Capitolo 46

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Astrid

Non avevo mai avuto una migliore amica. Una persona con cui confidarmi, di cui avere piena fiducia. Avevo messo piede al liceo la prima volta, certa che sarebbero stati anni intensi e sicuramente solitari, perché non sono mai stata quella estroversa.

Ero riservata, sulle mie, una romantica d'altri tempi, perché si, tendevo a idealizzare l'amore un pò troppo come i film che guardavo spesso o i libri che leggevo e mi andava bene così

Poi avevo conosciuto Michael. Ma lui era il migliore amico di uno dei più popolari con la peggior fama, ma anche se migliori amici erano diversi

Michael era dolce, gentile, mi ha sempre sorriso in quel modo che da subito mi ha fatta innamorare di lui. Sapevo non avrei guardato nessuno come guardavo lui, ma avevo abbandonato ogni speranza, insomma c'erano tantissime ragazze perché avrebbe dovuto notare me?

Eppure lo aveva fatto, mi aveva notata, mi aveva parlato, mi aveva baciata e fatta sentire speciale. Anche quando gli avevo confidato la voglia di aspettare, lui si era dimostrato premuroso anche se lo avevo intravisto il suo sguardo, un misto di panico e sorpresa

Ma aveva capito, e si era presentato alla mia festa con una collana con incisa la sua iniziale

E la prima cosa che avrei voluto fare era parlarne con la mia migliore amica

Non ne avevo mai avuta una fino ad ora

Katherine era apparsa come un angelo arrivato quando ne avevo più bisogno

Era spigliata, estroversa, con la risposta sempre pronta e un carattere che le invidiavo. Mi aveva insegnato così tanto in quei mesi, avevo trovato in lei una spalla, un sorriso, una parola, una sorella.

Era speciale e speravo che la nostra amicizia durasse in eterno, non so, magari come in quei film in cui le migliori amiche del liceo si ritrovano da adulte a condividere aneddoti della loro vita passata come non si fossero mai separate

Quel tipo di amicizia in qui i rispettivi figli ci chiamano zia

Quel tipo di amicizia in cui trascorriamo natale o capodanno insieme come una famiglia

Rigiro la collana che ho al collo tra le mani incapace di star ferma, i miei occhi vagano ovunque perché se mi fermassi anche solo per un momento in un singolo dettaglio, scoppierei a piangere e non so se i miei occhi reggerebbero ancora lacrime.

Ne ho versate troppe nelle ultime ore, non pensavo nemmeno si potesse piangere così tanto. Una mano si posa sul mio ginocchio e subito mi volto ritrovandomi due occhi azzurri che mi scrutano dolcemente. Michael allunga una mano dove tiene un bicchiere di caffè e me lo porge, ma so già non lo berrò, non rischio di addormentarmi, non ci riuscirei comunque.

"Grazie" sussurro quasi come non volessi farmi sentire

Il ragazzo che amo praticamente da sempre mi avvolge in un abbraccio e reggere ancora quella sensazione di pesantezza sul cuore diventa impossibile. Non ci riesco.

"Sei sveglia da quasi ventiquattro ore"

Sussurra una volta che siamo occhi negli occhi

"Ho già avvisato i miei, ma tornano comunque domani"

È domenica, erano partiti per lasciarmi casa libera e poter organizzare la mia festa di compleanno

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