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La via dove risiedevo era vuota come certi paesini la sera di Ferragosto. L'inattesa giornata mi aveva scioccato tanto che non mi rendevo ancora conto che la "bella vita" terminava tristemente quel giorno.

Forse i miei genitori sono ancora lì, nonostante sia passato tanto tempo, ad aggirarsi in cucina senza saziarsi mai.

Anche il deserto conosce le sue tempeste e quel vuoto apparente decise di non essere più tale. Difronte la mia abitazione abitava un'anziana donna che per camminare faceva uso di stampelle, ma da mostro com'era diventata deambulava con più energia. Il suo viso vistosamente rugoso era macchiato di sangue. Aveva morso dapprima la figlia che ancora da vecchia zitella viveva con lei e cercava di compiere la stessa azione sulla mia pelle.

La fortuna per noi umani, con lo scopo della sopravvivenza, è che tali creature impiegano tanto tempo per aumentare le loro capacità motorie e istinti da predatori.

La donna si avvicinava a me e potevo benissimo scappare e lasciare che ella divenisse semmai il problema di un altro. Incosciente e spavaldo, come credevo non fossi, decisi di vendicare l'audio sgradevole che ad ogni pranzo con i suoi rutti pervenivano sino alle nostre orecchie.

Corsi con il bastone e utilizzai il manico rotondeggiante, una volta messa al muro, per trafiggerle la trachea. Bastò poco perché il suo corpo molto vecchio era debole e il suo stato da morta affamata l'aveva resa ancora più fragile.

La porta aperta di casa sua mi permise di dare un occhiata dentro, ma non entrai a prendere nulla perché per terra c'era il corpo della figlia e non sapevo ancora quanto tempo impiegasse un morto per risvegliarsi. Chiusi la loro abitazione.

Cercavo di evitare il contatto con il sangue che ricopriva la zona che mi era servita per creare il foro sulla donna e così reggevo il tutto al suo centro.

Decisi di andare verso destra perché a pochi metri c'era un negozio per articoli casalinghi dove lavorava, fino a che il mondo era "sereno", mio cognato. Lì sì che avrei potuto approfittarne per cercare qualcosa di utile e sperare egoisticamente che Santino non fosse ancora fuggito, ma che tenesse ancora lì l'auto.

Notai che mia zia Concetta, la sorella di mia madre, si trovava sul balcone della sua abitazione. Il suo sguardo mirò i miei passi e pur di cercare di saziarsi di carne umana si spinse oltre la ringhiera. Il suo salto non fu di tanti metri perché si trovava al primo piano, ma la caduta sbattendo la testa le tolte per la seconda volta la vita, questa volta davanti ai miei occhi.

Mi avvicinai al portone e suonai il campanello. Essendo mia zia rimasta fuori, questo dettaglio, mi suggeriva che il marito o mia cugina le avesse impedito di tornare dentro. Avevo bisogno di compagnia!

Non rispose subito così riprovai lasciando il dito poggiato al pulsante. Ciò costrinse mia cugina a rispondermi dal citofono.

<<Chi sei?>> Con voce tremante chiese Miriam.

<<Giuseppe! Tuo cugino. Stai bene? Sei sola?>> Non sapevo perché usavo un tono di voce troppo alto.

<<Non sono sola! C'è mio padre chiuso in bagno e mia madre nel balcone, ma si comportano in modo strano.>> Era l'unica rimasta in vita nella loro casa.

<<Ti hanno morso?>> Volevo sapere se ne aveva ricevuto uno.

<<No!>> Mi rispose seccamente.

<<Miriam scendi!>> Le ordinai.

<<Ho paura!>> Si espresse con sincerità.

<<Devi!>> Continuava la mia esigenza di compagnia.

<<Perché? Ho visto la tv: il mondo fuori è pericolo! Non rischio!>> Non voleva affrontarne altri.

<<Anch'io sono nella tua stessa situazione! Ma al telegiornale hanno detto che da Palermo salpa una nave per la Sardegna. Io voglio prenderla!>> Le dicevo mentre mi guardavo attorno con il timore di subire attacchi.

<<Non mi fido! Ci andrà talmente tanta gente che si creerà il caos e sarà peggio di qui!>> Mi esponeva il suo pensiero negativo.

<<Ascolta: prendi qualcosa da mangiare, qualche coltello buono e affilato, altro che ti appare utile e qualche vestito! Cerchiamo di prendere un auto e provare a salvarci!>> Continuavo ostinato nella mia voglia di raggiungere il porto.

<<La nostra non possiamo usarla: le chiavi sono nei pantaloni di mio padre, non posso recuperarle!>> Mi spiegò che quella di loro proprietà, un auto antica, non era utilizzabile.

Ero lì in attesa che si decidesse, sperando che non si presentasse nessuno a farmi una inopportuna visita.

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⏰ Last updated: Aug 12, 2015 ⏰

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Prima del morsoWhere stories live. Discover now