Chapter 1

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Nel mondo esistono tanti posti per trascorrere del tempo, da soli o in compagnia che sia. Esistono i teatri, i cinema, i ristoranti, i parco divertimenti, le spiagge, le piscine e tanto altro ancora. E sapete, quando andiamo in questi specifici posti noi sappiamo a cosa andiamo incontro. Mi seguite? Se, ad esempio, andassimo al cinema sapremmo che andremo li' per guardare un film e non per fare una nuotatina. Ma io, come Mike Tyson, penso che il luogo in cui tu sappia con certezza cosa può accaderti è il Ring. Eh si, avete capito bene. Il ring. Il ring per me è il posto più bello che possa esistere perché so quello che potrebbe accadere. Potrei vincere o essere vinto. Queste sono le due possibilità. Il ring mi da sicurezza. È lì dove si deve 'volteggiare come una farfalla e pungere come una vespa' e io lo facevo ogni volta e lo stavo facendo anche ora.
Praticavo la Boxe da quasi due anni, ormai ed era  stata una delle decisioni migliori che io avessi mai preso, sinceramente. Non mi pentirò mai di aver speso il mio tempo in una palestra, ad allenarmi.
Questo sport mi aiutava a vivere, a sfogarmi, a difendermi e a difendere.

E dopo l'ultimo pugno, Ronald parlò: 《Okay, per oggi basta. Tre ore possono bastare.》 Mi sorrise il mio istruttore.

《Non mentirei se ti dicessi che sono stanca morta ma continuerei ancora.》 ridacchiai togliendomi i guantoni rossi. Cominciai a prendere fiato profondamente, ero sicuramente tutta rossa. Presi l'asciugamano che avevo sulle corde del ring e la misi sulle spalle cominciando a tamponarmi il viso sudato.

《Lo so, Becky. Ormai ti conosco troppo bene.》

Mi scompiglio' i capelli legati in una coda di cavallo ormai disordinata, sorridendo e io di rimando scesi dal ring sotto gli occhi di tutti gli altri uomini all'interno della palestra.
Non a caso il Ring si trovava al centro di essa e sembrava strano che una 16enne sia una patita di Boxe. Non sapevo il motivo di questo. Ma io non capivo una cosa, però. Perché quando mi chiedevano lo sport che praticassi e io rispondevo con 《Boxe》 c'era chi mi guardava fiero, con incanto e chi come se avessi derubato qualche negozio di gioielli a New York? Non tutti amiamo fare nuoto o la danza, giusto? Siamo tutti diversi, o almeno dovrebbe essere così. Ah, giusto io ero il maschiaccio della situazione. Perché la mentalità diceva che una ragazza non avrebbe potuto praticare quello sport, quando poi ci sono tante donne che lo fanno, altrimenti sarebbe stata un uomo mancato.
Rido.

Entrai nello spogliatoio il più veloce possibile: ero davvero stanca, volevo fare solo una doccia per poi andare a dormire. Tre ore di Boxe non erano una passaggiata.

Nello spogliatoio non c'era nessuno e ringraziai il cielo per questo. Non avevo voglia di vedere nessuno, ero così nervosa e stanca.

Arrivai al mio borsone nero e presi i vestiti di ricambio dando un veloce sguardo al mio telefono che mi segnava tre chiamate perse e alcuni messaggi. Ma sinceramente non mi importava in quel momento, e lo rimasi in borsa non controllando neanche il mittente delle chiamate.

《Beckyy!》una voce stridula mi ruppe quasi i timpani. E sfortunatamente sapevo a chi appartenesse. Okay, cantai vittoria troppo in fretta pensando che non ci fosse nessuno  (in effetti le persone c'erano, ma stavano in sala o nelle docce).

Alzai gli occhi al cielo.
《Brooklyn》mi limitai a dire. Non la guardai neanche, andai dritta alle docce e mi "rifugiai" all'interno.

Io non sopportavo quella ragazza, okay? Beh, lei era la troia della scuola ecco perché non la sopportavo. Era così egocentrica e stupida. E troia.
Come può una persona avere solo uno scopo nella vita? Ossia gli uomini.
E poi era così falsa, aveva 7 facce. E il bello era che i ragazzi le andavano anche dietro tipo cagnolini dopo che era stata toccata da decine e decine di ragazzi.

Vi ho già detto che era una troia?

E poi, cosa che odiavo (attenzione: io odio tante cose) era che io e lei non eravamo mai state amiche. E non avrei mai voluto essere amica di quella lì. Anzi mi prendeva sempre in giro pensando che io fossi inferiore, poi cominciai a fare Boxe e si è calmata altrimenti l'avrei fatta calmare io. Ed ora vuole fare tutta l'amichetta per arrivare dove io non l'avrei mai fatta arrivare.

L'acqua calda scorreva sul mio corpo pallido e sudato. Odiavo tanto il sudore. Beh, avrei dovuto fare una lista di tutte le cose che odiavo.

La doccia era anche un mezzo per pensare ma farlo non portava mai a nulla di buono, forse. Eppure la doccia della palestra non era confortante come quella di casa mia e mi faceva pensare solo a cose negative.

Dopo essere uscita dalla doccia mi vestii dell'intimo e poi indossai dei pantaloni di tuta grigi e larghi lunghi fino alle caviglie e una maglietta anch'essa larga che arrivava fino a sotto la pancia color verde acqua. Misi le scarpe da ginnastica nere. Poi andai d'avanti allo specchio nel bagno e pettinai i lunghi capelli color ramato legandoli di nuovo in una coda di cavallo alta. Dopo di che indossai il cappello di LA nero, presi il borsone e uscii dalla palestra.

Mentre stavo per uscire intravidi di nuovo Brooklyn. Stava facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli neri tra le sue dita mentre parlava con Mark, il mio bellissimo coach.

Argh, avrei voluto picchiarla in quel momento. Perché si ostinava a comportarsi così anche con Mark? Il quale era felicemente sposato e aveva due bambini. Anche se non sembrava.
Uscii alla svelta dalla palestra salutando Mackenzie, la ragazza della reception, che mi sorrise ampiamente augurandomi un buon fine serata.
In effetti erano le sei del pomeriggio del 20 maggio e la cosa più bella di questo mese era la fine della scuola.

Appena uscita, un'ondata di vento mi colpì e sussultai prendendo dal mio borsone la mia felpa nera e mettendomela rimandendola aperta.
Cominciai a camminare per andare alla fermata del pullman e ritornare a casa quando sentii dei passi dietro di me nonostante la strada fosse deserta, stranamente. Continuai a camminare, pensando fosse una donna perché si sentiva il rumore leggero di tacchi.

Diedi un piccolo urlo, mettendomi subito sulla difensiva, quando una mano afferrò saldamente il mio polso facendomi voltare.

Quando mi voltai, il respiro mi si fermò in gola.

Non ci potevo credere.

Era passato un mese dall'ultima volta che lo avevo visto e abbracciato. E mi era mancato così tanto. Ed ora era lì, davanti a me, con un fottuto sorriso stampato sulla faccia incorniciato da adorabili fossette, e i suoi smeraldi che aveva al posto degli occhi, penetravano nei miei verde scuro.

Mi immobilizzai, e sentii gli occhi bruciare e le lacrime cominciare a formarsi. Lui teneva ancora il mio braccio e ora anche l'altro fra le sue grandi mani. Ne liberò una asciugando le lacrime che rigavano la pelle delle mie guance. 

《 Ciao principessa, ti sono mancato? 》mi sorrise ampiamente abbracciandomi.

Eh si, mi era mancato da morire. Ma non dissi semplicemente nulla. Mi lasciai cullare dalle sue braccia mentre affondavo la testa nel suo petto stringendo la sua camicia blu e bianca fra le mie mani.



Fine primo capitolo.

《Jealous? Me?》{h.s. fanfiction}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora