16. The pieces came together without thinking about it

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Il suo buio era il silenzio.

E io grido perché sono distrutta, angosciata e disperata per tutto quello che è accaduto. Urlo e una sola frase, una avvertenza, un qualcosa che mi terrorizza e arriva al mio orecchio tra tutti quegli schiamazzi e risate, mischiati a colpi di bacchetta per lanciarmi addosso altre scosse che mi sconquasseranno abbastanza da non parlare mai più.

«Farai la sua stessa fine, tra qualche mese tu sarai lei. Puoi scappare, fuggire, farti proteggere o renderti invisibile ma tu arriverai a essere come lei un giorno. Morta senza poter parlare.»

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Mi sveglio emettendo un gridolino, un respiro affannoso e una lacrima che solca la mia guancia per poi finire sul cuscino bianco. Che guardandolo bene è stropicciato e umido, la sua solita fine.

I miei occhi sono lampeggianti, aperti alla velocità della luce per la paura, il mio corpo è sudato e la mia testa cerca di mettere in ordine ciò che è davvero successo.

E quando finisce mi rendo conto che era solo un incubo, soltanto un incubo dei tanti. Uno di quei infiniti sogni oscuri che mi porto nella notte e che mi lasciano la mattina.

Solo che questo di incubo è stato diverso, troppo crudele, troppo lancinante e troppo lontano da me. Non ero io la protagonista, o meglio sì lo ero, ma io ero solo la pedina come i pedoni negli scacchi, pezzo utile ma non fondamentale può essere mangiato in un attimo.

Nell'incubo c'era un'altra persona che veniva schiacciata, una pedina davvero fondamentale. Mia madre.

La donna a cui ho sempre voluto bene, la donna che tutte dovremo essere, la moglie giusta per chi sa amare e la madre più amorevole, migliore e perfetta che io abbia mai voluto.

Mia mamma è la mia eroina.
Come quando da piccola ti chiedevano, quale è il tuo eroe? E tutti rispondevano un supereroe dei fumetti mentre tu ancora dovevi scoprire quale fosse. E dopo anni io ero arrivata alla conclusione che era lei la mia vera eroina.

Non salva le persone, non ha poteri speciali, non spara ragnatele, non è ciò che tutti definiscono forte. Ma è la mia mamma, è la mia eroina non quella degli altri e va bene qualunque cosa faccia.

Non mi interessa che sia una cosa infatile, è una cosa mia e rimarrà tale. Potranno anche definirla da bambini appunto o mi definiranno una stupida, non mi importa io la penso così e non cambierò idea per loro.

Comunque nell'incubo mia madre veniva spezzata, uccisa brutalmente perché avevano sia usato la magia che non, ed era orribile.

Di incubi ne faccio, sempre incentrati su di me e mio padre che mi tortura come solo lui fa, ma con mamma mai. È la prima volta ed è stato davvero devastante.

Normalmente se lei compariva era solo per qualche secondo e non c'entrava affatto con il contesto. Mentre in questo lei era la chiave, era la regina degli scacchi e io ero la pedina che la osservava cadere sapendo di non aver mosso un passo per proteggerla.

E mi sento i sensi di colpa attraversarmi come se fosse accaduto veramente, anche se in un altro senso sì.

Resto nella mia solita posizione per un bel po', di più rispetto alle altre volte.
Sto parlando del fatto che quando mi sveglio da un incubo io ho quei dieci secondi in cui realizzo che non era la realtà e poi mi metto nel letto seduta con le gambe incrociate a pensare, non so a cosa ma a tutto e niente allo stesso tempo.

Infinite Darkness | Mattheo Riddle Where stories live. Discover now