"vai pure," disse lui, facendo un passo indietro e incrociando le braccia.
inspirasti profondamente. dovevi concentrarti. dovevi vincere al primo colpo.
lanciasti il pezzo di carta con precisione, mettendoci tutta la forza che potevi. il colpo risuonò nell'aria e, incredibilmente, il pezzo dell'uomo si capovolse.
un silenzio si posò tra voi due. rimanesti immobile, incapace di credere a quello che avevi appena fatto.
l'uomo sorrise, questa volta con una punta di sorpresa. "complimenti" disse. "non capita spesso."
senza esitare, tirò fuori una banconota da 100.000 won dalla valigetta e te la porse. la prendesti con mani tremanti. era reale. veramente reale.
"questo è solo l'inizio," disse lui, richiudendo la valigetta. "se vuoi guadagnare di più, molto di più, chiama il numero sul biglietto."
guardasti il biglietto da visita, poi lui. "di cosa si tratta?"
"un gioco più grande," rispose l'uomo. "ma ti avverto: una volta entrata, non potrai più tirarti indietro."
con un cenno del capo, si voltò e si allontanò, lasciandoti sola nella notte con una banconota tra le mani e una scelta davanti a te.
rimanesti immobile sulla strada per diversi minuti, stringendo tra le dita il biglietto da visita e piegando nel palmo la banconota da 100.000 won. il freddo della notte sembrò congelarti sul posto. era incredibile che tutto fosse accaduto davvero.
tornasti a casa con passi lenti e pesanti, il pensiero annebbiato da una confusione che ti opprimeva. quando apristi la porta del piccolo appartamento che dividevi con ryan, trovasti tuo fratello addormentato sul tavolo della cucina, i libri aperti davanti a sé. un nodo ti serrò la gola.
ti avvicinasti piano, sistemando una coperta sulle sue spalle. aveva solo otto anni, eppure si sforzava di essere responsabile, studiava e cercava di non pesare troppo su di te. ma il vostro mondo era fragile, e bastava poco per farlo crollare.
ti guardasti la banconota da 100.000 won nelle mani. ti sembrava pesare un chilo. era solo un sollievo temporaneo, niente di più. avrebbe potuto bastare per qualche giorno di pasti decenti, forse per prendere tempo con i creditori, ma poi?
tirasti fuori dal taschino della giacca il biglietto da visita e lo osservasti a lungo. i simboli semplici – un cerchio, un triangolo e un quadrato – sembravano ipnotizzarti. girasti il cartoncino, ma sul retro c'era solo un numero di telefono.
ripensasti alle parole dell'uomo in giacca e cravatta: un gioco, aveva detto. ma che tipo di gioco? eppure, la tentazione cresceva. la promessa di guadagni maggiori ti appariva come una trappola, lo sapevi bene. ma cosa avevi da perdere, ormai?
il mattino dopo, quando ryan uscì per andare a scuola, ti chiudesti nel piccolo bagno con il telefono in mano e il biglietto appoggiato sul lavandino. guardasti quel numero, mentre le mani ti tremavano.
alla fine, componesti il numero e portasti il telefono all'orecchio.
uno squillo. due squilli.
poi una voce, fredda e impersonale, rispose: «pronto?»
ti schiaristi la gola. «sono... sono quella che ha vinto ieri. il gioco del ddakji. mi è stato detto di chiamare questo numero.»
seguì una breve pausa, poi la voce disse: «nome completo e data di nascita.»
esitasti. dovevi davvero dirlo? se non era una truffa, poteva essere qualcosa di molto peggiore. ma ormai eri dentro.
dopo aver fornito le tue informazioni, la voce rispose: «presentati domani alle 10:00 alla stazione di autobus di mapo. porta con te solo te stessa. nessun bagaglio. nessun accompagnatore. se non ti presenterai, l'opportunità sarà considerata persa.»
poi il clic. la linea si chiuse.
rimanesti immobile, il telefono ancora all'orecchio, con il cuore che batteva all'impazzata. «che diavolo sto facendo?» mormorasti a te stessa.
la mattina successiva, la stazione di autobus di mapo era affollata come sempre. gente che correva di fretta, valigie che strisciavano sull'asfalto, venditori ambulanti che gridavano le loro offerte. eppure, mentre ti guardavi intorno, ti sentivi stranamente sola.
osservasti l'orologio: le 9:55. mancavano cinque minuti all'appuntamento. non sapevi nemmeno cosa stessi cercando. un uomo in giacca e cravatta? un indizio? una macchina?
poi lo vedesti.
un furgone nero si fermò davanti a te. i finestrini oscurati lo rendevano inquietante, decisamente fuori posto in mezzo alla folla. la portiera si aprì lentamente, e un uomo con una maschera nera uscì fuori. non disse nulla. si limitò a farti cenno di avvicinarti.
l'istinto ti urlava di scappare, ma rimanesti ferma. «è per il gioco, giusto?» chiedesti, la voce debole e incerta.
l'uomo annuì.
esitasti ancora per un istante, poi salisti sul furgone. dentro, il buio ti avvolse immediatamente, rotto solo dal rumore sordo della portiera che si richiudeva. un attimo dopo, sentisti una puntura sul collo.
«che cosa...?»
non facesti in tempo a reagire. il mondo si fece sfocato e cadesti in un buio profondo.
quando ti svegliasti, ti ritrovasti in un'enorme stanza, piena di letti a castello impilati fino al soffitto. intorno a te, centinaia di altre persone indossavano tute verdi con numeri stampati sul petto. alcuni avevano un'aria spaesata, altri sembravano sapere esattamente cosa stesse accadendo.
ti guardasti intorno, il cuore in gola, cercando di capire dove fossi e cosa stesse succedendo.
poi, una voce metallica risuonò nell'aria, proveniente da un altoparlante:
«benvenuti al gioco. vi sono 456 partecipanti. vi sarà data l'opportunità di guadagnare un premio in denaro che cambierà la vostra vita. tuttavia, sappiate che, una volta iniziato, non potrete più tornare indietro.»
un brivido ti percorse la schiena. che cosa avevi fatto? e soprattutto... che cosa significava "non tornare indietro"?
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squid game ꩜ thanos x reader
Fanfiction✦ . ⁺ . ✦ . ⁺ . ✦ . ⁺ . ✦ . ⁺ . ✦ in una seoul immersa nel freddo, vivi una vita di sacrifici, lavorando senza sosta per estinguere i debiti e prenderti cura del fratello minore, ryan. una sera, vieni avvicinata da un uomo misterioso che...
prologo
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