𝐿𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒

21 3 0
                                    

Volevo utilizzare il preambolo di questa raccolta un po' come piccola lettera di presentazione mista ad uno sfogo personale, dal momento che abbiamo raggiunto il centinaio di follower e mi sento come in un brodo di giuggiole all'idea che a così tante persone piaccia quello che scrivo e/o come lo scrivo.

Il mio nome d'arte è Moony Seahorse, ne ho avuti tanti altri in passato ma ho deciso di fare di quest'ultimo il decisivo per diverse motivazioni.
In primo luogo è un appellativo neutro, quindi senza genere e senza articoli, mi piace perchè posso essere chiunque io voglia dietro questa specie di maschera e ciò mi aiuta nella mia passione principale che è la scrittura: quando scrivo mi immedesimo completamente nel personaggio narrante la storia, come potete vedere dai miei scritti alterno protagonisti e voci maschili a quelle femminili con molta fluidità.
Seconda cosa ma non meno importante, nome e cognome del mio appellativo descrivono perfettamente due caratteri distintivi della mia personalità: la lunaticità e il costante bisogno di avere tutto sotto controllo. Per chi non lo sapesse i cavallucci marini (seahorses) hanno l'abilità di muovere gli occhi in maniera autonoma, qualità che permette loro di avere una visuale molto periferica e di avere, dunque, un maggiore controllo di tutto quanto, un po' come cerco di fare sempre io nella vita di tutti i giorni.
Inoltre Moony se non sbaglio è il soprannome che i Malandrini danno a Remus Lupin in Harry Potter, personaggio in cui mi rivedo molto, nonostante tra i quattro il mio preferito sia Sirius Black, e con cui condivido la passione per la cioccolata.

Come ho detto prima ho scelto il mio nome d'arte sopratutto per la sua forma neutra e unisex, se così si può dire. Non so se l'abbiate mai notato, ma tendenzialmente tendo ad evitare l'utilizzo di termini che possano riferirsi a me con appellativi maschili o femminili: piuttosto che dire che sono timido o timida preferisco scrivere che la timidezza è una caratteristica che mi rappresenta particolarmente.
Un po' è per la questione precedentemente accennata, il modo che ho di entrare nella testa dei vari personaggi che creo mi permette di pensare e ragionare come loro, quando scrivo una storia io divento a tutti gli effetti il personaggio che parla in prima persona chiunque esso sia e ormai nel corso degli anni ho creato così tanti personaggi che ho finito col dimenticare chi sia veramente l'essere umano in carne ed ossa che si alza al mattino per andare a scuola, al lavoro o ovunque la quotidianità lo debba portare.

Per di più non ho avuto un passato così tranquillo e beato, fin dai tempi delle elementari il mio nome veniva associato a qualcosa di tremendamente negativo o ad un certo avvenimento di cui dovermi vergognare. Pensate che durante il periodo delle medie mi avevano dato una specie di appellativo che era circolato così tanto che tutti nella capitale di provincia sapevano chi ero e quali assurde cose avevo fatto, cosa che si è ripetuta anche alle superiori nonostante questo "soprannome" fosse leggermente diverso.
Non prendetemi male, non ho mai ucciso, derubato o fatto del male a qualcuno: ero semplicemente una persona molto sensibile che non era in grado di gestire i propri sentimenti e le proprie emozioni, per chi mi stava intorno il mio modo di esternare ciò che provavo era molto esagerato e al limite dell'imbarazzo, tant'è che durante i primi anni di liceo c'era chi credeva che i miei modi di fare fossero ideati per poter attirare l'attenzione degli altri.
Questo mi causò moltissimi problemi, sopratutto quando iniziai di soffrire di frequenti attacchi di panico che mi spedivano in infermeria almeno una volta a settimana. Dicevano tutti che fingevo e che mi prendevo gioco di chi soffriva veramente di cose come queste solo per avere gli occhi su di me, come se mi piacesse l'idea di essere sotto i riflettori mentre le collaboratrici mi portavano in giro sulla carrozzina in preda all'isteria, con i capelli strappati in mano e gli occhi rossi e gonfi dal pianto disperato appena fatto.

Scrivere, disegnare e ascoltare musica erano le uniche cose che mi permettevano di scappare da quel mondo fatto di occhiatacce, insulti e prese in giro: nella mia testa potevo essere chi volevo e chiunque mi derideva finiva dritto in un burrone, con la testa mozzata da un angelo sterminatore o mangiato da qualche gigante sull'isola di Paradise.
Dunque utilizzare il mio nome completo in questa nuova realtà che avevo creato era escluso, ennesimo motivo per cui ho scelto un appellativo neutrale ed indefinito.

Così come il mio pseudonimo, anche il mio genere e la mia sessualità sono dello stesso avviso. Oramai è tutta la vita che cerco di capire quale siano le differenze tra una cosa e l'altra, durante l'infanzia mi domandavo come mai non potessi indossare vestiti di un certo tipo o di un certo colore perchè erano considerati appartenenti all'altra sponda, così come gli sport che praticavo (e ne facevo due contemporaneamente tra l'altro, calcio e pallavolo)
Una volta arrivata al liceo ho scoperto la differenza tra identità di genere e sessuale, credevo di aver risolto i miei problemi con questa semplice differenza ma non sapevo che in verità la vera drammaticità sarebbe iniziata proprio con questa particolare divisione.

Non sto qui a raccontarvi tutte le avventure che ho avuto e che mi hanno portato alla decisione di non definirmi ne da un lato ne da un altro, magari se ce ne sarà richiesta userò un capitolo per parlarne al meglio.
L'unica cosa che posso dirvi è che di esperienze ne avute molte, così tante che se dovessero un giorno decidere di scrivere una biografia sulla mia vita quest'ultima sarebbe lunga almeno ottocento pagine e parlerebbe sopratutto di quanta pazzia e confusione c'era nel mio cervello ai tempi della preadolescenza.

Non amo definirmi nemmeno per quanto riguarda l'età, non amo dire alle persone quanti anni ho o in che anno mi hanno partorito. La paura deriva sopratutto dai pregiudizi e dai commenti che mi sono stati fatti negli anni: alle volte mi dicevano di ragionare molto bene per una persona della mia età, altre invece mi accusavano del contrario e mi davano dell'infantile.
Preferisco che a definire chi sono siano il mio linguaggio e le mie parole soltanto, non queste in relazione al numero di candeline che dovrò mettere sulla torta al compleanno.

Credo di aver detto molte cose in questa piccola lettera e di aver forse annoiato molti di voi, dunque non vi tratterrò ulteriormente anche se di domande a cui rispondere ne avrei un casino, come ad esempio i miei gusti in ambito musicale, come ho iniziato a scrivere, perchè sono così ossessionata dagli anime e perchè ho scelto proprio questo disegno come copertina del capitolo.

Tante domande a cui se vorrete potrò rispondere in futuro, magari in un altro capitoletto lungo mille e passa parole.

Per il momento, vi lascio con questa piccola raccolta di miei pensieri.

Vi ringrazio dell'attenzione e spero che questa rubrica possa piacervi, interessarvi e darvi un luogo di sfogo e rifugio in cui potervi sentire al sicuro.

E grazie ancora per il raggiungimento del centinaio di follower, per me è un traguardo molto importante.

Con affetto

𝑀𝑜𝑜𝑛𝑦 𝑆𝑒𝑎ℎ𝑜𝑟𝑠𝑒 🐺🐚

Let's talk about thingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora