L'imperdonato

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L'imperdonato vagava in cerca di redenzione.
Vestito di stracci e bende, camminava in una landa desolata, dove il vento bollente gli sfregiava la pelle e inalzava la sabbia, facendo lacrimare i suoi occhi stanchi.
Ma non lacrimava solo per i granelli  d'orati che gli graffiavano le iridi, piangeva in gran parte per il ricordo della sua amata morta sul campo di battaglia.
Lei era una guerriera che non si faceva sottomettere da nulla, tranne che dalla morte quando le si palesò di fronte.
L'imperdonato piangeva per non averla protetta, e per aver perso assieme a lei il figlio che portava in grembo.
L'imperdonato smise di piangere quando anche l'ultima lacrima venne prosciugata dall'aridità del deserto, e come letti di fiumi spogli, i solchi lasciati dalla tristezza gli si cicatrizzarono sul volto.
Nello sguardo si intravedeva lo scorcio  di un'anima dannata e provata dall'autocommiserazione; gli occhi erano tunnel oscuri dei quali non si riusciva a vedere il fondo.
Le occhiaie profonde, la disidratazione e la fame resero il suo viso un teschio;
la magrezza e la spossatezza indebolirono i muscoli possenti, facendoli marcire dall'interno fino a prosciugarli, rendendolo più simile ad un brandello d'abito trasportato dal vento, che ad un uomo in piedi sulle proprie gambe.
Era già morto e se n'era accorto, ormai viveva solo per cercare il perdono, che non gli poteva essere conferito da nessun altro se non da se stesso, e non se lo sarebbe concesso per nulla al mondo.
E quando la sua amata dal regno dei morti vide le condizioni in cui riversava, decise di tornare apparendogli in sogno, per spronarlo a vivere ancora.
Ma lui la scacciò via, convinto che ella altro non fosse che un vano tentativo del suo inconscio di portarlo a dimenticare il suo peccato.
Lei, dall'altro mondo si mise a piangere così forte che le anime, sue compagne, le promisero di vegliare sul suo fidanzato.
Il giorno seguente quando riaprì gli occhi, dopo una notte scombussolata e piena di ricordi, si ritrovò su una carrozza guidata da un vecchio uomo paffuto e sorridente; si chiese se stesse ancora sognando, ma l'uomo lo rassicurò e gli diede dell'acqua.
La sete di autolesionismo era più forte dell'arsura, ma l'uomo insistette fino a doverlo imboccare, non che gli fu difficile, dato che non riusciva nemmeno ad alzare le braccia per difendersi.
Gli diede anche un pezzo di pane, del quale mangiò un morso per poi lasciarlo lì.
L'uomo gli disse che era maleducazione rifiutare del cibo offerto, ma l'imperdonato non voleva mangiare. Gli chiese perchè lo stesse aiutando e l'uomo rispose che era suo dovere soccorrere i bisognosi; aggiunse di essere un medico.
L'imperdonato gli chiese quale fosse la loro direzione; viaggiavano verso Ariosta, la capitale del deserto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 29 ⏰

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