18. I semi della discordia

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La piccola navetta da trasporto entrò in uno dei grandi hangar della Luna Nera e si adagiò dolcemente sulla superficie metallica. Il portellone si aprì e i tre passeggeri scesero senza proferire parola.

Chupacabra stringeva in mano la valigetta presa in consegna per gli dei: Manananggal aveva fatto del suo meglio per proteggerla, ma alla fine si era dovuta sacrificare per non farla finire nelle mani del poliziotto mutaforma. Il sauriano aveva provato ad aiutarla, ma tra l'attacco alla Luna Nera e l'ultimo scontro aveva perso quasi tutti i suoi ghoul più forti, di conseguenza era riuscito a malapena a prendere la valigetta. Doveva andare nuovamente a caccia, o tra non molto di sarebbe ritrovato a corto di mostri.

Partenope aveva provato per tutto il viaggio a togliersi il talismano che le sigillava le labbra, ma ormai si era rassegnata ad attendere l'aiuto di uno specialista. In compenso i suoi grandi occhi rapaci erano tutt'altro che domi, anzi ardevano di rabbia: non vedeva l'ora di cantare l'elogio funebre dello sciamano che aveva osato tapparle la bocca.

Adze dal canto suo era ancora in forma di lucciola, per questo volò in avanti senza aspettare gli altri. Andò nella sua stanza – una confortevole suite degna di una nave da crociera – e si impossessò di uno dei suoi corpi di ricambio. Appena il cadavere dischiuse le palpebre, nei suoi occhi si accese una fiamma furente.

Raggiunse a passo di carica gli altri vampiri, dopodiché tutti insieme andarono da Upiór a fare rapporto.

Appena li vide, il secondo in comando di Lilith capì che qualcosa era andato storto. «Cos'è successo? Dov'è Mana? E il figlio dell'inferno?»

Chupacabra consegnò la valigetta.

«Abbiamo gli esoscheletri, ma Mana e il figlio dell'inferno sono stati catturati» ammise Adze. Era furioso, ma non poteva riversare la sua rabbia su Upiór. Sia per una questione di gerarchia, che di amicizia nei suoi confronti. «Alcuni poliziotti erano appostati per intercettare la consegna, e c'erano anche degli altri tizi con loro. Quegli dei del cazzo hanno ordinato al figlio dell'inferno di ucciderli, e quello è partito a testa bassa.» Serrò i pugni. «Abbiamo fatto il possibile, ma siamo dovuti fuggire.»

«Ho capito. Voi state bene?»

Partenope indicò il talismano sulla sua bocca, esterrefatta dalla domanda.

«Siamo vivi» tagliò corto l'uomo-lucciola.

«D'accordo, per ora andate. Troveremo il modo per liberare anche Mana. Adze, quando Lilith ha tempo, dovresti parlarle di quanto successo. Questo accordo con gli dei continua a farsi meno vantaggioso.»


***


Barbanera era solo, in piedi al centro della stanza. Aveva i pugni serrati e lo sguardo torvo.

Si udì un segnale acustico e una delle pareti cominciò a sollevarsi, rivelando un intero plotone di droidi da battaglia. Gli automi aprirono subito il fuoco contro il pirata, ma quest'ultimo rimase immobile. I proiettili – sia solidi che di energia – attraversarono il suo corpo, ma ogni buco e ogni squarcio veniva immediatamente rigenerato dalla polvere da sparo.

All'improvviso Barbanera si mosse: il suo pugno divenne un proiettile nero che fece esplodere i droidi in prima fila. Ne scagliò un altro, e poi un terzo. Scatenò raffiche di polvere da sparo a cui seguivano esplosioni fragorose. Un attacco martellante, devastante, degno di una nave da guerra.

L'Eredità degli AstraliWhere stories live. Discover now