8 Ottobre: Calma fuori, guerra dentro.

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Calma fuori guerra dentro.

"Sono mesi che aspetto, come si aspetta la pioggia durante la siccità, inutile e deludente".

Oggi è esattamente il primo giorno del secondo mese di scuola, un altro mese senza parlargli, senza poter conoscere il suono della sua voce, un altro mese che passo alla finestra di una classe, con la consapevolezza di vederlo passare, questo è assoluto masochismo, non riesco a starci senza, mi farei ancora più male. Tutte le mattina una lotta contro il tempo, spesso faccio presto e lo incontro fuori scuola, mentre scendo dalla macchina lo osservo, lui sta fermo, all'inpiedi, vicino ad una panchina a parlare con gli amici. Indossa il suo giubbotto blu, con la pelliccia sul cappuccio, mi sono innamorata di quel giubbotto. Lo riconoscerei tra mille, riconoscerei il suo modo di camminare, riesco a percepirlo nelle piccole cose.

Mi manca, mi manca terribilmente, trovare il suo messaggio al mattino, quel piccolo gesto che mi rassicurava della sua presenza, quel piccolo gesto in cui riponevo speranze.

Sta sempre di spalle, non lascia mai le cuffiette, vorrei tanto  che tra le parole di quella canzone ritrovi me, ritrovi tutto quello che no sono mai riuscita a dirgli, tutto quello che non abbiamo saputo cogliere.

Stamattina piove, ha il cappuccio e si sta sistemando i capelli, amo questo gesto, lo seguo ad ogni passo. Sono dietro di lui, sto correndo, cazzo ho fatto tardi e la bidella sta chiudendo le porte. Nulla da fare sono rimasta fuori. Entro nell'atrio, lui va verso la palestra. Passo l'ora guardando il via vai, ho appena perso un'ora di matematica, sicuramente sta spiegando. Sono le otto e quarantacinque, mi avvio verso l'uscita per raggiungere la mia classe, sta tornando verso l'edificio, lo incrocio, ha gli occhi spenti, non guarda, mi soffermo, poi vado avanti.
Aurora basta, stai sprecando tempo, ci starai male, non conta nulla, esci da questo tunnel, è solo un caso tutto quello che è successo.

Ma io trovo una scusa per tutto, perché quando vuoi ,con tutta te stessa che una cosa accada, fai di tutto per negarti di vedere ciò che cambia i tuoi piani.

Crediamo di controllare tutto, anche il tempo, ma il tempo passa, è sfuggente. Vorremo che tutto ciò che vorremmo accadesse, come quando alla fine di una giornata ci accorgiamo che non siamo riusciti a fare tutto, nonostante i nostri sforzi.

Vorrei avere più tempo da dedicare ai nostri castelli in aria. Ai miei perché.

Vorrei più tempo da dedicarmi, per cambiarmi, per scoprirmi, per essere migliore. Ma quando cerchi di cambiare, tutto il peggio di te riemerge. Ti tocca fare i conti con quel riflesso dello specchio che ti ha sempre destabilizzata, ti ha sempre dato la sensazione di mancanza, arrivi a fare i conti con quel riflesso dello specchio che è sempre stato oscurato, nell'ombra, ma c'è sempre stato. È questo il brutto degli specchi a due facce. Arrivi a guardarlo con disprezzo, pensando:"Io sono più forte, io posso abbatterti, io posso". Ma quel posso non è mai abbastanza, quel posso non c'è mai stato. Allora ti scaraventi contro quello specchio, lo rompi, quel riflesso però si è tramutato in un segno sul tuo corpo.

Nel mio caso, i segni sono, sul cuore, sul fegato, agli occhi. Tagli enormi, ancora sanguinanti, lacerati. E ad ogni sbaglio o delusione dagli occhi si diffondevano lacrime, forse liberatorie, forse di rassegnazione, sicuramente di amarezza.

Le lacrime portano via tutto, lasciando strane consapevolezze, magari inspiegabili, magari inespresse, ma pur sempre consapevolezze.

So che si impara per tentatici ed errori, so che serve fortuna, so che serve dedizione. Nella mia vita di ogni esperienza avevo imparato ma mai portato via nulla. Ho sempre preferito farmi male per imparare, le cose facilitate sono unitili a poco.
Vedere tutto ciò che ti accade intorno, ti fa vedere le cose sotto una luce diversa, e anche tutta questa onestà inizia a starmi stretta.

Vedere vincere quelli che giocavano sporco, è all'ordine del giorno. Chi ti elogia e incoerente due volte. Per questo mi allontano da tutti. Le persone certe volte riescono a farmi proprio schifo. Ma per questo schifo ci stai male, perché ormai ne è contaminata l'umanità. Tutti troppo impostati, tutti troppo importanti, tutti che reincarnano quel troppo che storpia.

Per premere replay alla mia vita, ci avevo impiegato un anno. Erano cambiate un po' di cose. Niente più amicizie di sempre, niente più amore, niente più sorrisi. Sola, senza più l'amica che ti aveva sempre accompagnata. Che avessi intrapreso una lotta contro me stessa era certo, ma quando cerchi di allontanare anche l'unica persona che ti era sempre stata vicina, la cosa cambia radicalmente. Solo, con intorno tanta gente a cui cerchi di appigliarti, a cui inizi ad adeguarti. Di una cosa sono certa "Non devo tenere più a nessuno".

L'amore per gli altri ti distrugge.

Mentre tutte questi pensieri mi ronzano nella testa, la lezione di matematica continua e Liana prova a prendere gli appunti. Il prof cerca di spiegare ma le nostre risate sono più forti, sta per urlare, ne sono certa. Ecco ha appena sbattuto il pungo sulla cattedra, "BASTA VADO DALLA PRESIDE", ecco la frase che vincerà il premio dell'anno. Opta per una nota..."Nonostante i miei continui richiami, la classe continua a proiettare lucine sulla lavagna e a mettere accendini in bella vista".
Leo e le sue lucette non fallisce mai, e la lucetta finisce proprio nell'occhio del prof.

Qualche volta è meglio ritornare alla realtà, piuttosto che farsi ossessionare dai nostri perché.

Tutto mi porta a te #apochipassidanoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora