chapter 10

92 8 0
                                    

21 ottobre 1993
Hogwarts

<<Ehi, svegliati>> Hermione scosse la sua amica e le tolse le coperte
<<Lasciami dormire>> protestò la ragazza togliendosi i capelli color ciano dal viso
<<Vado in bagno, quando esco ti voglio pronta. Chiaro?>> continuò la riccia
<<Certamente>> sussurrò Soraja avvolgendosi fra le coperte
<<Ti ho sentita!>> urlò Hermione dal bagno
Soraja si addormentò e, quando Hermione uscì, pensò che se la sua migliore amica avesse saltato una lezione non sarebbe crollato il mondo, così la lasciò dormire.
Prima di andare via, però, le sistemò bene le lenzuola e le tolse nuovamente i capelli dal viso.
Guardò i lineamenti delicati della ragazza e poi si fece scappare un piccolo sorriso. Si ricompose e uscì.
Hermione arrivò in Sala Grande e si sedette vicino a Ronald. Harry la guardò incuriosito e poi osservò intorno a lui: Soraja non c'era.
<<Herm, dov'è Soraja?>> chiese bevendo il succo di zucca nel suo bicchiere
<<Dorme, era stanchissima e l'ho lasciata lì. Se vuoi, dai una controllata tu dopo>> rispose Hermione facendo capire ad Harry di andare a scusarsi con la ragazza.
Il ragazzo la guardò tra il furioso e il preoccupato continuando a mangiare i suoi cereali distrattamente.
Pensò a come potesse essersi sentita Soraja dopo le sue parole e sbuffò: aveva fatto un bel casino. Sapeva benissimo che la sua migliore amica, quando era delusa, dormiva, dormiva e dormiva. In pratica: dormiva per non pensare.
<<Vado da Soraja, dite ai professori che non mi sento bene se mai dovessero chiedere>> Harry si pulì il muso con un fazzoletto e si alzò
Camminò con nonchalance fino al dormitorio, così da non destare sospetti, si guardò intorno e poi bussò piano.
<<Posso entrare?>> chiese scrocchiandosi le dita
<<Vattene, chiunque tu sia>> borbottò Soraja ancora tra le coperte
<<Soraja, dai...>> disse Harry ma la ragazza non rispose
<<Guarda che la butto giù se non la apri tu>> continuò il ragazzo forzando un po' la maniglia
<<Harry non farmi ridere>> disse Soraja con tono scocciato
<<Apri, per favore>> insistette
Harry sentì Soraja sbuffare e, dopo poco, la serratura scattò.
<<Che fai? Stai lì o entri?>> chiese Soraja mettendosi le mani sui fianchi
Il ragazzo entrò e si sedette sul letto
<<Cosa c'è?>> domandò
<<Non posso stare qui?>> chiese Harry poggiandosi sui gomiti
<<Non si risponde alle domande con altre domande, caro>> disse sarcastica Soraja
<<Quindi, ripeto, che vuoi?>> si sedette sul letto
<<Senti, Soraja, scusami. Non volevo dire quello che ho detto, ok?>> spiegò impacciato il ragazzo
<<E cos'è che hai detto? Non ricordo bene>> Soraja iniziò ad alterarsi
<<Dai, per favore>> sussurrò
<<Non lo ricordi nemmeno tu? Ah, sì, ora ricordo: mi hai rotto il cazzo. Era così?>> continuò Soraja ed Harry non parlò
La ragazza sorrise e sbuffò
<<Io vado>> Soraja prese la sua borsa e uscì dalla stanza
Che coglione, pensò di se stesso Harry. Come aveva potuto mai dire una cosa del genere all'unica persona che c'era sempre stata per lui? Come?
Si mise le mani fra i capelli e sospirò, affranto.
Non poteva rimanere arrabbiata per sempre, prima o poi le sarebbe passato. Quelle parole, però, a Soraja non passavano. Erano come delle ferite che stavano per sanarsi: se le lasci perdere si forma la crosta e poi passa da solo, se le tocchi o provi a togliere la crosta fanno di nuovo male e il sangue riprende a scorrere. E per Soraja il "togliere le croste" era vedere Harry.

Soraja scese le scale saltellando e, quando arrivò in Sala Comune, si avvicinò correndo ai suoi amici che stavano andando a lezione
<<Avete risolto?>> chiese Neville
<<Risolvere cosa?>> Soraja lo guardò incuriosito
<<Tu ed Harry>> continuò
<<Non c'è nulla da risolvere con le teste di cazzo come lui.>> tagliò corto la ragazza
<<Io rimango qui, mi annoio oggi di venire a lezione>> Soraja avvisò Hermione e poi si andò a lanciare su un divanetto
La ragazza guardò intorno a lei e poi tirò fuori dalla sua borsa uno dei mille libri che aveva in stanza.
Si mise composta e iniziò a leggere, spostando di tanto in tanto i capelli che ricadevano dalla fronte.
Quel libro lo aveva letto milioni e milioni di volte insieme ad Harry, era il loro preferito. Si sentiva strana a leggerlo da sola, considerando il fatto che lo aveva sempre letto con il suo migliore amico recitando a memoria le battute.
La ragazza chiuse il libro, sbuffò e lo posò violentemente nella borsa. Pensò a cosa potesse fare e, alla fine, si fece piccola piccola sul divanetto e chiuse gli occhi.
All'inizio pensò ancora alle parole di Harry, poi, però, si accorse che stava per piangere e quindi si impose di pensare a tutt'altro. Ma nulla le veniva in mente se non quella frase che l'aveva distrutta completamente. Il tono con cui Harry le aveva parlato, la frase in sè, la facilità con cui le aveva detto quelle parole...tutto la distrusse. E si sentì ridicola, sì, perché lei sentiva molti ragazzi nel Castello dirselo e poi ridere, come uno scherzo. Lei ed Harry, però, non erano amici: erano anime gemelle. Si erano sempre completati e non si erano mai ritenuti semplici amici, eppure a Soraja balenò per la mente l'idea che per Harry lei fosse solo una semplice amica con cui era stato costretto a crescere, l'unica scelta. Un po' della serie: o lei o cresci senza amici. Una costrizione. Era l'unica spiegazione, pensò, altrimenti non avrebbe mai avuto quella sfacciataggine nel dirlo, perché Soraja non glie lo avrebbe mai detto. Nemmeno con i nervi completamente saltati, nemmeno con la rabbia che le fuoriusciva dagli occhi, nemmeno se lui l'avesse tartassata di domande o se le avesse tirato i capelli. Mai.
La ragazza riaprì gli occhi e si distese in modo tale da poter guardare il soffitto e lì le parve di vedere lei ed Harry da bambini: lei stava piangendo, ma al contatto con le mani di Harry smise. Sorrise leggermente e poi sospirò. La verità era che lei sperava che Harry la pensasse come lei, che non la ritenesse una semplice amica e che, prima o poi, le avesse chiesto scusa come meritava.
A chiedere scusa Harry l'aveva fatto, ma Soraja si sentì ancora più distrutta dopo le sue parole perché le erano sembrate finte, scuse tanto per dire.
"Mi scuso con te perché sono obbligato a crescere nella tua stessa casa e quindi scusa, ciao." Ecco, Soraja aveva sentito esattamente questo, però non avrebbe mai dimostrato quanto le facesse effettivamente male: aveva imparato ad indossare una maschera di freddezza e di "ironia tagliente",chiamiamola così, ogni qual volta che ricevesse una delusione. E quel ruolo, Soraja, lo faceva alla perfezione.

Solo migliori amici -Harry James Potterحيث تعيش القصص. اكتشف الآن