Il paradosso della graffetta

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Venite, gente! Accorrete tutti! Fate silenzio ed ascoltate! Questa non è una storia qualunque, nossignore. Seppur traboccante di fantasticherie, epicità, humor e una punta di sentimentalismo, non dovete reputarla simile a nessun'altra che abbiate mai sentito. Questa è la MIA storia, il racconto vero ed autentico di un giovane uomo di provincia che si barcamenò pedissequamente tra mille avventure, innamoramenti, delusioni e misteri per diventare infine il leggendario eroe di cui tutti ancora oggi conoscono il nome. Iniziamo col dire semplicemente che...


 ...siete una masnada di creduloni! Boccaloni! Confidavate veramente che vi avrei raccontato di insulsa leggenda fantastica da strapazzo? Certo che ne avete poco di sale in zucca! Queste baggianate vanno bene per i poppanti come storia della buona notte e sicuramente sono sempre ben accette a quei poveri nonnetti che si trovano costretti a raccontarle ai loro petulanti nipotini. Il mio pubblico merita di più! Ben inteso, non perché tale pubblico meriti in qualche modo il mio rispetto, almeno... non ancora. Più che altro perché si tratta del MIO pubblico, ed io non sono un misero avventuriero errabondo qualunque. Anzi, tecnicamente non sono neanche umano. Confido già con quest'ultima affermazione di avervi incuriosito un pochino di più; sono veramente un maestro della retorica, nevvero!? Ora, poiché so che state pendendo dalle mie labbra... figurativamente parlando... ritengo di poter iniziare a snocciolarvi qualche dettaglio in più.


Iniziamo col mettere in chiaro un fatto importante: io non nacqui. Non mi troverete infatti in nessun registro anagrafico, libro contabile o enciclopedia di questo mondo, né sulle pagine di qualche rivista scandalistica. Magari sul giornale di domani come titolone in prima pagina, ve lo concedo; ma non più di questo, giacché non lasciai alcuna traccia quando venni al mondo. Semplicemente, iniziai ad esistere.


Avete presente quando per sbaglio lasciate cadere una graffetta, un chiodo, una puntina, insomma qulaisasi piccolo ammenicolo di momentanea ma vitale utilità? Ora, sapete tutti che nell'istante esatto in cui quell'oggettino tocca terra, cessa di esistere in questo universo, andando contro tutti i principi fisici pratici e teorici conosciuti al genere umano. Non vi servirà a nulla prodigarvi per cercare quella graffetta, o chiodo o puntina poiché non la ritroverete mai. Mai. Ecco, esattamente allo stesso modo in cui tali oggetti scompaiono nel nulla, io iniziai repentinamente e bruscamente la mia esistenza. Non ci fu nemmeno un sonoro "puff!" o "crack!", fu tutto molto silenzioso.


La prima cosa che vidi fu un imponente salice piangente, ormai probabilmente vecchio di centinaia di anni. La sua corteccia era di un'innaturale scurezza, quasi come se l'albero fosse costituito interamente di pece; allo stesso modo le foglie vantavano una delle sfumature più grige e tetre che abbia mai incontrato. Veramente meraviglioso! Anche l'ambiente circostante non era niente male: una palude fitta fitta che si estendeva per chilometri in ogni direzione, l'aria densa e soffocante, accompagnata da un odore pungente di putrefazione dilagante. Non c'è altro modo per descrivere quel luogo marcescente se non come "casa"!


Che c'è ora? Come mai quello sguardo becero? Ah! Ho capito! Mi accorgo solo ora di aver tralasciato un piccolo dettaglio che probabilmente potrebbe essere importante per i miei biechi lettori. Io sono un Lich, un non-morto, sapete? No? Ma perché mi ostino a fare domande retoriche, è ovvio che non lo sappiate. Siete solo un branco di bifolchi... Ohi, giù quei forconi! Non vorrete farvi male, eh? Stavo giusto per illustrare la natura dei Lich...


Dovete sapere che un Lich non è un non-morto qualunque. Certo, anche noi abbiamo un aspetto lugubre e terrificante come i nostri colleghi dell'oltretomba: niente pelle o carne o muscoli, solo uno schelettro di ossa grige e decrepite. Tipicamente noi Lich abbiamo anche in dotazione un mantello rigorosamente nero, sbiadito e preferibilmente a brandelli, dato che fa tendenza; un Runnk, ossia una ferula di legno, spesso di salice ma certe volte anche di quercia; e una corona d'ossa e tela che si intoni col mantello. Alcuni di noi sono un po' più inclini e seguire il proprio stile personale. Ad esempio, al largo delle coste Mikiane potreste incontrare Lop'mal, un Lich errabondo che ama agghindarsi con enormi gonne viola, corsetti scuri estremamente improbabili e cappellini rosa da fata cosparsi di stelle color sangue. Non ci sono molti Lich eccentrici in fatto di vestiario, giacché quei pochi che esistono sono più che sufficienti a rovinarci la reputazione. A tal proposito mi sovviene proprio in questo momento di Killigan, un Lich dell'estremo nord che veste solo pellicce d'orso bruno, tricheco od ornitorinco e al posto di un comune Runnk utilizza la colonna vertebrale di uno gnu su cui è solito incastonare il cranio ancora sanguinolento di foche congelate. Dal canto mio, ritengo che la dotazione standard sia eccenzionalmente funzionale e di classe, soprattutto se il Runnk reca una Pietra del Potere incastonata sulla sommità.

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⏰ Last updated: Aug 12, 2015 ⏰

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Diari di un Signore OscuroWhere stories live. Discover now