Prologo

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Beth

21 Agosto 1948

Il silenzio è interrotto solo dal suono del mio respiro, mi trovo qui, sotto il peso insostenibile di un errore che cambierà il corso della mia esistenza. La figura inerte giace a pochi centimetri da me, una presenza fredda che ha già divorato la mia anima. Lo specchio alla mia destra riflette l'immagine di una donna che non riconosco più, che ha perso il riflesso della sua innocenza.

È il peso del corpo senza vita sopra di me che mi schiaccia, una sentenza che grida nella notte il mio destino. Il calore del sangue, come lacrime scarlatte, scorre via dalla vita che ho appena tolto, lasciando una traccia indelebile sulla mia pelle e sul pavimento di freddo sotto di noi. Il rosso del rimorso scivola lentamente su di me, un liquido denso che rappresenta il mio nuovo marchio, come una lettera scarlatta che rappresenta la mia condanna personale.

Nel buio dell'abisso, fissando il riflesso spettrale allo specchio, vedo gli occhi vuoti di rimorso, le mani sporche di colpa. È come se ogni goccia di sangue rubata avesse portato via una parte di me, lasciandomi un vuoto profondo, un'anima dispersa nel limbo dell'eternità.

Lo sguardo dell'assassino, riflesso in quello specchio, è lo spettro di una donna che ha attraversato il punto di non ritorno. La consapevolezza di essere morta dentro, di aver ucciso non solo un corpo, ma un pezzo di sé stessa, mi avvolge come un sudario. La figura inerte sopra di me è diventata la mia pietra tombale, il segno tangibile di una scelta irreversibile.

Mentre la vita sgorga via da chi giace sopra di me, la mia esistenza scivola via come il sangue sul mio corpo, lasciando dietro di sé solo il ricordo di una donna che un tempo fu, ma che ora è condannata a vagare nell'oscurità della sua stessa anima.

Il mio corpo, irrigidito dalla paura e dal rimorso, viene improvvisamente sollevato dal peso che mi opprimeva. È come se il mondo avesse deciso di ridarmi la libertà, anche se so che la mia mente rimarrà intrappolata nel labirinto degli orrori appena compiuti. Il grido che s'innalza davanti a me risuona come una colonna sonora funesta, un'eco di disperazione che si intreccia con il battito accelerato del mio cuore.

Gli occhi si aprono, ma la realtà è ancora un'immagine sfocata, un quadro distorto dalla brutalità dell'atto compiuto. La presa sicura e decisa mi trasporta attraverso l'oscurità, un viaggio senza fine tra il terrore e la confusione. Sento il freddo del pavimento sotto di me, la durezza della ceramica che mi accoglie come un freddo abbraccio di pietra.

La vasca da bagno si materializza intorno a me come un rifugio, ma l'acqua che inizia a scorrere sopra di me non ha il potere di cancellare il sangue che macchia la mia pelle. Le mani, una volta pure, ora sono ricoperte di quel viscoso liquido rosso, un'opera maledetta dall'ombra della morte. Fisso le dita irrigidite mentre l'acqua assume gradualmente tonalità di rosso.

Il ragazzo che mi ha salvato, o forse condannato a una vita di tormento, parla con un altro, le loro voci formano un sottofondo indistinto, come un mormorio lontano. Non riesco a decifrare le parole, il loro significato si perde in un vortice di suoni confusi, come il mio stesso pensiero che si agita disorientato.

La spugna scivola delicatamente sulla mia pelle, una carezza che sembra tentare invano di cancellare le tracce indelebili del mio peccato. Il ragazzo, il mio salvatore o forse il mio boia, continua a sussurrare parole dolci all'orecchio, un canto disperato di consolazione in un momento in cui la mia mente è sospesa tra la realtà e l'abisso.

Le loro voci, come echi lontani, permeano l'aria intorno a me. "Beth, è tutto finito", risuona come una sentenza definitiva, un verdetto pronunciato da anime che si sforzano di capire il mio tormento. E poi, come un raggio di luce tra le nuvole oscure, un altro sussurro avvolge la stanza: "Beth, dobbiamo portarti in un posto sicuro, andrà tutto bene". Una promessa impossibile da credere, ma che aggrappo con le unghie e con i denti come l'ultima ancora di speranza.

La sua voce si fece più insistente: «Ti prego, riprenditi non posso vivere senza di te.» La realtà si fa strada attraverso il vortice di confusione che mi avvolge, e mi rendo conto che non sono sola. Il ragazzo che mi ha sollevato dalla dannazione, che ha preso su di sé un po' del peso del mio errore, è qui per portarmi via.

Come poteva non essersi ancora accorto della verità che aleggiava davanti ai nostri occhi, il mio sguardo si posò sul suo viso «Will, io sono già morta» sussurrai prima di lasciarmi andare tra le sue braccia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 21 ⏰

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Anime perse: Il principe del nulla e la stranieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora