Mags

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"Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita."

Quando Claudius Templesmith, l'annunciatore degli Hunger Games, dà inizio ai giochi, la mia mente è annebbiata da pensieri di ogni genere. Nel giro dei trenta secondi del conto alla rovescia, si susseguono immagini di ogni genere. Vedo Annie e il suo pianto disperato, la mano che si alza e il battito del mio cuore che accelera all'impazzata.
Non può finire così.
Ricordo le settimane di addestramento quando Katniss si è avvicinata tremante a me, probabilmente pensando che non tornerà viva da quest'avventura.
Il conto alla rovescia è finito e gli altri tributi si buttano in acqua, alla corsa verso la cornucopia. L'arena probabilmente è circolare, con al centro la cornucopia, posta sopra una piastra di cemento lambita da ogni lato dall'acqua. Dodici raggi di terra compatta la collegano alla terra ferma e dietro di essa non si vede altro che la fitta boscaglia.
Mi giro e mi butto in acqua verso il lato opposto alla cornucopia. Che bella sensazione l'acqua che ti spinge con le sue correnti! Essendo del Distretto 4, preferirei milioni di volte uno sprazzo d'acqua ad una distesa desertica, e ringrazio maggiormente gli Strateghi per avermi portato in un'arena così.
Grazie, per avermi riportato nella BELLISSIMA oasi dell'arena!
Vedo Finnick che arriva alla cornucopia, proprio alle spalle di Katniss e mi sale un groppo alla gola quando lei gli punta una freccia dritta al cuore. Lui alza svelto il bracciale dorato come concordato e, quando si girano e si coprono le spalle a vicenda, il groppo che mi si era formato si allenta velocemente.
Sta andando tutto bene.
Noto Peeta annegare nell'acqua e Finnick andargli incontro. Allora mi butto in acqua e nuoto verso Katniss. Avrò pure 80 anni, ma le mie braccia sono ancora forti da sostenere un bagnetto in una laguna. Mi sento leggermente sollevare verso l'alto. Galleggio.
Appena arrivata alla cornucopia, Finnick mi alza senza sforzo. Mi guardo la cintura. È un salvagente. È UN SALVAGENTE! Biascico qualcosa e mi agito indicando la cintura, per farlo capire anche a Finnick, il quale sorride ed annuisce. Ha già capito.
Cominciano a prendere le varie armi, e strattono Katniss per averne almeno una. Alla fine mi lascia un punteruolo. Finnick mi passa vicino e si abbassa per farmi salire sulle sue spalle.
È il suo segno distintivo. Nei suoi ultimi Hunger Games in cui gli feci da mentore, la strategia che gli insegnai era molto semplice: uccidili o mettiteli sulle spalle ed accompagnali alla morte. Quando tornò da vincitore, mi tenne in braccio e mi fece fare un giro per tutto il Distretto. Adoravo stare tra le sue braccia e sentire le sue forti mani che mi sorreggevano.
Ho 80 anni Santo Cielo! Le mie ginocchia non vivranno in eterno.
Cominciano a camminare e io li guardo da sopra le spalle di Finnick. Continuiamo per un chilometro e mezzo, quando la sete mi prende e tutto quello che riesco a fare è chiedere una pausa per riposarmi.
La tregua dura pochi minuti e quando ricominciano a camminare, mi accascio esausta sulle spalle di Finnick. Quando sembra tutto calmo, e la foresta non è così cattiva con noi, gli arbusti si fanno meno fitti.
Ad un tratto Peeta viene scaraventato all'indietro investendoci e facendomi cadere a terra. Katniss grida e si lancia verso Finnick, nello stesso momento in cui lui si avvicina per soccorrere Peeta. Sta quasi per ammazzarlo, fraintendendo le sue intenzioni, quando Finnick si avvicina alla bocca di Peeta e gli immette aria nei polmoni. Poi apre la zip della tuta, e lo riporta dal mondo dei morti.
Peeta si rialza poco dopo, ma è troppo debole, così camminiamo lentamente, aiutandomi con un bastone da sostegno. Katniss si mette davanti. Evidentemente, ha un trucco per capire dove si trova il campo di forza che circonda l'arena. Quest'anno gli Strateghi hanno optato per un'arena molto più piccola, di forma circolare e con l'acqua. Niente a che fare con la ragazza di fuoco che camminava proprio davanti a me. Per non finire di nuovo folgorati, lancia delle noci alla propria sinistra; anche lei ha capito che siamo ai limiti della foresta.
Quelle noci mi sembrano troppo prelibate, così le stacco e me le ficco in bocca con gusto. Mmmmh! Katniss si gira terrorizzata e mi grida qualcosa a proposito della velenosità delle noci. Balle! Conosco quei generi di frutti da prima che lei nascesse.
Continuiamo a camminare molto lentamente. A metà pomeriggio, non ce la faccio più. Ci accampiamo una decina di metri più in basso del campo di forza e Katniss si allontana cercando dell'acqua. La disidratazione è un pericolo imminente, se non facciamo qualcosa.
Quando si allontana ed io e Finnick stiamo intrecciando delle stuoie, il cannone spara. Otto. Otto tributi, completamente morti.

***

Arriva la notte e con essa la fame, la sete ed il bisogno disperato di dormire. Abbiamo trasformato questo posto in un confortevole hotel a quattro stelle, con comodi letti di stuoie, quando nel cielo notturno appare il simbolo di Panem e, poco dopo, risuona l'inno. Vedere i volti degli otto tributi morti e doloroso, ma non intendo smettere di guardare. Capitol City mi ha trasformato, già con la mia prima edizione ho capito che non è un posto da lacrime, questo.

Quando mi chiamarono per la mia prima mietitura, avevo compiuto i quattordici anni da poco. Ero la secondogenita della mia famiglia, con un fratello maggiore che aveva superato la soglia dei fatidici diciotto anni, e due gemellini dolcissimi con la pelle scura e il sorriso sorprendentemente simpatico.
Avanzai lentamente quando chiamarono il mio nome, e so per certo che, se i miei genitori fossero stati vivi, avrebbero pianto. Molto.
Vinsi i miei primi Hunger Games per un avvenimento che mi salvò la vita. Ero molto giovane, molto curiosa, ma allo stesso tempo molto generosa. All'epoca i primogeniti maschi dovevano pensare alla famiglia quando i genitori non ci sarebbero stati più. C'era un certo Helson, nei miei primi Hunger Games. Ricordo per certo che già a 15 anni doveva mantenere una famiglia con cinque fratellini. Avevo una cotta pazzesca per quel ragazzetto, e quando si offrì volontario alla mietitura per salvaguardare la sua famiglia, tutto quello che provavo per lui si amplificò.
Nell'arena fummo alleati, ci guardammo a vicenda le spalle per due lunghe settimane e, grazie a tutti gli sponsor che avevo, sopravvivemmo fino all'ultimo giorno. Helson morì quel pomeriggio al posto mio, quando un tributo favorito gli tagliò la gola all'altezza delle corde vocali. Nello stesso istante in cui gli conficcai un pugnale nella spalla, e poi nel braccio, nella gamba ed infine dritto nel cuore.
Appollaiata vicino al corpo in fin di vita di Helson, lo baciai, e ripromisi sul suo cadavere che non avrei mai più parlato perché lui non poteva più farlo. Le mie corde vocali sarebbero rimaste chiuse, in attesa. Lui, nell'ultimo spasmo di morte, provò a sussurrare "grazie" senza più parole, guardandomi negli occhi.

Le lacrime mi solcano il viso e mi nascondo per non farlo notare agli altri. Quando l'urlo di Katniss mi entra nelle orecchie spezzando il mio pianto, e con lei la nebbia entra nel mio campo visivo, riesco semplicemente a salire sulle spalle di Finnick che ha già cominciato a correre. Capisco solo più tardi perché urlano e scappano dalla nebbia dietro di noi. Katniss si tiene la mano bruciata e Peeta si irrigidisce e cade per terra, trasformandosi in una bolla giallastra.
È velenosa. Una nebbia velenosa. Che idea, questa, degli Strateghi!
Finnick prende in braccio pure Peeta, e so perché lo fa. Per quanto mi voglia bene, alla fine mi lascerà andare. E farà continuare a Peeta la sua corsa. Abbiamo un patto. Tutto deve accadere per una ragione. Una scintilla si sta infiammando e, per farla scoppiare, abbiamo bisogno della Ghiandaia Imitatrice, che anch'essa ha bisogno del suo Ragazzo del Pane.
Così, quando capisco che le spalle possenti di Finnick non mi terranno per molto altro tempo, e che la sua pelle sta cominciando a bruciarsi, scendo semplicemente dalla sua schiena, lo guardo fisso negli occhi, e gli imprimo un bacio sulla bocca. Poi mi allontano, con le grida di Finnick alle mie spalle che mi supplicano di non farlo.
Lo so, anch'io non vorrei farlo, ma le immagini del mio paese in rovina mi investono.
Così, quando la nebbia è a pochi metri da me, rivivo il ricordo di Helson e della sua gola insanguinata. E sapendo che ho atteso questo momento e che è quello giusto, urlo a squarciagola: - LA SCINTILLA DIVENTERA' UN FUOCO!
Poi mi lascio andare, con l'immagine di Helson negli occhi e la nebbia che mi brucia la faccia.

Che la rivolta abbia inizio.

Hunger Games - La ragazza di fuocoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt