sono almeno cinque fottutissimi anni che prova a farmi far coppia danza con lui ma io puntualmente mi oppongo con tutte le mie forze perché cascasse il mondo io non pattinerò mai con lui.

Tornata a casa dall'allenamento tra un pensiero intrusivo e l'altro decisi di chiamare la mia migliore amica: Adele.
Non mi ricordo come ci siamo conosciute perché mi ricordo solo che da quando ne ho memoria lei è sempre stata al mio fianco in qualsiasi cosa decidessi di fare. Non è una migliore amica, è come se fosse l'esatta metà della mia anima e sarò per sempre grata alla vita per avermi mandato una persona come lei.

"LILLLL FINALMENTE MI HAI CHIAMATO" la sentii strillare.
"Ciao anche a te principessa"
"Allora,che mi racconti? Ti manco?"
"Non ti immagini nemmeno quanto"

Passammo due ore ad aggiornarci sulle nostre vite essendo che lei ovviamente era rimasta a Chicago, non poterla vedere più tutti i giorni mi ha letteralmente spezzato il cuore perché Adele è sempre stata una costante nella mia vita e non averla al mio fianco in questo enorme cambiamento è difficile.

**

"Mamma che cosa hai fatto?" strillai subito dopo che mia mamma pronunciò quelle parole.
"Lilah l'ho dovuto fare, ogni volta che te lo chiedevo dicevi di no perciò ho deciso di fare tutto da sola. Tu da domani ti allenerai e farai coppia danza con Blaise Blackwood."
"No scordatelo"
"Non mi interessa del tuo parere. Ora è tardi vai a dormire che domani avete la prova alle 9:00"

Non ci potevo credere. In preda al nervoso me ne andai in camera mia e mi lanciai sul letto con la faccia sul cuscino.
Iniziai a farmi già troppe paranoie, fasciandomi la testa ancor prima di rompermela. Pensare troppo è sempre stato un mio problema e l'unico soluzione che conoscevo era quella di addormentarmi per mettere a tacere per un po' di tempo tutti quei pensieri rumorosi.

Così feci ,mi struccai, mi misi il pigiama e mi misi sotto le coperte con la testa rivolta verso il muro e chiusi gli occhi.

In another lifetime Where stories live. Discover now