Capitolo 14

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                Brayan

Quando Astrid mi disse che dovevamo parlare, lo sapevo già. C'era un nodo nella mia gola mentre aspettavo che pronunciasse le parole che temevo di sentire. "Penso che dobbiamo parlare," disse con voce calma, ma il turbamento nei suoi occhi era evidente.
Io volevo affrontare la situazione, ma allo stesso tempo non volevo rovinare quell'attimo di felicità che stavamo condividendo. "So già di cosa vuoi parlare, Astrid," dissi con un sospiro, "ma credimi, in questo momento non ho voglia di affrontare tutto questo."
Lei si alzò dal lettino e si voltò verso il tramonto, lasciandomi lì a guardare il profilo delicato del suo viso contro la luce dorata. Mi avvicinai a lei, avvolgendola con le mie braccia mentre il vento leggero giocava con i suoi capelli. Non c'era bisogno di parole, quel momento di silenzio e conforto era sufficiente per capire che, nonostante tutto, eravamo lì l'uno per l'altro.
"brayan,credimi questa storia non può continuare te sei il mio professore,io la tua alunna!"
Io la guardo e in un certo senso lo sapevo pure io che questa storia non doveva andare avanti soprattutto perché,Astrid non sapeva nemmeno il motivo perché io ero capitato qui e adesso pure nella sua vita!
"astrid,credimi vorrei raccontarti tutto ma..."

Squillo il telefono di Astrid e lei mi guardò impaurita e non capivo il motivo.
Astrid mi guardò con gli occhi pieni di lacrime mentre il telefono continuava a squillare, annunciando una chiamata in arrivo. Il suo viso pallido trasmetteva una paura palpabile, e io non capivo cosa stesse succedendo. "Astrid, che succede?" chiesi, cercando di mantenere la calma nonostante l'agitazione che cresceva dentro di me. "C'è qualcosa che non va?"
Con voce tremante, Astrid mi confessò la verità: c'era una persona che la minacciava ogni volta che stavamo insieme, una presenza oscura che gettava un'ombra sulla nostra relazione. "Non capisco chi cazzo sia," sussurrò, le lacrime rigando il suo viso pallido.
La mia rabbia cresceva dentro di me mentre cercavo di elaborare quello che stava dicendo. "Che cazzo, Astrid!" esclamai, sentendomi tradito e confuso. "Perché non mi hai detto niente prima? Fammi rispondere a me."
Con mano possente , afferrai il telefono e risposi alla chiamata, la mia voce serrata dall'ira contenuta. "Pronto?" chiesi, cercando di mascherare la tensione che mi pervadeva. Ma la chiamata si interruppe improvvisamente, lasciandoci lì nel silenzio dell'alba , circondati dall'incertezza.

Mi trovavo nella mia stanza d'albergo, ancora sconvolto dalla rivelazione di Astrid. Mentre mi preparavo per una doccia, sentii bussare alla porta. Andai ad aprire e mi trovai di fronte a Bella, con il suo sorriso accattivante.
"Buongiorno, prof!" disse con un tono vivace. "Dormito bene?"
La sua domanda mi colse di sorpresa, ma risposi con un semplice "sì" senza tanti giri di parole. Bella continuò, dicendo di avermi visto uscire la notte prima e salire all'ultimo piano, chiedendosi perché non mi avesse invitata.
Guardai Bella con un misto di disgusto e disprezzo, lasciando trasparire il mio sarcasmo. "Cara Bella," dissi con un tono sprezzante, "sicuramente c'era qualcun'altra al tuo posto che mi ha soddisfatto." Con quelle parole, chiusi la porta in faccia e mi incamminai verso la mia stanza per prepararmi ad affrontare la giornata.
Presi le mie cose e scesi dalla stanza, lasciandomi alle spalle i pensieri confusi e le emozioni tumultuose che mi avevano assalito quella mattina. Era chiaro che dovevo fare i conti con il passato e le relazioni complicate che lo accompagnavano, ma per ora dovevo concentrarmi sul presente e su ciò che mi aspettava là fuori.
Scendendo nella hall dell'hotel, trovai tutti i ragazzi in attesa, pronti per la giornata che avremmo trascorso in giro per la città insieme al professor Brown. Il pullman era appena arrivato, e salimmo tutti insieme.
Mentre prendevamo posto e i ragazzi iniziavano a cantare a squarciagola canzoni, sorridevo osservandoli. Erano così vivaci e pieni di energia, e la loro gioia contagiava l'intero autobus.
In lontananza, scorsi Astrid in compagnia dei suoi amici. Ma qualcosa attirò la mia attenzione: stava ridendo e scherzando con quel moccioso di David. Non potevo sopportarlo, quel ragazzo mi dava sui nervi con il suo fare angelico.
Guardai Astrid con una sensazione di amarezza nel cuore. Avrei voluto essere io a farla ridere, a farle passare momenti felici. Ma ora sembrava felice con qualcun altro, e quella constatazione mi riempiva di gelosia e frustrazione. Decisi di concentrarmi sulla giornata insieme ai ragazzi, cercando di scacciare quei pensieri e godermi il momento presente.

Black mirror at nightWhere stories live. Discover now