Capitolo 3

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Il suono ritmatico di una matita che urta la superfice di legno lucido del tavolo, è tutto ciò che riempie il silenzio dell'enorme biblioteca.
Dita sottili la rigirano nervosamente, irritando i vicini di tavolo, immersi nelle loro sonnecchiose letture pomeridiane.
Un piede comincia ad andare a tempo, battendo nervosamente il pavimento, ben presto accompagnate dalle dita della mano libera, che tamburellano a pochi centimetri dalla matita.
Un paio di occhi castani osservano il cielo plumbeo dall'enorme vetrata, come se le risposte fossero scritte tra le nuvole cariche di pioggia.
Un respiro veloce, nervoso. Una schiena che non riesce a star dritta, le gambe che tirano indietro la sedia che gratta il pavimento, facendo un gran rumore.
Qualche sbuffo si alza in lontananza, segnale di evidente fastidio.
« Babs... per favore! » una voce spezza quell'inquetudine.
Ed il riflesso nella vetrata restituisce l'immagine di due ragazze, sedute una di fronte all'altra. Una palesemente agitata, l'altra immersa nella lettura di un grande tomo aperto sul legno lucido.
« Da voce ai tuoi pensieri, piuttosto che tenerli dentro. Non lasciare che ti divorino l'anima.. »

La ragazza di nome Babs, finalmente, distoglie lo sguardo dalle nuvole tempestose, per guardare la sua attuale compagna di squadra, seduta di fronte a lei.
Ha dei lunghi capelli castani, perennemente legati in una lunga coda di cavallo, occhi scuri che ricordano le foreste in inverno, e un sorriso timido dipinto sul viso giovane.
« Io non so cosa fare. » borbotta Babs, con la voce rotta dall'ansia.
Sentimenti contrastanti si rivoltano nel suo stomaco, lottano tra di loro, graffiando la corazza che in quei due anni era riuscita nuovamente a tirar su.

« Io credo che dovresti andare. » la ragazza chiude il tomo con un tonfo deciso, sollevando polvere dal tavolo.
Babs lascia vagare lo sguardo sul libro, la matita che continua a ruotare nervosamente tra le mani. « E perché dovrei? Non c'entro più nulla nelle loro vite. Sono trascorsi due anni, Bet! »

« Proprio perché è trascorso cosi tanto tempo che devi fare ritorno a casa! Hai bisogno di vedere la tua famiglia.. »

A quelle parole, gli occhi della bionda vengono attraversati da un'ombra oscura, come se il solo sentir pronunciare la parola ' famiglia ' possa far venir giù una tempesta. « Io non ho una famiglia. »

Lo sguardo di Bet si addolcisce, una carezza silenziosa, e lentamente allunga la mano sul tavolo, stringendo il polso di Babs, quello che continua a far ruotare la matita.
« Non dire cosi! Tua sorella non c'entra nulla, eppure sono sicura che ha bisogno di te. Cosi come tu hai bisogno di lei. »

Le labbra di Babs si incurvano in una smorfia. « Mia sorella sta bene anche senza di me. »
A quel punto, Bet blocca il polso dell'amica, aumentando la pressione delle dita sulla pelle. « E Lilith, allora? »
La matita si ferma, cadendo sul tavolo. Rotola lentamente, sotto lo sguardo della bionda, che resta in silenzio, avvertendo il vuoto sotto i piedi.
« Lilith è felice. Sta per sposarsi. Nessuno ha bisogno di me, vuoi capirlo o no? » si alza in piedi, quasi rovesciando la sedia. Afferra le sue cose, sotto lo sguardo di Bet e si dirige fuori dalla biblioteca, liberandosi in un respiro lunghissimo, come se all'interno dell'edificio le fosse mancato il fiato per tutto il tempo.
Siede sui gradini, e rovistando nella tasca, tira fuori l'essenziale per preparsi una sigaretta.
Non fuma più come una volta. Il Quidditch ha regole ferree, che uno sportivo come lei deve seguire, se vuole restare in squadra e giocare come si deve.
Ma in quel momento non può farne a meno.
In realtà da quando ha ricevuto quella lettera, che non riesce a smettere di fumare, che non riesce a smettere di pensare.
Prende il primo tiro, per poi liberarlo sollevando il mento all'insù, e all'improvviso quel peso si allegerisce, all'improvviso va tutto un po' meglio. Poggia le braccia sulle ginocchia, e chiude gli occhi, rilassando i muscoli.
Sarebbe bello se fosse tutto più semplice, se tornare a casa fosse un piacere, e non una decisione difficile da prendere. Sarebbe tutto diverso se le cose non fossero andate in quel modo. Magari lei non sarebbe mai andata via. Ed ora non avrebbe motivo di riflettere se andare o meno al matrimonio di quella che era la sua migliore amica.
Non che avesse mai litigato con Lilith, ma col tempo Babs si era allontanata. Un po' per via del Quidditch, degli impegni, un po' perché sentire Lilith equivaleva a pensare ad Eden.
Ogni volta moriva dentro nel chiederle come stesse, se fosse andata avanti.
Ed ogni volta era una pugnalata al cuore sentire Lilith dire ' non chiedere, è più facile per tutti. '
Ed allora si era arresa, e aveva provato a lasciarle andare.
Ma come si fa a lasciare andare qualcosa che si è amato cosi tanto?
Tira l'ennesimo sbuffo alla sigaretta, per poi tornare con lo sguardo rivolto all'insù, mentre Bet prende posto sul gradino, al suo fianco.
« Ti ricordi quando mi hai detto che l'amore non è che un salto nel vuoto ad occhi chiusi? »

Perchè fa male? Perché è cosi dannatamente brutale?
« Non ti ho mai mentito. È la verità. Non sai quello che troverai dopo il salto, però l'adrenalina è pazzesca mentre stai cadendo. » le risponde senza mezzi termini, stringendo forte gli occhi.
« Allora perché diamine non ti stai buttando a capofitto? Torna a casa, riprenditi il tuo posto, la tua migliore amica. »
Babs scuote il capo. Non funziona cosi, non più ormai.
« Non è quello il punto. Non è quello che mi spaventa. Lo sai. »
Bet sospira pesantemente. Le sfila la sigaretta dalle dita e la getta lontano. Babs la guarda cadere sull'asfalto, dove verrà calpestata.
« Non può spaventarti qualcuno che ha già paura di te. »
Le dita di Babs corrono tra i suoi capelli, rovinosamente scompigliati.
Anche il non pronunciare quel nome le fa scoppiare la testa. È come se le rimbobasse nei pensieri, di continuo.
« Perchè fa ancora cosi male? » domanda, dondolandosi, la testa nascosta tra le gambe.
« Perchè il tempo non cancella le ferite. Le trasforma in ricordi, e i ricordi si sa, fanno più male di una stilettata al cuore. »
« Ma io ho provato. Ho provato con tutte le mie forze. Ma non ci riesco. E se prima provavo ad ignorarlo, dopo quella dannata lettera è tornato tutto più potente di prima. »
Bet stringe le mani tra le gambe, allungate davanti a lei. Solleva le spalle e osserva un punto indefinito.
« Credo che anche lei abbia provato a ricominciare. Quando una storia finisce, per nessuno dei due è mai facile. E magari in questo momento si sente come te. E ha paura, perché potrebbe soffrire ancora. »

Babs non sa cosa sperare. L'idea che possa aver ricominciato, che possa aver trovato qualcun altro, le fa venir voglia di tornare a casa e riprendersela.
Ma anche l'idea che lei possa soffrire, pensando di poterla rivedere... le fa tremare il cuore, le ossa, il mondo intero.
« Torna a casa, Babs. Affronta la realtà una volta per tutte. Dopo sarà più semplice. Te lo prometto. Smetterà di essere cosi difficile. »
Bet le stringe una mano sul ginocchio, per poi voltarsi a guardarla.

Dal primo momento in cui si sono trovate, Bet aveva capito che tutta quell'arroganza, tutta quella persona costruita alla perfezione che era Babs, era soltanto una maschera che prima o poi sarebbe crollata.
Babs affrontava il dolore ad un modo tutto suo. Che fosse ubriacarsi la sera prima di una partita, o portarsi a letto dieci ragazze in una settimana, o fumare più sigarette del dovuto.
Era una persona diversa quando parlava di Lilith, di April, di Eden.
Sopratutto di quest'ultima, il suo unico amore.
Poi non aveva più amato. Aveva gettato la chiave del suo cuore. Non voleva più saperne dell'amore.
Eppure Bet si domandava, se magari fosse proprio quello il trucco.
Rivedere il buio una volta per tutte, sentirne il sapore, ricascare nell'errore, per poter davvero ricominciare da capo.
Ma Babs avrebbe dovuto capirlo da sola.
In quel caso lei non avrebbe potuto starle vicino. Il suo compito era terminato.
« Sarà meglio che tu avvisi il coach della tua partenza. Dovremo rivedere gli schemi di allenamento. » borbottò, dandole una pacca sulla spalla, cercando di rianimarla.

« Tu non vieni con me? » le domanda Babs, aprendosi uno spiragli tra le dita dove vi era nascosta.

« E lasciare qui James? Non se ne parla. Non andrei in nessun continente senza di lui. »

Per un attimo fu la solita Babs di sempre, con un eco lontano dell'altra nello sguardo.
« Potrei vomitare »

Bet sorrise, scoccandole un occhiolino. Non era da tutti riuscire a scorgere dietro quello scudo difensivo, uno sguardo triste e lontano, che Bet aveva imparato a capire, era collegato solo e soltanto a quello che aveva perso, e che forse non avrebbe più riavuto indietro.

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⏰ Last updated: Mar 01 ⏰

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