In principio

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"Ma il paradiso è chiuso e sbarrato...
Dobbiamo viaggiare intorno al mondo
per vedere se un uscio è rimasto aperto."

                                          -Heinrich Von Kleist-

HELSTON, INGHILTERRA,  SETTEMBRE 1854.

Verso mezzanotte, infine, gli occhi presero forma. Lo sguardo era determinato e incerto allo stesso tempo...prometteva guai.

Si, erano proprio i suoi occhi, si aprivano sotto la bella fronte rilassata, a pochi centimetri da quei piccoli ciuffetti di capelli scuri.

Tenne il foglio davanti a se, voleva guardare come procedeva il lavoro. Era difficile però lavorare senza di lui, ma non avrebbe mai potuto disegnarlo in sua presenza.

Da quando era arrivato a Londra...anzi no, da quando lo aveva visto per la prima volta, aveva dovuto preoccuparsi di tenerlo sempre a distanza.

Lo sentiva ogni giorno più vicino, ogni giorno era più difficile del precedente. Per questo aveva deciso di partire la mattina successiva. Americhe, India...non sapeva dove sarebbe andato e non gli interessava. Dovunque fosse finito, sarebbe stato più semplice di restare dove si trovava.

Si abbassò di nuovo sul disegno, correggendo col pollice la sbavatura del carboncino che si era formata sulle labbra del suo bellissimo soggetto, per poi sospirare.

Quel foglio inanimato era un impostore crudele ma era anche l'unico modo che aveva per poterlo portare sempre con sé.

Raddrizzandosi poi sulla sedia in pelle della biblioteca dove si trovava, sentì un improvviso e lieve calore sulla nuca.

Lui.

La sua sola vicinanza riusciva a dargli una sensazione insolita, simile al calore del legno che si sfalda diventando cenere nel fuoco.

Sapeva che era lui anche senza voltarsi: Lui era lì. Quindi appoggiò subito il ritratto a cui stava lavorando a faccia in giù sui libri che aveva poggiato sulle gambe, ma sapeva di non potergli sfuggire.

Lo sguardo subito gli cadre sul divano color avorio del salotto, dove poche ore prima lui era apparso inaspettatamente, quando alcuni dei suoi amici erano già arrivati, in una vita elegante di seta. Per applaudire la bella esibizione al clavicembalo della figlia maggiore della padrona di cada.

A quel punto scoccò un'occhiata alla stanza, e poi alla veranda oltre la finestra, dove lui il giorno prima gli si era avvicinato furtivamente, reggendo un piccolo mazzo di peonie selvatiche bianche.

Era ancora convinto che l'attrazione per lui fosse innocente, che i loro frequenti incontri al gazebo fossero solo...liete coincidenze.

Quanto era ingenuo! Andrea non gli avrebbe mai raccontato la verità: quello era il suo segreto.

Si alzò e si voltò, lasciando i disegni e i libri sulla sedia.

Ed eccolo lì, vestito di bianco, appoggiato alla tenda di velluto rossa, i capelli scuri lievemente scompigliati. Aveva lo stesso sguardo che Andrea aveva disegnato tante volte. Le sue guance erano accese di rosso. Era arrabbiato? Imbarazzato? Andrea desiderava tanto saperlo, ma non poteva permettersi di chiederlo.

《Cosa ci fate qui?》Andrea sentì l'acidità nella propria voce, e si pentì di tanta asprezza, sapendo bene che lui non avrebbe mai capito.

《Non...non riuscivo a dormire》Balbettò lui, avvicinandosi al fuoco e alla sua sedia. 《Ho visto la luce accesa nella vostra stanza e poi...》Silenzio, si guardò le mani poggiate sulle gambe. 《...il vostro baule fuori dalla porta. Siete in partenza?》

Fallen (Camperkiller ITA AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora