Cap.5

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Se non giochi con il fuoco, finirai per morire di freddo.

LILY

Osservo allo specchio della mia nuova camera il mio corpo messo in risalto da uno stupido vestitino nero, che mi lascia scoperte le cosce, grandi. A proteggermi dal freddo glaciale è un blazer lungo, che mi arriva sotto i glutei.

Mi sento come quando c'è stato il funerale della mamma: un vuoto nello stomaco, un pugnale nel petto, e la sensazione costante di non riuscire a piangere, neanche a versare una lacrima.

Alcune parti del mio corpo sono scoperte e ciò mi fa sentir come nuda. Le mie mani scorrono lungo il mio ventre e socchiudo gli occhi chiudendo i bottoni del blazer. Dalla finestra non entra nemmeno un raggio di sole, essendo che il cielo è grigio e coperto da nuvole nere e cariche di pioggia. Il rumore degli uccellini è quasi assordante per le mie orecchie.

A distrarmi dallo studio ossessivo del mio corpo allo specchio è la voce calda di mio padre, Harry che mi chiama dal piano inferiore.

«Lily, tesoro, dobbiamo andare, altrimenti faremo tardi.» vorrei essere ancorata al pavimento e non muovermi di un centimetro dalla mia camera, perché sono sicura che le stesse emozioni che ho avuto durante il funerale di mia madre le rivivrei, ma devo andare, soprattutto per rispetto nei confronti di Lory e Jane, che saranno distrutte alla vista della bara contenente il loro amico Matt.

«Eccomi!» esclamo scendendo le scale di legno che cigolano sotto i miei piedi, e bloccandomi di colpo intravedendo fuori dalla porta, in cortile, una macchina nera, di cui non sono a conoscenza.

Non è quella di mio padre. «Herry!» urlo preoccupata uscendo fuori. Lì trovo un uomo dall'aspetto sulla cinquantina, ridere e scherzare con mio padre. Ha dei baffi neri e folti, un volto familiare che suscita in me qualche ricordo, vestito in nero, in giacca e cravatta, come Harry d'altronde.

Accanto a questo misterioso uomo si trova in piedi un ragazzo, penso della mia età, con due occhi color nocciola e la mascella scolpita che mi scruta dalla testa ad i piedi ammiccando un sorriso che gli dona luce al volto.

«Cosa succede?» chiedo attirando l'attenzione di tutti verso di me.

«Lui è il mio amico d'infanzia, Lily. Non credo che tu lo ricordi, essendo che eri molto piccola.» ecco perché aveva un aspetto conosciuto.

«Piacere io sono Carl. Come sei cresciuta! Mi ricordo ancora quando eri una piccola bambina con le dita sempre ferite e pieni di cerotti.» sorrido stringendo la sua mano calda con forza e piacere.

«Ti ricordi di me? Guardavamo spesso le stelle insieme, quando i nostri padri si dilungavano con i discorsi.» si avvicina a me il ragazzo, incrociando al petto le mani muscolose e piene di tatuaggi scoperte da una giacca nera ed elegante che forse gli sta leggermente stretta sulle braccia.

Devo scavare nella mia mente per riportare alla memoria le notti passate con questo ragazzo che mi sembra quasi uno sconosciuto.

«Trevor, giusto?» chiedo aggrottando le sopracciglia nella speranza di non aver sbagliato. Il suo sorriso caloroso quasi mi rassicura del tutto.

«Già, sono proprio io.» ricambio il sorriso cercando di non sembrare maleducata e scortese.

«Bene ragazzi, credo sia proprio il momento di andare.» Dice Carl indicando con la testa la macchina nera.

Beyond Souls - TeclaWhere stories live. Discover now