𝓑𝓮𝓷𝓿𝓮𝓷𝓾𝓽𝓪 𝓷𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓡𝓪𝓭𝓾𝓻𝓪

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Per diverso tempo rimasi adagiata con la schiena contro la dura rete metallica che si ergeva dietro di me, incapacitata dal dolore alla schiena nel muovermi liberamente, mi accorsi solamente dopo qualche istante nel momento in cui percepii un brivido freddo percorrermi le gambe, che come unico capo d'abbigliamento indossavo un largo vestito di lana sottile, di un nocciola chiaro, mentre ai piedi avevo dei vecchi scarponi di cuoio scuro, decisamente vecchi ed usurati. Con la coda dell'occhio mi soffermai anche a notare il colore dei miei capelli, che era esattamente tra il miele e il nocciola, con alcune sfumature rossicce.

Per il resto ignoravo quanto fossi alta, di che colore fossero i miei occhi, se avessi delle lentiggini o meno, tutto ciò era scomparso, così come il ricordo di una vita precedente a quel brusco risveglio, il vuoto più assoluto dominava con potenza la mia mente.

Non ebbi tempo ulteriore per soffermami nel pensare, in quanto improvvisamente quell'ascensore aumento esponenzialmente la sua velocità, tutto prese a tremare, fino al momento in cui, improvvisamente si fermò, facendomi sbattere il capo contro una delle tante casse nelle mie vicinanze.

Tutto era divenuto ovattato a causa della paura e del forte contraccolpo, ma percepivo ugualmente un flebile vociare da sopra di me, voci troppo profonde per essere femminili, dunque dovevano per forza appartenere a dei ragazzi, infatti, cosi fu. Tranne una, che si ergeva sopra le altre, una voce più delicata e tenue, ma che con fermezza si poneva al di sopra degli altri.

Una forte luce si presentò sopra di me, accompagnata da un cigolio e da pesanti tonfi. Per evitare che mi facesse ancora del male, posai l'avambraccio sinistro sui miei occhi, orizzontalmente al mio volto, in modo tale che potessi ugualmente vedere cosa stesse succedendo, non subendo così la improvvisa irruenza di fotoni. In tutto questo, la mia mano destra era ancora fortemente aggrappata alla rete metallica.

Erano troppe le voci che si sovrapponevano le une con le altre, ne percepii al massimo qualcuna, ma erano comunque apparenti spezzoni di un discorso più ampio:

<< Una fagiolina?>>

<< Teresa non doveva essere l'ultima di noi, per sempre? >>

<< Ma cosa caspio mi rappresenta questa cosa!? >>

<< La ragazza è mia, l'ho vista prima io! E poi ancora non ci ha lanciato nulla contro, forse è la volta buona, non credete? >>

Uno scroscio di risate si sollevò tra i ragazzi che si erano posizionati intorno ai portelloni d'apertura, tutti sembravano decisamente giovani, molto lontani a divenire uomini, chi più, chi meno. Tra questi si ergeva con fare autoritario la figura di un ragazzo, di colore scuro di pelle, che emanava sicurezza e decisioni, i suoi portamenti erano ben calcolati e allo stesso tempo trasudavano determinazione. Con un piccolo balzo, posando un passo in avanti, entrò all'interno di quella gabbia.

<< Benvenuta nella radura, Fagiolina! Il mio nome è Alby... Per caso ricordi come ti chiami? Qualcosa del tuo passato? Da dove vieni o... >>

Scossi rapidamente il capo in tutta risposta, non avevo idea di chi fossi o cosa ci facessi lì, ignoravo il motivo di tutto, andava oltra la mia semplice e umana comprensione. Il ragazzo annuì e abbassò il capo, soffermandosi per qualche attimo sulle scatole intorno a me.

<< Non preoccuparti, nessuno di noi lo ricorda... Il tuo nome ti verrà in mente, che sia tra qualche momento o tra qualche giorno. >>

<< In verità... >> provai a prendere parola e quando lo feci, improvvisamente calò il silenzio su di noi, nessuno osava parlare, tutti i loro occhi erano fissi su di me.

<< In verità ricordo il mio nome... Mi chiamo Alexandra, ma potete tranquillamente chiamarmi Alex, se è più comodo. >>

Mi sforzai di sorridere davanti a quella gentilezza mostratami, in effetti ero una completa sconosciuta giunta tra persone mai viste e l'essere predisposti ad accogliere qualcuno di nuovo è sempre un lavoro arduo, non sai mai cosa possa accadere da un momento all'altro o cosa sia capace di fare.

<< La Fagiolina si chiama Alex, mi raccomando, cercate di comportarmi umanamente questa volta... D'accordo? >>

Un lieve mormorio si sollevò intorno a noi, in contemporanea ad Alby che si alzava e si allontanava da me, lo stesso sollevò il capo, alla ricerca probabilmente di un ragazzo in particolare, verso il quale sollevò la mancina e lo incitò a raggiugermi.

<< Thomas, aiuta Alex ad uscire dalla scatola... >> Detto questo, mi tese la mano, invitandomi a prenderla e sempre con la massima incertezza, decisi di posare la mia sulla sua e non appena feci ciò, potei notare come la presa fosse davvero forte e ferma, ruvida, indice di un continuo lavoro manuale e soprattutto calda, in forte contrasto con la mia, non solo pallida, ma anche estremamente fredda.

Il ragazzo che rispondeva al nome di Thomas si accucciò al bordo dell'ascensore e mi tese anche lui la mano, con un sorriso debole in volto, probabilmente tentava di aiutare a tranquillizzarmi, ma non era esattamente molto bravo nel farlo. Anche qui afferrai la sua mano con fare titubante, non fidandomi di nessuno a prescindere da ogni cosa e, in un rapido movimento, riuscì non solo a sollevarmi, ma a posarmi senza alcun problema sul suolo erboso di quel posto.

<< Sei davvero molto leggera, sai? Immagino tu corra veloce come il vento... >>

Non compresi, in un primo momento, le sue parole e le motivazioni che si celavano, non ebbi nemmeno il tempo per fare domande che Alby si era già avvicinato pericolosamente a noi.

<< Forza, tutti a lavoro! E tu, Fagiolina, seguimi... >>

Con una rapida occhiata verso Thomas, che nel frattempo si era incamminato verso chissà dove, incominciai a seguire Alby, nonostante volessi andarmene via, fuggire da lì e non fare più ritorno.

<< Devo sbrigare delle cose, quindi Newt ti farà fare il giro della Radura... >>

Con la conferma definitiva che Alby fosse il capo, non impiegammo molto tempo a raggiungere la figura di un ragazzo abbastanza alto, magrolino di corporatura e con la pelle dorata. Sul capo dei riccioli biondi e rossicci si intrecciavano dolcemente tra di loro, insomma, sino a quel momento era stato l'unico in grado di suscitare il mio interesse. Era appena uscito da un imponente casolare costituito da rami e tronchi spezzati e uniti da grandi corde scure.

<< Newt, stavo cercando proprio te! Questa è la Pive che ha causato tutto quel rumore... Dopo dobbiamo parlare, al momento però devo andare da Minho per finire una cosa... Falle fare il giro della radura. >>

Non riuscivo a guardarlo in volto, non perché non fosse un bel vedere, ma semplicemente perché quel ragazzo, in qualche modo, mi era familiare, come se lo avessi già visto in passato, eppure non osai fargli domande su chi fosse o se ricordasse qualcosa, erano decisamente fuori luogo e fuori contesto.

<< Allora, Fagiolina, iniziamo il giro? >>

Mi domandò, incrociando rapidamente le braccia sul petto in un unico movimento. Mi rivolse un sorriso caloroso, tanto gentile quando delicato, era spiazzante quanto un semplice gesto mi avesse improvvisamente rimosso dalla mente il timore e la paura di nuove persone o nuove zone. Quelle movenze e quei sorrisi mi facevano sentire al sicuro, come se fossi già legati da un filo rosso prima del nostro incontro.

Mi resi conto di non aver dato ancora una risposta quando Newt fece un passo in avanti, avvicinandosi a me, per l'imbarazzo sentii il mio sangue accumularsi sulle mie guance, facendole divenire di un colore più scuro.

<< C-Certo, andiamo... >>


( Edit: 19/07/2019)






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