•Erik Eagle•

174 5 3
                                        

lasciate una stellina al capitolo~

x"è colpa tua t/n, è solo colpa tua se sono morto"
t/n"c-cosa? n-no Erik i-io non volevo telo giuro, s-sarei andata io a prendere il mio cagnolino"
Erik"tu lo volevi invece, e ora meriti di fare la mia fine"

mi risvegliai di soprassalto dall' ennesimo incubo, ormai sono anni che questa storia mi perseguita e mi sento terribilmente il colpa, ma lasciatemi spiegare.
Mi chiamo t/n Cooper, sono americana e sono super fan del calcio, seguo in calcio di tutto il mondo infatti sono super informata su ciò che è successo ai ragazzi della Raimon con gli alieni, quella storia ha fatto il giro del mondo.
Oltre a questo ho potuto scoprire che Erik Eagle in realtà è vivo, ma lasciatemi spiegare.
Anni fa, quando vivevo in un altra cittadina ed ero più piccola, accanto a me viveva questo bambino, Erik.
lui e i suoi amici si trovavano spesso nel suo giardino e giocavano insieme, avrei tanto voluto unirmi a loro ma non l ho mai fatto.
un giorno mentre loro chiacchieravano io ero in giardino col mio cagnolino, che per inseguire una farfalla scappò uscendo dal recinto, cercai di inseguirlo ma appena vidi un camion mi fermai, Erik invece continuò a correre, salvando il cane, ma non salvando se stesso.
Fino a poco tempo fa ero sicura non cel avesse fatta e un terribile senso di colpa mi ha sempre colpito nel profondo, mi sono sempre sentita la causa della sua morte.
Ora però ho scoperto che in realtà sia vivo, e dato che mio padre sarà l allenatore della nazionale americana del mondiale giovanile, la mia missione è fare in modo che venga convocato, per poterlo conoscere e porgere le mie scuse a lui e ai suoi genitori.

*salto temporale*

sono passati 2 mesi da quando mi misi in testa di andare con mio padre, è stato difficile ma alla fine l ho convinto, così ora mi trovo un volo verso l isola di Liocott, pronta a conoscere Erik, anche se l ansia mi mangia viva.

Dopo esser atterrati io e mio padre ci siamo diretti verso il quartiere americano, l isola era divisa in quartieri, ognuno di questi era assegnato ad una nazione e riportava perfettamente le caratteristiche di una città dello stato, il dormitorio, le strade i negozi e qualunque altra cosa riprendevano lo stile della nazione, comprese le persone.
L ho trovata un idea molto carina per far ambientare bene tutti.

Dopo aver posato le valige ed il resto siamo andati subito a mangiare qualcosa nel quartiere italiano, per poi girare un po' sulle gondole e goderci il tramonto: domani pomeriggio sarebbero arrivati i calciatori.
Gli allenatori avevano diritto ad arrivare qualche giorno in anticipo per poter assegnare le stanze, ambientarsi con il campo e studiare le tattiche, così noi siamo arrivati il giorno prima.
Il pomeriggio seguente avrei incontrato Erik, e mio padre sapeva quanto era importante per me, così non mi stressò molto

*salto temporale*

Questa mattina mi svegliai con la consapevolezza che avrei rivisto Erik, infatti non mangiai né a colazione né a pranzo perché l ansia si faceva sempre più sentire, non sapevi bene per cosa, forse avevi paura della sua reazione o semplicemente mi sono sempre sentita troppo in colpa e responsabile di cui che gli è successo, e alla fine non avrebbe sbagliato a sbraitarmi contro, avrebbe potuto perdere la vita.
Comunque l arrivo della nazionale era vicino, i ragazzi sarebbero stati lì a momenti e io e papà stavamo finendo di svuotare le valige, dato che da domani avremmo iniziato con gli allenamenti tutti i giorni.
Dopo aver finito di sistemare tutto ciò che avevo portato mio padre mi chiamò giù, così con l ansia e l eccitazione addosso scesi su fretta le scale del dormitorio e mi diressi al campo, dove dopo aver posato le valigie ci avrebbero raggiunto i ragazzi.

Dopo poco infatti arrivarono, salirono velocemente per vedere le stanze e posare le valige, poi si diressero verso di noi, e lui era li sorridente come sempre che guardava verso di noi, verso di me.
Si posizionarono tutti in riga davanti a noi e solo dopo notai Bobby, io e lui dopo l incidente ci tenemmo in contatto, fino ad arrivare a oggi. Fu lui ad informarmi che Erik era vivo e che avrebbe giocato nella nazionale, così lo salutai con la mano.
Papà iniziò a parlare.
papà"bene ragazzi, benvenuti nell isola di Liocott, spero il viaggio non sia stato troppo lungo. Io sono Claudius Cooper, e sarò il vostro allenatore per tutta la durata del torneo mondiale, lei è mia figlia t/n, che ci accompagnerà in questo viaggio, trattatela bene mi raccomando.
Oggi non ci alleneremo ma vorrei presentarvi alcuni schemi e vorrei subito spiegarvi come funzionano i giorni di questo torneo, quindi dopo cena andremo tutti nella sala relax per studiare un po' gli schemi di gioco, tutto chiaro?"
i ragazzi annuirono felici e poi si diressero verso il dormitorio, io però avrei dovuto parlare con Erik, o ora o mai più.

Così appena entrati lo presi per un polso, facendolo girare
io"ciao, sono t/n"
Erik"piacere, io sono Erik, Erik Eagle"
io"si lo so chi sei, in realtà anche tu mi conosci"
Erik"davvero?"
io"beh sai, quando eravamo piccoli abitavano accanto, i nostri giardini confinavano e spesso ti vedevo giocare con i tuoi amici, anche il giorno dell incidente ero in giardino ad osservarvi"
Erik"o-oh? davvero, sono contento che ci siamo incontrati di nuovo"
io"anche io certo, ma devo dirti una cosa importante, il cane che scappò era il mio, la mia cagnolina scappò perché ero troppo distratta a guardarvi e non feci in tempo a rincorrerla, tu però ti sei buttato in mezzo alla strada per salvarla e tene sarò sempre grata"
Erik"ma figurati i-"
io"non ho finito, dopo aver assistito alla scena tutti pensavamo fossi morto, e mi sono sempre sentita in colpa per ciò che ti è successo, ogni notte sognavo la stessa scena, tu, che mi davi la colpa per l accaduto, fino a che non ho scoperto che in realtà sei vivo e io vorrei chiederti scusa, vorrei scusarmi per non essermi presa le mie responsabilità e averti fatto rischiare la vita"
mentre parlavo gli occhi si stavano riempiendo di lacrime, cercai in tutti i modi di trattenerle ma era impossibile, così iniziai a piangere silenziosamente.

Erik mi abbracciò e poi mi asciugò le lacrime, era bellissimo
Erik"dai non piangere, non è colpa tua e sono felicissimo che tu sia qui, sai, anche da piccola sei sempre stata bella"
aspetta? era un complimento? arrossì di colpo, così abbassai lo sguardo, lui rise leggermente e poi andammo su, finalmente mi ero tolta il peso più grande.

*salto temporale*

erano passate settimane dal nostro incontro, oramai io e Erik parlavamo un sacco e eravamo diventati inseparabili, oltre che simpatico era anche bellissimo, mi innamorai inevitabilmente di lui.

Un giorno prima della prossima partita mi portò nel quartiere italiano, per mangiare un gelato e fare un giro sulle gondole
Erik"sai, infondo ho sempre sperato di rivederti, ma non pensavo di farlo qua"
io"anche io l ho sempre sperato credimi"
ci guardammo per una sacco di tempo, i gelati si stavano squagliando tra le mani e quasi ci dimenticammo di essere su una barca.
Dopo qualche secondo mi prese il viso con una mano, lo avvicinò leggermente al mio e poi mi lasciò un bacio sulla bocca, leggero e delicato.
Erik"anche questo speravo accadesse"
ma insoddisfatta del bacio appoggiai il gelato su un pezzo di carta, mi avvicinai a lui e incrociando le braccia attorno al suo collo mi presi il bacio che mi meritavo, lungo e passionale.
Le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi tra loro e le sue mani erano finite sui miei fianchi, in quel momento c eravamo solo noi e nessuno altro.
io"io invece speravo in questo"
così dopo qualche altro bacio tornammo al dormitorio soddisfatti e felici, dormendo per la prima di una lunga serie di notti insieme abbracciati.

INAZUMA ELEVEN X READER Where stories live. Discover now