"Ma avete tutti nomi religiosi o strani?" chiese la ragazza seduta accanto ad Ahriman.
"Siamo una famiglia particolare" sorrise Lilith.
"Avete un nome bellissimo!" sorrise ancora la giovane "Lilith! Se avrò una figlia, la chiamerò così! La prima donna, la prima strega, il volto oscuro della luna... meraviglioso!".
"Questa ragazza mi piace" sorrise a sua volta Lilith.
"Poi Camael, giusto? È un nome angelico, dico bene?".
"Sì" ammise Camael, gustandosi un aperitivo fruttato "Sono l'angelo dell'amore puro".
"Bello!".
"Già" interruppe Ahriman "E non deve nemmeno pensarci".
"A fare cosa?".
"Camael lo sa...".
"Io sono Cristina, ad ogni modo...".
"Anche il tuo può essere considerato un nome religioso" annuì Camael.
"Mai come il vostro! Poi il tipo alla reception com'è che si chiama? Azazel? E Espero, Astaroth... Sono nomi d'arte, giusto? Tuo padre come si chiama? Gesù?!".
"Lucifero" rispose candidamente Ahriman, beccandosi un'occhiataccia dalla madre.
L'umana scoppiò a ridere.
"Ma non è tipo proibito chiamare i figli così?! Da, non prendermi in giro! Come si chiama?".
"Lucifero!" insistette Ahriman, sorseggiando l'aperitivo lentamente "Sta a te credermi o meno".
"Dai! Si chiamerà Lucio, Luciano, Lu...".
"Lucius Malfoy" rispose Lucifero, in piedi poco distante con sul viso uno strano sorriso.
Ahriman si era irrigidito sentendo parlare il padre, ancora non in grado di sopportare quella voce senza ricordare eventi spiacevoli.
"Piacere, signor Lucius" rise Cristina "Si unisce a noi? Magari ci prepara qualche pozione magica?".
"Magari un'altra sera...".
"Io ho una domanda" parlò di colpo un altro giovane seduto al tavolo "Questo chi è?".
Sul cellulare, mostrò la foto apparsa sul giornale di Ahriman, a pochi giorni dalla confessione degli assassini.
"Armand" rispose con molta calma Lucifero.
"Il suo collega, giusto? Non assomiglia un po' troppo ad Ahriman, che stranamente è bravissimo a lavorare qui? Che cosa strana, no?".
"Strana?".
"Cos'era? Una montatura pubblicitaria in grand stile? Come quella di sua figlia che mostrava in mondovisione le ali d'angelo e vi definiva un demone?".
"Non essere idiota!" lo zittì Cristina.
"E che spiegazione mi dai? La vedi la foto?! È Ahriman questo! E non è mica morto!".
"In realtà lo era" sbuffò fumo di sigaretta Lucifero, beccandosi pure lui l'occhiataccia di Lilith "Ma io l'ho riportato in vita, recuperando la sua anima dall'inferno che io ho plasmato".
Scese silenzio e poi i mortali risero, divertiti.
"È la cosa più assurda che abbia mai sentito. Voi siete tutti matti...".
"E allora immagino possiate trovate di certo una risposta più razionale e sensata".
Cristina riflettè un attimo e poi si intristì.
"Era forse il tuo gemello?" ipotizzò, sfiorando il braccio di Ahriman.
"Gemello?" le fece eco il ragazzo con la foto.
"Ma sì. Rifletti. Armad e Ahriman. Si somigliano indubbiamente e Ahriman non vuole lavorare qui. E poi osserva lo sguardo dei suoi genitori. Non sembra anche a te velato di tristezza? Armand era il tuo gemello ed è stato ucciso, giusto? Ma certo! Spiega tutto! Spiega perché tu non voglia passare tanto tempo qui e come mai non voglia avere i tuoi genitori vicino. Troppi ricordi, no? Troppo dolore?".
"Che bambina perspicace" annuì Lilith, prima che Ahriman aprisse bocca.
"Io... non volevo essere scortese" si scusò la mortale "Sono mortificata. Immagino sia argomento da evitare. Mi spiace, Ary".
"Va tutto bene" sorrise ancora Lilith "Il mio Ahriman merita di avere tanti amici ed essere felice, lasciandosi alle spalle il passato".
"Mi dispiace davvero tanto. Ti ho fatto tante di quelle domande sulla tua famiglia...".
Ahriman non sapeva che dire. Non voleva inventarsi altre bugie. Girò gli occhi, notando il padre che si allontanava nel parco e di nuovo avvertì quel nodo alla gola. Ancora lo assaliva il panico quando lo sapeva vicino e sapeva di averlo guardato con terrore.
"Dì a papà che mi dispiace di averlo guardato in quel modo" sussurrò a Lilith, prima di lasciare l'hotel.
"Troverò un modo per farlo" annuì lei.
"In che senso?!".
"Non si rivolge la parola agli esiliati. O si rischia la stessa condanna...".
"Esiliati?".
"Sono certa che tuo fratello Espero saprà spiegarti con calma. Ora vai al lavoro, è tardi...".
"Sei un fenomeno" ghignò Michael, sarcastico "Ti sei fatto cacciare dal posto che tu stesso hai contribuito a creare".
"Capirai. Anche il Paradiso avevo contribuito a crearlo...".
"Che hai combinato?!".
Lucifero tentò di ignorarlo. Fissava il vuoto, con una bottiglia dal colore indefinito tra le mani. Ogni tanto la sorseggiava, poggiato a uno dei tavolini esterni dell'hotel.
"Fatti i cazzi tuoi, Michael. Era da un sacco che non te lo dicevo...".
"Possibile che tu non pensi mai alle conseguenze?! Azazel era scioccato, Carmilla e Lilith incredule e direi pure spaventate".
Semeyaza lo aveva ringraziato in ginocchio per avergli salvato la figlia. Questo non contava? Certo, lo aveva fatto in modo un po' drastico...
"Tua moglie che dice? Ti ha dato del coglione, spero...".
"Veramente non l'ho ancora vista. Gli accordi erano che tornassi la prossima settimana, lasciandola sola con Gabriel. Sai... per quella faccenda del bambino".
"Credimi, quella è rimasta incinta appena te ne sei andato. Mia moglie le ha portato un dolce talmente potente che a momenti si accoppiavano anche il frigo col forno!".
"Bene. Buon per lei...".
"Però, sul serio... Se non riesci ad autocontrollarti, trova il modo di farlo!".
"Non ne ho bisogno" mentì Lucifero, mentre davanti a sé vedeva Sophia che ripeteva la solita nenia sulla fine del mondo.
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Satan's Speech 3 -Judgment-
FantastiqueC'era una volta il Diavolo. C'era una volta il re degli Inferi, Signore dei demoni e tentatore d'umani. C'era una volta, ma ora non c'è più. Non è più re, non è più un tentatore. Sognava una cosa soltanto: non avere più a che fare con gli umani. E...
Sincerità
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