La presenza della coppia di amici significava solo una cosa: Desirée era pronta per la sua entrata, che avrebbe senza dubbio coinvolto ogni invitato, oltre a imbarazzare il sottoscritto.

Michael mi colpì con il gomito, ma non distolse l'attenzione dal punto che calamitava tutti i presenti.

«La conosciamo come il demone incantatore dell'intero Principato, una presenza che brucia come le fiamme degli inferi». Fu la voce dello speaker a interrompere la musica, che continuò a suonare in sottofondo. In un gioco stroboscopico di colori, le luci illuminarono l'ingresso. «Date il benvenuto alla Lilith del nostro territorio, Desirée Aubert!» la accolse.

La ragazza apparve con la puntualità di un orologio svizzero, intrattenendo gli invitati con le sue movenze sensuali e canticchiando il ritornello di una canzone ritmata, scandendo le parole con il labiale.

Solo vedendola, potei immaginare mio fratello con la bava alla bocca. Desirée indossava un body nero abbellito da diamanti microscopici che brillavano tanto da accecare, decorato da alcune striature rosse che riprendevano la pelle degli stivali alti fin sopra il ginocchio. A completare il suo abbigliamento, un paio di corna da diavolo che portava tra i capelli.

Camminò fino al centro della pista con un deciso passo felino, elegante, calamitando gli sguardi dei presenti su di sé. Tutti la seguivano e idolatravano, come se i commenti sprezzanti dei giorni precedenti non fossero mai esistiti; la mia unica distrazione fu porgere il bicchiere di champagne ormai vuoto a un membro del personale.

Desirée era nel mirino di un'arma pronta a colpirla, ma sembrava che le importasse solo di essere al centro dell'attenzione.

«Sai che c'è? La vita è una» fece spallucce mio fratello, senza toglierle gli occhi di dosso. «E lo è anche l'occasione di ballare con una come lei».

Parai un braccio davanti a lui per arrestare i suoi primi passi, consapevole delle ipotetiche conseguenze di quell'azione. Non avrebbe infastidito solo Desirée, ma anche Valentin, e le reazioni di quest'ultimo mi erano già costate una scenata non richiesta.

«Col cazzo, Michael» sbottai, estraendo il pacchetto di sigarette dal taschino interno della giacca; ne portai una alla bocca. «Se lei è insopportabile, il suo fidanzato lo è ancora di più. Difenderti sarebbe una tortura per me» dichiarai, scavando per trovare l'accendino.

Adocchiando la punta della sigaretta che mi prendeva dalle labbra, disegnò un ghigno sul suo volto. «Fiero di averti convertito. I sigari da ricco sfondato mi stavano irritando» commentò. «E pensare che continui a ostentare umiltà nel tuo completo Armani...» mi canzonò.

Decisi di ignorare la sua provocazione e sviai il discorso. «Goditi questa festicciola da liceali in crisi ormonale. Io vado a prendere un po' d'aria».

Senza degnarlo di un mero saluto, indirizzai i miei passi all'esterno della pista da ballo. La terrazza del Jimmy'z si prospettava un luogo più tranquillo che mi avrebbe permesso di respirare, abbandonando la soffocante e assidua mania di protagonismo della mia rivale principale.

Superai la passerella che permetteva di attraversare lo specchio d'acqua artificiale della discoteca; la mia meta fu uno dei divanetti nelle vicinanze.

Mi accomodai sprofondando tra i cuscini morbidi di quest'ultimo, in compagnia delle sole luci che giungevano dalla pista, e accesi la sigaretta. Il fumo cominciò a librare nell'aria e il fascio di nervi si allentò a ogni tiro di quel veleno.

Rilassato contro lo schienale soffice, socchiusi le palpebre per godermi il benessere dovuto alla nicotina. Solo la musica era un impedimento alla mia quiete, il ritmo energico che martellava nelle casse potenti e faceva ondeggiare i presenti.

Au-DelàWhere stories live. Discover now