CAPITOLO 33 - AL DI LA'

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Passarono lunghi minuti, poi finalmente qualche cosa accadde. Fidian attraversò il velo di luce, sorreggendo a stento il suo Generale, quasi esanime, che si trascinava a fatica una gamba lacerata. Il suo volto era tremendamente pallido e gli occhi socchiusi, si stava rapidamente dissanguando. La sua vita era in gioco, l'amico lo sapeva, lo incitò ad avanzare.

«Forza, credo in te. Ce la farai anche stavolta» disse il licantropo.

Il Principe non avrebbe potuto trovare compagno più fedele.

Iris corse in loro soccorso, insieme a Menkindor. Erano vivi, solo quello contava.

Hektrien la vide finalmente e una scintilla di determinazione brillò nei suoi occhi. Le afferrò la mano e la strinse forte, ma stava tremando. Aveva paura.

Mi dispiace.

«Portatelo al lago» ordinò la ragazza, sottraendosi rapidamente a quella stretta.

Quello venne sorretto dai due uomini fino alle sponde del lago nero, mentre cercava a ripetizione il contatto fisico, provando in ogni modo a sfiorare la ragazza, che schivò ogni suo tentativo.

Ti supplico... Se...

Iris lo respinse, non voleva ascoltare, doveva essere forte e lucida e non c'era tempo da perdere.

Il ferito fu adagiato con la schiena contro un tronco d'albero, proprio accanto allo specchio d'acqua. Si voltò per chiedere ancora aiuto a Menkindor, ma era sparito nel nulla. Si era allontanato senza dire una parola, lasciandoli in quella situazione.

«Aiutami, straccia il pantalone» disse all'amico. «Ho bisogno di vedere».

Fidian si abbassò sul compagno e stracciò ciò che restava del suo pantalone già a brandelli. La ferita era estesa e profonda, la carne squarciata fino all'osso. Il ragazzo strinse le labbra e si portò un pugno davanti alla bocca, rendendosi conto che se Iris fosse riuscita a salvargli la vita, probabilmente avrebbe comunque perso l'uso della gamba.

Scambiò una rapida occhiata con la ragazza, carica di dolore, paura e speranza, poi le fece un cenno con il capo.

La giovane chiuse gli occhi, impose le mani sulla ferita, il sangue caldo e appiccicoso le scorreva tra le dita. Si concentrò per arrestare l'emorragia, ma era troppo e usciva a fiotti, facendola sentire rapidamente impotente davanti a tanto orrore.

Se lo straniero è così importante per il tuo cuore, saresti disposta a concedergli cosa hai di più prezioso?

Ancora quella voce.

Iris aprì gli occhi, si sfilò il suo pendente, l'unico legame che aveva con il suo passato. Lo indossava dal giorno in cui sua madre glielo aveva messo al collo, la notte del massacro.

Quella voce la guidava, una voce sconosciuta che proveniva dall'acqua.

Zia Emma quella sera stessa le aveva detto che a volte si donavano oggetti per proteggere il prossimo, un oggetto magico che veniva dall'acqua avrebbe potuto rappresentare una speranza per il soldato.

L'acqua è vita.

«Fidian, immergilo nell'acqua e poi mettiglielo al collo» disse decisa

Quello non se lo fece ripetere due volte, la giovane sembrava sapere il fatto suo. Il licantropo prese il pendente e lo immerse nel lago, questo emise un forte bagliore blu, poi lo sistemò al collo del compagno, concentrato sul viso della ragazza, ma senza più la forza di alzare la sua mano verso di lei. Quella non lo guardò mai, troppo concentrata nel suo tentativo disperato di salvargli la vita.

Non si arrese, sentiva l'energia riempirle il petto, comprimendolo fino quasi a mozzarle il respiro, poi fluire dalla punta delle sue dita e irrorare la ferita, ma ben presto queste sensazioni si fecero più attutite, le orecchie le ronzavano, le girava la testa, ma non poteva mollare. Sbatté le palpebre più volte, intravedendo la sagoma sfocata dell'uomo, diede fondo alle sue ultime energie, finché non si sentì soffocare. Poi tutto si fece nero attorno a lei.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now