4: lui, il Demone


Chi è il Demone? Il Demone viene usato come metafora per esplorare la psicologia umana. È il conflitto tra il bene e il male.

Lui viene visto come una manifestazione dell'ombra, cioè l'insieme degli aspetti oscuri, negati o repressi della personalità di una persona. Viene spesso associato a emozioni e comportamenti che influenzano il modo in cui una persona percepisce se stessa e il mondo circostante danneggiandolo psicologicamente.

Lucifer fu il mio Demone, lui stesso si sentì così. Quando capì come lo soprannominai così potei notare il suo sguardo fiero. Rese il mio mondo oscuro, come quella stanza in cui mi rinchiuse per punirmi. Non mi legò al muro con una catena o con una corda, mi lasciò libera nell'oscurità. Da piccola non ebbi mai paura del buio, ma in quella stanza esplorai le mie paura, i miei attacchi di panico, scoprì la solitudine.

Mi aprì delle ferite che non servirà tutta la mia vita per chiuderle.


Se Jo dovesse scoprire dove mi trovai in quel momento, penso che mi avrebbe ucciso sicuramente.

Parlammo molto di questa mia decisione, soprattutto del motivo perchè fui intenzionata a farlo. Non capì la mia scelta, di ritornare in quel posto che per anni mi recò solo tanto dolore.

La prima volta che varcai quel cancello in ferro battuto tutto arrugginito ebbi solo 7 anni.

Prima vivevo con mio padre, mia madre e mia sorella Peony. Fummo una famiglia molto unita, viaggiavamo spesso. Io mi legai molto a mio padre. Ricordo le gite in barca che facemmo io e lui, insieme con mia zia, cioè sua sorella. Grazie a lui persi la paura dell'acqua e dei pesci, sebbene fossi piccola mi fece tuffare dal ponte e lui restò in acqua a prendermi. Spesso mi fece lo scherzo dello squalo con la cuffia a pinna, ricordo il suo sorriso contagioso che metteva ogni volta che mi guardava. Ricordo i suoi occhi grandi azzurri come il mare, ricordo le sue forti braccia che quando mi stringevano mi facevano sentire al sicuro.

Ricordo anche i sorrisi spenti degli ultimi giorni, gli occhi stanchi e distrutti, ricordo lui un corpo senza anima che mi disse ''figlia mia, mamma e papà non stanno bene e hanno bisogno di andare via. Porteremo con noi la tua sorellina visto che è ancora piccolina. Tu sei abbastanza grande da prenderti cura di te stessa'' prima di chiudere la porta insieme a loro senza mai riaprirla. Sperai per giorni in un loro ritorno, fino a che uno di questi suonarono al campanello, aprì credendo fosse lui, che fosse tornato a riprendermi.

Invece trovai dei poliziotti, i vicini li avvisarono che una bambina abitava da sola in quella mega villa.

Mi portarono via dal mio nido, quello che mi ha visto crescere, che mi ha visto piangere, che mi ha vista ridere. Lasciai tutti i miei ricordi lì, non volli portarli via con me.

In cuor mio continuai a sperare in un loro ritorno ritorno.

Passarono anni, in cui abitai con il Demone. Dal primo istante in cui mi vide iniziò subito a prendersela con me, non capì il perchè. Feci amicizia con una bambina che venne adottata qualche anno dopo il mio arrivo, mi disse che prima lui non era così cattivo. Era una brava persona, poco presente, passava le intere giornate chiuso in ufficio.Ma non fece mai del male ai bambini.

Cambiò il suo atteggiamento quando mi conobbe, ed ero intenzionata a capirne il motivo.

Suonai al campanello e il cancello si aprì, scricchiolando come ricordai.

Varcai la soglia stando attenda ad ogni minimo rumore che feci. Passai il vialetto trasandato, arrivando alla scalinata. Al di sopra di esso vidi la sua sagoma aspettarmi.

Luce nel buioWhere stories live. Discover now