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San si ritrovò davanti al palazzo a leggere i pochi nomi sui citofoni, cercando quello giusto. Quella volta il portone era chiuso, quindi gli era toccato andare alla ricerca del campanello giusto. Finalmente lo trovò e lo pigiò tre volte. Una voce profonda gracchiò dal citofono.
«Chi è?»
«Il fantasma formaggino.»
Disse San con serietà. Nessuno rispose, ma il portone si aprì con un ronzio. Il nicotina dipendente si immaginò l'inquilino ridacchiare alla sua battuta. Entrò nel palazzo e una volta fatte le due rampe di scale, si rese conto di avere già il fiatone. Tossicchiò, maledicendosi per avere dei polmoni da settantenne a solo diciannove anni.
Suonò il campanello, aspettando con le braccia dietro la schiena e cercando di regolarizzare il respiro. Finalmente qualcuno gli aprì. Mingi aveva indosso le solite ciabatte rosa e sorrideva a San, riducendo gli occhi già sottili a delle dolci fessure. Aveva un sorriso gengivale, tenero.
«Ciao, San. Che succede?»
Il sorriso scomparve dal volto del grigio, lasciando spazio ad un'aria preoccupata.
«È successa una cosa assurda. Posso entrare?»
Il grigio si fece da parte, facendo avanzare il nicotina dipendente nel monolocale. Non era cambiato nulla da quando ci era stato non molto tempo prima. L'unica differenza stava nella presenza di tre lattine vuote di birra impilate sul tavolino davanti al divano. Quella torre di latta sarebbe crollata anche con un solo colpo di vento, perciò San fece attenzione e non distruggerla mentre si toglieva il giubbotto e si stravaccava sul divano. Avrebbe voluto scivolarci dentro e non uscirne più. Mingi lo seguì a ruota, sedendosi affianco a lui con in mano due bottiglie di birra che San non sapeva da dove spuntassero. Erano entrambe già stappate. Il nicotina dipendente prese una bottiglia e ci si attaccò.
«Allora, che è successo?»
Chiese il grigio, mandando giù un sorso di birra.
«Prima di raccontarti ciò che è successo oggi, devo raccontarti di ciò che è accaduto prima che ti incontrassi. Tu sai solo parte della storia.»
Mingi si mise comodo sul divano, come a invitare il coetaneo a parlare e andare avanti con quello che aveva tutta l'aria di un discorso premeditato. In effetti, sulla strada del monolocale, San aveva ripetuto a mente ciò che avrebbe detto poi al grigio. Partì dalla sua infanzia, con Seonghwa, Yeosang e Wooyoung. Raccontò dell'adolescenza e dell'amore adolescenziale che lo aveva tormentato fino ad allora.
Mingi ascoltò in silenzio, continuando a bere. Non interruppe il coetaneo nemmeno una volta.
Quando San arrivò ai giorni più recenti le cose si fecero più complicate per lui.
«Lui è tornato qui qualche settimana fa, e facciamo di nuovo la stessa classe. All'inizio io non volevo vederlo, nemmeno udire la sua voce. Ma poi si è trasferito da me, Yeo e Hwa, e tutto è cambiato. O forse è meglio dire che tutto è tornato alla normalità. Io mi sono reso conto ben presto di quanto lo amassi ancora. E ho accettato il mio destino, rendendomi quasi succube a lui. E oggi... Oggi ci siamo baciati, Mingi. Aspettavo questo momento da quando avevo 13 anni, ed ora che è accaduto non so che fare.»
San finalmente si prese una pausa, prendendo due lunghi sorsi dalla bottiglia verde.
«Vi siete chiariti sul bacio? Cioè, alcune persone si baciano alla cazzo di cane e non mettono ben in chiaro quello che sta succedendo tra di loro. Per voi è così?»
«Non proprio. Credo che tra noi due sia una cosa ufficiale, quella di stare insieme. Ma abbiamo deciso di non dirlo ancora a nessuno.»
«E allora perchè sei qui a raccontarmi tutto?»
«Perchè sono un insicuro del cazzo che fino ad oggi non ha mai avuto una vera vita amorosa perchè non ero ancora riuscito a voltare pagina.»
San finì la bottiglia. I due si squadrarono a vicenda.
«Dannazione San, sei venuto proprio da me a chiedere aiuto per questioni amorose? Sei davvero disperato.»
San fulminò il grigio con lo sguardo.
«Ad ogni modo, credo che la chiave di tutto si trovi nel chiarirsi. Ok, avete chiarito il fatto di stare insieme e di tenerlo nascosto, ma dovete pure escogitare una strategia, se così si può dire, per non venire scoperti.»
San ascoltò, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto.
«Capisco. Io non so come ci si dovrebbe comportare in una relazione. Soprattutto in una relazione gay. Pregiudizi, omofobia, occhiatacce... Ho paura, Mingi. Ho davvero paura questa volta.»
Il biondo alzò lo sguardo sul coetaneo.  San sapeva di avere gli occhi lucidi, ma in quel momento voleva che le emozioni lo assaltassero, che lo facessero sentire vivo. Mingi sentì il cuore stringersi nel petto a vedere l'amico sull'orlo del pianto. In quei 5 anni non lo aveva mai visto così impaurito.
«Ho paura di perderlo e di rovinare tutto. Io... Non so cosa devo fare.»
La voce di San era incrinata dal pianto. Il biondo si prese la testa tra le mani, preda della disperazione.
«Un passo alla volta, San. Se ho capito bene, Wooyoung ha già esperienza. Lasciati guidare. Dagli la mano e lasciati trascinare, e non mollare la presa per alcun motivo. Voi due siete nati per amarvi. Sono praticamente certo che andrà tutto bene. Devi solo... Lasciare che Wooyoung ti guidi.»
Il grigio poggiò una mano sulla spalla del biondo, che annuì, mentre una sola lacrima gli rigava il volto.
«Hai ragione.»
Disse solamente il nicotina dipendente, per poi rivolgere un dolce  sorriso al coetaneo.
«Grazie mille Mingi. Sono... Sono felice di averti incontrato.»
Il grigio sporse il labbro inferiore, assumendo un'aria intenerita. Sapeva che quello era un evento più unico che raro, quindi lo registrò nella mente e lo mise tra i più preziosi della sua vita. Un dolce e vulnerabile San che lo ringraziava per essere suo amico. Mingi abbracciò il più basso, non resistendo più alla tentazione.
«Anche io sono contento di averti conosciuto, San.»
I due si allontanarono, sorridendosi. San fece un respiro profondo, ricomponendosi.
«Che giornata.»

𝐂𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐥𝐨𝐯𝐞 •𝐖𝐨𝐨𝐒𝐚𝐧•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora