5 CAPITOLO

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"Dynamight, ecco i documenti che ha richiesto al dipartimento"

"La ringrazio signor Tsukauchi"

"Come mai hai richiesto proprio quei file? È successo qualcosa?"

L'intuito del detective era infallibile come sempre del resto, però Katsuki non voleva rivelare nulla a tal proposito, non essendo neanche lui certo della persona che aveva incontrato qualche giorno fa.

"Nulla di particolare, mi sembra di aver visto una di queste persone in giro e volevo solo accertamene"

"Ho capito, se avessi bisogno di altro fammelo sapere, buon lavoro"

"Le sono grato della collaborazione"

L' intenzione dell'Hero era quello di vederci chiaro per evitare di coinvolgere persone che non c'entravano nulla.
Subito dopo l'uscita del detective Tsukauchi, la porta del suo studio si riaprì quasi subito, conoscendo il temperamento del Two Number Hero, la persona che era entrata voleva morire.

Katsuki stava per inveire contro il cretino che aveva osato entrare senza, ne bussare, ne annunciarsi ma si bloccò immediatamente, davanti a lui si presentò la ragazza che aveva visto qualche giorno prima, la ragazza che lo aveva incuriosito...

"Mi spiace non essermi annunciata correttamente, non volevo sembrare maleducata, ma ho poco tempo a disposizione"

"Sei tu... Miri Izumi"

"Vedo che conosci il mio nome, sarà tutto più semplice allora"

Gli vidi accavallare la gamba destra come per mettersi comodo, la sua schiena si adagiò completamente allo schienale di pelle nera della sua poltrona.
Direi che il suo atteggiamento manifestava curiosità, in primis per me, almeno credo, ma anche per come ero riuscita a infiltrami senza che nessuno notasse la mia presenza.

"Sei audace, a stento credo che tu sia riuscita ad arrivare fino a qua senza che nessuno ti vedesse, dovrai spiegarmi come hai fatto. Del resto, se sei riuscita a farlo significa che la sicurezza è scarsa."

"La sicurezza non è scarsa, avete dei giovani Hero promettenti, chiunque verrebbe considerato un matto a provare infiltrarsi in una delle agenzie di Hero migliore del Giappone."

"Non tu però, a quanto pare ti consideri matta"

"O speranzosa di trovare aiuto"

I suoi occhi si strinsero come due fessure, quegli occhi mi stanno scrutando per vedere se dico la verità, ma non con disprezzo o odio, no, quegli occhi trasmettono una sorta di fiducia... Ma vedremo se rimarranno tali dopo aver ascoltato ciò che ho da dirgli.

"Aiuto? Di che aiuto stai parlando? Da quel che ho potuto vedere te la sai cavare bene anche da sola"

"Se fosse veramente così non sarei qui davanti a te, ma alle Maldive a godermi il sole e l'oceano"

"Tuochè. Accomodati, vuoi qualcosa da bere?"

Dopo venti minuti in piedi mi chiede adesso se voglio accomodarmi?! Che gentiluomo! Ma sorvoliamo su questo aspetto, starei anche io sull'attenti al suo posto.

"No grazie, sono venuta solo per dirti una cosa"

"Cosa?"

"Se vuoi sapere di me e del mio passato vieni a questo indirizzo, questa sera alle 22:00. Da solo. Non dirlo a nessuno"

"Cosa ti fa credere che venga?"

Mi sedetti su una delle poltroncine poste davanti alla scrivania e accavallai la gamba, incrocia le braccia al petto, ora, ero io a fessurare i miei occhi su di lui. Aveva lanciato una sfida ed io non mi sarei tirata indietro, non sono il tipo che lascia perdere.

Inclino leggermente la testa verso destra e con una mano davanti alla bocca per nascondere il sorrisetto straffottente, oserei aggiungere, gli dissi:

"Per il semplice fatto che, nonostante i tentativi, vani, di nascondere quei documenti contenenti i miei dati, i tuoi occhi sono come un libro aperto e quello che ne leggo è curiosità"

"Tsk"

Mi alzai dalla poltrona e mi avvicinai alla porta, abbassando la maniglia ma prima di uscire dalla stanza mi voltai verso il biondino e facendogli l'occhiolino, dissi:

"Lo prendo come un sì, ti aspetterò. Prima e ultima chance, dopo di che sparirò. Io ne approfitterei se fossi in te"

Uscì definitivamente dal suo studio e mi incamminai verso l'uscita, nel tragitto rimisi la parrucca che avevo accuratamente nascosto nel porta ombrelli posto fuori dalla porta dell'Hero.
Non potevo di certo svelarli il modo con cui sono riuscita a intrufolarmi.

Un mago, non rivela mai le sue magie.

Non avevo voglia di prendere le scale anche se sarebbe stata la soluzione migliore ma, ripeto, non avevo voglia.

Prenotai l'ascensore e attesi, le porte si aprono e davanti a me vedo il One Number Hero, Deku e il quarto Hero in classifica, Red Riot che si limonavano come se non ci fosse un domani. Evidentemente non si erano accorti delle porte dell'ascensore che si aprivano, le loro facce sarebbero da incorniciare per quanto imbarazzo stessere provando in quel momento.

Certo che gli Hero ci danno dentro in tutti i sensi...

"S-sono desolato! Non era nostra intenzione farci trovare i-in q-questa situazione!"

"Si figuri Deku, non mi scandalizzo per un semplice bacetto"

Le guance spruzzate di lentiggini dell' Hero in vetta alle classifiche, erano di un rosso così acceso che se avessi preso due uova per cucinarle ci sarei riuscita, senza alcun dubbio.
Di fianco a lui, Red Riot era stranamente taciturno, mi ha sempre dato l'idea di una persona molto espansiva e che, se in una conversazione ci fossero stati dei vuoti o dell'imbarazzo, avrebbe fatto di tutto pur di colmare quel vuoto.

Invece, se ne stava lì, fermo, immobile ad osservarmi; iniziai a provare un leggero panico, possibile che mi avesse riconosciuto, nonostante il mio travestimento?

"Ora ricordo dove ti ho vista!"

Cazzo! Sono fottuta!

"Sei la ragazza che lavora al chioschetto di panini vicino al parco, vero?"

"A-ah s-si! Sono proprio io, hai una buona memoria visiva Red Riot, sono invidiosa!"

"Ah, visto Deku! Anche io ricordo le cose"

Lo diceva con un'aria da soddisfatto e non capivo perché gonfiasse il petto e le braccia dopo averle incrociate davanti al busto.

"Si, si Red Riot. La tua memoria è formidabile"

Vidi come anche il rosso fosse entrato nel panico, sentendo il tono che aveva usato il minore.

Oh oh oh...qualcuno aveva dimenticato qualcosa di importante...

Beh, non volevo ritrovarmi in mezzo a una faida tra amanti, così decisi di prendere le scale per uscire il prima possibile dall'edificio.

"È stato un piacere incontrarvi di persona, scusate ma adesso devo proprio andare, il lavoro mi chiama. Arrivederci!"

"Asp-"

Ma prima di sentire ciò che avevano da dire, avevo varcato la soglia della tromba delle scale per poter scendere, avrei sicuramente preso l'ascensore da un altro piano.

Come ho detto prima, non avevo voglia di farmi venti piani a piedi.
Certo che il signorino biondino si tratta bene!

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