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Prima di tutto mi vestì con abiti comodi e pantaloni pieni di tasche.

Con timore aprì la porta della mia camera. Cosa avrei dovuto prendere per difendermi? La mia stanza era piena di oggetti elettronici. Fossi stato un appassionato di baseball forse avrei avuto una mazza per tale bisogno, ma amante del calcio mi ritrovavo il pallone dei mondiali tedeschi: quelli del 2006 quando la nazionale italiana alzò la coppa del mondo sotto il cielo notturno di Berlino.

Nel piano dove ancora mi trovavo solo, dalla stanza dei miei c'era un balcone che mi aiutò a dare uno sguardo fuori: non c'era nessuno, alcun pericolo che il mio occhio potesse notare. Sapevo che non erano spariti tutti da Bagheria, anzi speravo di trovare uomini dalla ragione come la mia.

La lavatrice era in funzione, quindi i miei genitori si erano trasformati da pochissimo. Vicino ad essa una scopa. Non il massimo, ma fui costretto ad accontentarmi.

Nello zainetto nero, comprato l'ultima volta che ero stato a Bergamo da mia sorella, misi ciò che in quel momento pensavo fosse utile.

Mi affacciai dalle scale e giù, nella parte davanti al portone, non c'era nessuno ad attendermi.

"Ok, una lunga corsa e mi dirigo fuori!" Pensai di fare, ma subito un altro pensiero mi sobbalzò nella mente: "E se facendo troppo rumore mi prendessero di sopravvento? Talmente tanto da non riuscire ad arrestare i miei veloci passi e difendermi."

Ciò che però era messo sotto accusa erano le caratteristiche da zombi: cosa li portava a mirare una persona: l'odore della pelle, il rumore o averli sotto il loro sguardo? Non sapevo, ma volevo testare tali caratteristiche perché una volta fuori sarebbe stato molto più difficile ché affrontarne due.

Presi quel pallone e lo feci scivolare nei gradini fino a quando roteando sbatté nel portone. Il primo a spuntare fu mio padre che alzò la testa e mirò lo sguardo al mio corpo. Ciò mi fece capire che gli occhi di questi esseri sono attivi, così come le orecchie. I cinque sensi nonostante la morte rimangono a servizio di quell'incipit di fame umana che gli suggerisce la mente.

La capacità motoria era molto limitata così inciampò al primo gradino. Alle spalle mia madre giunse. Ormai dovevo uscire: affrontarli con determinazione senza pensare che quei due mi avevano cresciuto nonostante le difficoltà della vita.

Un lungo respiro. Misi il bastone verticale sorretto da entrambe le mani a pugno chiuso. Nel frattempo mio padre si era rialzato.

Veloce scesi e riuscì con forza a tenerli distanti grazie alla scopa ed al suo intelligente utilizzo. Nella spinta virai nell'unica direzione possibile: alla mia sinistra. Così tutti e tre in cucina e con sveltezza chiusi la porta che dava alle scale, lasciandoli soli in quella stanza.

Anche se avevo visto che nella strada non c'era nessuno, aprì la porta con tanta paura. Era un amante della vita e non volevo che mai finisse la mia!

Prima del morsoWhere stories live. Discover now