Il treno

1 0 0
                                    

Corsi verso il treno che fortunatamente era in ritardo.
Erano le 5.49 di un mercoledì mattina di settembre, non era un giorno particolarmente speciale, ma d'altronde i giorni poco speciali sono i migliori per ricominciare la propria vita da capo. Il sole non era ancora sorto, ma c'era giá qull'aria mattutina che ricordava il primo giorno d'estate quando si è bambini.
Il caffè che tenevo in mano mi cadde quasi tutto addosso mentre cercavo di fare un'ultimo scatto verso le porte del treno che si chiusero immediatamente alle mie spalle.

Mi sedetti in un posto vicino al finestrino con quello che rimaneva del mio caffè; lo sorseggiai guardando fuori il paesaggio cambiare con una velocità spaventosa. Quando avevo quindici anni ero certa che avrei ottenuto tutto subito, magari non dall'oggi al domani, ma abbastanza in fretta da non darmi tempo di dubitare che le cose potessero non funzionare...é strano come l'infanzia sembra durare un eternità, poi d improvviso ti ritrovi adulta e il mondo diventa come una clessidra con la sabbia che inizia ad accumularsi dal lato sbagliato.
Questo pensiero mi fece sentire sola.
Mi tornò alla mente la storia del pittore Henry de Toulouse-Lautrec; a causa di un incesto fu afflitto da una malattia che impedì alle sue gambe di crescere una volta fratturate.
Nella vita gli unici rapporti amorosi che ebbe fu con delle prostitute.
Eppure tra il 1892 e il 1893 dipinse due quadri che mostrano una coppia di amanti che si guardano teneramente sotto le coperte e si baciano. I due sembrano veramente essere innamorati e io lo percepivo quell'amore ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quanto solo dovesse sentirsi lui; tutto l'amore che non ha mai ricevuto riversato in quei dipinti;  mi domandai come potesse creare una scena così delicata senza che gli si spezzasse il cuore.

Il pianto di una bambina mi risvegliò dalle miei riflessioni; avrà avuto sui sei anni, guardava la sorellina in braccio al padre; voleva essere al suo posto ma non lo ammetteva.
Pensai a quanto sia facile per gli esseri umani provare quel sentimento di rabbia repressa verso qualcuno che riceve l'amore e l'aiuto che anche tu necessiti, senza renderci conto che potremmo semplicemente chiederlo.

Ero stanca; andai in bagno per sciacquarmi il viso. L'ambiente era piccolo e sporco con una puzza nauseabonda di fognatura. Fortunatamente il lavandino era automatico,ma l'acqua che usciva era poca e viste le condizioni del bagno temevo la sua provenienza; cambiai idea, e mi ridiressi verso il mio posto che era già stato occupato.
Più avanti vidi un sedile libero vicino ad una signora sulla cinquantina che accarezzava con entrambe le mani un gatto nero. Si chiamava Angela, il marito, Daniele, con il quale si era sposata 30 anni prima, l'aveva tradita con una ragazzina di 20 anni.
Tuttavia la storia raggiunse l'apice quando la crisi di mezza età di Daniele lo portò a comprarsi degli slip rosa choc.
Poteva far finta di non vedere la ragazza, ma quegli slip erano troppo.Così un mercoledì decise di lasciarlo. Avevano appena finito di pranzare,non parlarono di molto, le voci e le risate erano svanite da quella casa da tempo, troppo per due persone che avevano dichiarato di amarsi quella che ormai sembrava una vita fa. Sparecchiò, lavò i piatti, prese il gatto,e uscì per l'ultima volta dalla porta di casa.

Non sapevo realmente se fosse quella la sua storia perché optai per un altro posto solitario vicino alle porte.Il sedile era scomodo, duro, con una stoffa colorata che rendeva l'ambiente ancora più squallido. Appoggiai la testa sul lato del finestrino. Iniziò a piovigginare. La pioggia addolcì i contorni del paesaggio rendendolo quasi vulnerabile.
Una coppia davanti a me si stava abbracciando, con la genuina tenerezza con la quale mi immaginavo un giovane Lautrec dipingere i suoi amanti.
Anche loro sembravano stanchi come me. Nella mia testa li vedevo correre per le vie della città con la consapevolezza che se non fossero fuggiti ora non sarebbero fuggiti mai; la loro vita sarebbe ricaduta nella monotonia nella quale ricadono gran parte delle vite umane. Lei avrebbe studiato lettere per diventare una scrittrice e lui avrebbe iniziato a lavorare in banca sperando di trovare la stabilità che non ebbe mai crescendo. Si sarebbero sposati perchè è quello che fanno due persone che credono di amarsi, spogliandosi di tutto ciò che hanno mai sognato e spalmandolo sulle mura di quella che avrebbero chiamato casa. Lei si sarebbe dedicata a crescere i figli e lui si sarebbe consumato nella vita d'ufficio. Si sarebbero odiati, attribuendosi la colpa per tutto ciò che non riuscirono mai a diventare.

Il treno si muoveva incessantemente e tutt'a un tratto mi sentivo schiacciata dai miei pensieri.
Erano le 6.55 di un mercoledì mattina di settembre.
Il sole stava finalmente iniziando a sorgere e una nuova giornata stava per iniziare.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Mar 31 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Una mattina di settembre Where stories live. Discover now