1. Festa

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Ed eccomi qui, alle sette e mezza del mattino a sorseggiare un bel caffè al bar con Sofia, la mia amica d'infanzia. Ci siamo conosciuti all'asilo e dopo ciò non ci siamo mai più separati. All'inizio era soltanto una semplice amicizia ma con il tempo siamo diventati tanto uniti da diventare la nostra ancora di salvezza da cui ti puoi aggrappare nei momenti meno belli.
Sofia è una ragazza sulla media, non troppo bella ma neanche brutta, ha due occhi di color verde/azzurro, che col tempo ho scoperto che questo colore varia a causa del suo umore, è magra, e va molto fiera delle sue lieve curve, ed infine la cosa che apprezzo moltissimo di lei: i suoi capelli castani sempre a posto, con le punte fucsia. Siamo entrambi al penultimo anno di liceo, in classe insieme ovviamente.
In quanto a me, mi chiamo Andrei, ho due occhi color castano che alla luce del sole diventano verde acqua, capelli di un colore biondo chiaro, sono molto magro un po' troppo, come dice sempre Sofia.
Oggi comincia la scuola, una rottura di scatole come tutti gli anni. Stessi professori rompicoglioni, stessi compagni immaturi e senza cervello e... cazzo ci sarebbe stato anche lui, Manuel. Quasi a farlo apposta, quest'ultimo entra dalla porta del bar con nonchalance aggiustandosi il suo ciuffo rosso che gli cade sugli occhi. Lui è un anno più grande di me, oltre ad avere i capelli neri con un ciuffo rosso davanti, ha due occhi di un colore azzurro che quando lo guardi in viso, il colore dei capelli e quelli degli occhi fa contrasto facendoti sentire le farfalle nello stomaco, o così è stato per me la prima volta che l'ho visto. E' successo tutto quando ero ancora una matricola, mi ero perso dentro il corridoio non riuscendo più a trovare la classe, ma poi incontrai lui che vedendomi spaesato mi rivolse un sorriso fantastico e mi aiutò indicandomi dov'era. Dopo quell' accaduto cominciai a salutarlo quando lo vedevo nei corridoi o fuori ma lui girava il volto dall'altra parte. All'inizio non capivo ma la risposta era ovvia, io ero una nullità mentre lui uno dei gran fighi della scuola. Ho passato tutti questi anni ad amarlo ma quest'anno no, voglio divertirmi e mandare a fanculo l'amore.
Alle otto e mezza entriamo dirigendoci direttamente in classe. Come sempre io e Sofia ci siamo seduti vicino, all'ultimo banco di fronte alla finestra. Le prime due ore le ho passate con la testa sul banco e scarabocchiando qua e là. Ad un tratto Monica, che è seduta davanti a noi, si gira e ci da due biglietti dicendo: < Tenete, sono due biglietti per la festa di stasera a casa di Thomas.>
Appena Sofia ha sentito quel nome si gira facendomi un sorriso da ragazza eccitata. Sofia è innamorata di Thomas dall'anno scorso da quando l'ha visto agli allenamenti di football ma lei non ha avuto mai il coraggio di farsi avanti, in più Thomas e il miglior amico di Manuel, sono sempre insieme.
Dopo le lezioni cominciamo ad andare a casa e nel tragitto comincia a sclerare per la serata. Una volta arrivato a casa mia la saluto dandole un bacio sulla guancia e dandoci appuntamento alle otto precise sotto casa mia, ci avrebbe accompagnati sua madre. Entro in casa dirigendomi in camera a lasciare lo zaino e togliermi i vestiti per poi restare in soli boxer e scendere giù a farmi un panino. Sono sempre solo, i miei genitori sono sempre impegnati con il loro lavoro, mamma avvocato e papà medico. Ormai ho imparato a cavarmela da solo, so cucinare, so fare il bucato e a volte faccio anche qualche pulizia. Dopo aver mangiato mi getto a peso morto sul letto, chiudo gli occhi e penso... penso a molte cose e così senza accorgermene mi addormento.
Mi sveglio di colpo sentendo il mio cellulare squillare. < Pronto? > dico rispondendo alla chiamata mezzo addormentato. < Andrei sono io, volevo dirti che nonna ha avuto un mancamento ma niente di preoccupante e quindi stasera non torno. Ho chiamato tuo padre e mi ha detto che gli hanno assegnato il turno di notte e quindi non può venire. Quindi chiudi a chiave la porta prima di andare a dormire. Ora vado, ciao tesoro.> dice mia madre tutto d'un fiato senza lasciarmi dire qualcosa. Vedo l'orario e noto che sono le sette, così mi alzo goffamente e vado a farmi una doccia. Dopo ciò comincio a vestirmi mettendomi una maglia bianca con chiazze blu, jeans nero e delle converse rosse. Alle otto precise esco di casa e trovo già fuori Sofia. Entro in macchina e saluto la madre, che ricambia con un sorriso. Non è molto distante, infatti dopo una quindicina di minuti siamo già lì. Quando scendiamo noto il bellissimo vestito azzurro di Sofia. Fuori dalla casa c'è un bel po' di gente che parlano e ridono. All'improvviso io e Sofia sentiamo toccarci la spalla, ma e soltanto Monica. Indossa un vestito tutto nero, sembra che deve andare ad un funerale. Cominciamo ad entrare ma troviamo un uomo alto e molto robusto che ci chiede i biglietti, dopo averglieli dati ci fa finalmente entrare. Monica prende subito dal braccio Sofia che la porta al banco degli alcolici e ovviamente io la seguo. Sempre Monica ci da un bicchiere di non so cosa ma lo mando tutto giù in un sorso. In un attimo mi ritrovo con la testa che gira e mi appoggio sulla spalla di Sofia che mi chiede se sto bene. Le rispondo di si per poi prenderla dalla mano e attirarla al centro della sala dove tutti ballano. Mi lancio in un ballo sfrenato mentre lei ride cercando di imitarmi. Si aggiunge anche Monica portando altri due bicchieri, io li prendo tutti e due e li bevo, anche se Sofia ha cercato di impedirmelo. In un attimo mi ritrovo con un senso di nausea e corro in direzioni delle scale sperando che portano al bagno, altrimenti avrei vomitato qui a terra. Ci sono molte stanze e ne ho aperta una a caso trovandomi Manuel davanti. Lo fisso rimanendo incantato come la prima volta che ho visto il suo viso ma la nausea non è passata così gli vomito sulla camicia. Con tutte le persone a cui potevo vomitare addosso, proprio lui doveva essere.
Gli chiedo scusa, strizzando gli occhi dalla paura anche se non so da quale precisamente, lui non è un bullo che mi avrebbe preso a botte. Mi sento tirare dal braccio dentro la stanza da cui stavo per entrare, chiude la porta e mi mette la faccia sotto l'acqua fredda. Almeno ho indovinato, c'è il bagno qui. < Ora va meglio ?> dice chiudendo il rubinetto. < Si grazie.> rispondo mentre mi passa un' asciugamano per asciugarmi. < Scusa ancora per la maglietta. > aggiungo. < No, tranquillo me ne prendo una dall'armadio di Thomas > dice togliendosi la camicia per poi gettarla sulla lavatrice. Perdo un battito a quella vista, voglio saltargli addosso e mordergli quel collo per poi passare ai suoi capezzoli e- < C'è qualcosa che non va? > chiede lui cercando di capire il perchè lo fisso. Faccio di no con il capo per poi incamminarmi verso la porta sorpassandolo, ma la testa ha preso a girarmi e perdo l'equilibrio finendo tra le sue braccia. <Hey dovresti tornare a casa, sei ubriaco> mi dice. <Sto bene, e poi sono qui con la mia amica.> dico staccandomi dalle sue braccia che mi hanno fatto arrossire. Arrivo alla porta, la apro e poi scendo le scale, ma lui mi prese dal braccio e mi porta in una stanza lì vicino, mi getta sul letto ordinandomi di non muovermi. Si dirige verso un armadio e comincia a cercare qualcosa, poi tira fuori una maglietta grigia e la indossa.<Vieni ti accompagno a casa.>
Io lo guardo con un sopracciglio alzato.
<Cosa? E perchè lo faresti? Non mi conosci nemmeno.> dico.
< Sono molto gentile tutto qui, e poi ti conosco di vista.. verrai sicuramente alla mia scuola.> Mi parte una risata isterica. < Perchè ridi? > chiede. < Non lo so... ma trova una scusa migliore del ' sono molto gentile', perché ti fa sembrare un pedofilo.>dico continuando a ridere. Mi guarda perplesso poi si avvicina e sale a cavalcioni su di me avvicinando il suo viso al mio. <E se ti dico che voglio morderti quelle labbra che sembra che mi stiano invitando a farlo ? >
E in un instante smetto di ridere e comincio a fissarlo negli occhi, lui mi passa delicatamente il suo dito sul labbro inferiore per poi prenderlo con i denti, tirandolo leggermente verso su. Ci passa la lingua e preme le sue labbra contro le mie. Cominciamo a baciarci avidamente come se ne volessimo di più, sempre di più. D'un tratto si alza e va verso la porta chiudendola a chiave, poi comincia a fissarmi e si getta su di me togliendosi le scarpe e i pantaloni, restando in mutante per poi sfilarmi la maglietta e i jeans facendomi restare come lui. Comincia a lasciarmi piccoli baci al collo fin ad arrivare al mio ombelico. Intanto gli porto le mie mani su i suoi capelli, tirandoli delicatamente facendolo mugulare. Passa la sua lingua nel mio ombelico per poi tirarmi giù i boxer e mettersi in bocca la mia erezione, non ancora completa. Succhia molto forte tanto che non riesco a resistere più di un altro secondo e vengo nella sua bocca gemendo in una maniera assurda. È impossibile che sono venuto in un batter baleno.
Alza il capo fissandomi negli occhi mentre si lecca dello sperma rimasto sulle labbra. Mi da un altro bacio e mi gira a pancia in giù infilando due dita contemporaneamente nel mio ano. Urlo.
Scende dal letto e prende un preservativo dai pantaloni a terra. Dopo averselo messo entra pian piano dentro di me, dando una spinta all'ultimo. Stringo le lenzuola del letto con le mani strofinando i denti per il dolore. In un attimo mi ritrovo a provare mille sensazioni diverse tutte in un solo instante.
Continuando a spingere si stende sulla mia schiena dandomi piccoli baci sul collo. Ormai comincio ad abituarmi a questa sensazione e riesco ad essere meno rigido cominciando a rilassarmi, godendo al massimo. I suoi gemiti si fanno sempre più intensi ed in un istante sento che è venuto. Si toglie da dietro e si getta accanto a me prendendo fiato. Comincia a fissarmi ed io faccio lo stesso per poi chiudere gli occhi e ritrovarmi nel buio più totale.

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