prologo

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le strade di seoul erano immerse nella quiete fredda del tramonto, quando camminasti a passi svelti verso casa. la busta della spesa ti pesava nella mano destra, mentre con la sinistra stringevi con forza la tracolla della borsa. non era stata una buona giornata, ma, in fondo, non lo era mai da molto tempo.

con 400 milioni di won di debiti accumulati tra creditori e banche, non avevi altra scelta che continuare a lavorare come una macchina, portando a casa pochi spiccioli, mentre tuo fratello minore, ryan, cercava di affrontare la scuola e crescere come poteva. lui era la tua unica ragione di vita. tutto ciò che facevi, lo facevi per lui.

ryan ti aspettava a casa, probabilmente affamato. quel pensiero era l'unico che ti teneva in piedi.

quel giorno, però, le cose erano andate particolarmente male. uno degli scagnozzi del tuo principale creditore ti aveva fermata appena fuori dal minimarket in cui lavoravi. "se non paghi entro la settimana, ti porteremo via tutto. anche tuo fratello." quelle parole riecheggiavano ancora nella tua testa, come un pugno nello stomaco impossibile da ignorare.

mentre pensavi a come uscire da quella situazione, qualcosa ti fece fermare.

non ti accorgesti subito dell'uomo seduto accanto alla panchina. le mani infilate nelle tasche, ti guardava come se ti stesse aspettando. era impeccabile: giacca e cravatta nere perfettamente stirate, scarpe lucide e un sorriso ambiguo che arrivava agli occhi. quando passasti davanti a lui, parlò.

"buonasera, signorina" disse, inchinandosi leggermente. la sua voce era calda e calma, quasi ipnotica.

ti fermasti, girandoti lentamente. non era uno degli scagnozzi che conoscevi, ma c'era qualcosa in lui che ti dava i brividi.

"posso rubarle un minuto?" chiese, alzandosi con un'eleganza innaturale.

lo fissasti con sospetto. "chi sei? cosa vuoi?"

l'uomo sorrise, tirando fuori un biglietto da visita. sopra c'era un simbolo semplice: un cerchio, un triangolo e un quadrato. nient'altro.

"le interessa guadagnare un po' di soldi?" chiese, ignorando la tua domanda.

sgranasti gli occhi. "se è uno scherzo, non è divertente."

"non sto scherzando." lui ti fissò, inclinando appena la testa. "sei piuttosto giovane per essere così disperata."

ti irrigidisti, stringendo con forza la busta della spesa. "non so di cosa parli."

"oh, ma io sì." fece un passo avanti. "so molte cose di te. so che sei nei guai fino al collo, e che vuoi disperatamente proteggere tuo fratello."

tirò fuori una valigetta, l'aprì e te la mostrò. dentro c'erano banconote ben ordinate. trattenesti il fiato.

"possiamo iniziare con qualcosa di semplice. un gioco d'infanzia. hai mai giocato a ddakji?"

annuiste lentamente. ddakji. l'avevi giocato spesso da bambina, il gioco in cui bisognava far capovolgere il pezzo di carta dell'avversario lanciando il proprio contro.

"l'idea è questa" continuò l'uomo. "se riesci a capovolgere il mio pezzo di carta, riceverai 100.000 won in contanti. se perdi..." fece una pausa, il sorriso sempre presente. "mi dovrai dare tu 100.000 won."

lo fissasti incredula. era uno scherzo? una trappola? ma poi il tuo sguardo tornò alla valigetta. centomila won non erano molti, ma erano più di quello che guadagnavi in una settimana.

"d'accordo" dicesti infine, appoggiando la busta della spesa accanto a te. "facciamolo."

l'uomo annuì, tirò fuori due pezzi di carta piegati e mise il suo a terra. tu prendesti il tuo e ti inginocchiasti.

squid game ꩜ thanos x reader Where stories live. Discover now