5 • Luna Storta

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È un'altra di quelle giornate in cui il malumore e la negatività te li senti strisciare sulla pelle

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È un'altra di quelle giornate in cui il malumore e la negatività te li senti strisciare sulla pelle.

Come i brividi di freddo che ti scuotono da capo a piedi e che non hanno niente a che vedere con le temperature invernali, perché sono il sintomo di un malessere che va curato.

Ho imparato che non ci puoi fare niente per questo tipo di giornate. Che non basta distrarti, che te le devi semplicemente vivere. Perché il tuo inconscio ti sta parlando, e più a lungo provi a zittirlo gettando altri pensieri sulla sua voce, più lo farai incazzare e lo costringerai a urlare.

Oggi il mio inconscio sta urlando.

E io so anche cos'è che deve dirmi.

Quando arriva il momento di esibirmi, provo a spingere ogni cosa in un angolo anche solo per quel breve lasso di tempo, ma non so se ci riesco. Il pubblico applaude come sempre alla fine del mio numero, ma io sento di non aver dato il meglio.

Se non ci stai con la testa, allora nient'altro può funzionare.

Come sempre, prima di andare via, mi presento nell'ufficio del mio capo per i soldi, domandandomi se per la quarta settimana di fila lo stipendio sarà ancora ridotto.

Stavolta incontro il suo sguardo senza nascondere quanto io sia irritata. Quando mi allunga di nuovo soltanto due banconote, non riesco più a contenere la rabbia.

«Rivoglio il mio vecchio compenso».

La mia voce risuona tagliente e imperativa nel piccolo ufficio.

Mister Kelly scoppia a ridere, e dalla sua risata sguaiata mi rendo conto che è ubriaco.

Piuttosto che dire qualcosa, si alza dalla poltrona su cui era sprofondato e va verso il tavolino all'angolo dove tiene una ristretta selezione di alcolici e bicchieri di vetro. Con calma, si versa due dita di un liquido ambrato, mentre io penso a quanto detesto gli spazi piccoli.

Odio sentire l'odore pungente della gente, e che non ci sia abbastanza distanza da mettere tra me e gli altri. E con quest'uomo di distanza vorrei metterne più che mai.

Quando mi passa di nuovo accanto, il suo dito mi sfiora di proposito il braccio in una carezza lasciva. Mi allontano di scatto, andando a sbattere contro la porta.

«Se vuoi più soldi, forse dovrei darti altri lavoretti da fare per guadagnarteli» finge di riflettere, prima di scoppiare di nuovo in una risata che alimenta il mio disgusto.

Capisco a cosa sta alludendo e comincio a tremare.

Ho paura ma non voglio mostrare paura.

Sono stanca di provare paura, ma non so come si fa a smettere.

È incredibile come una giornata cominciata con la luna storta non faccia che peggiorare di minuto in minuto; come se l'inconscio non ti stesse soltanto urlando che stai soffrendo, ma fosse anche in grado di fare premonizioni.

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