Due

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Alle quattro in punto Stiles è davanti a villa Hale. Entra e si sorprende di trovare Rebecca già a casa che prende il the con le bambole assieme a Derek con... "Sono fiori quelli?"

Rebecca gonfia il petto fiera. "Al mio papà piace come gli intreccio i capelli con i fiori. Vero, papà?"

Derek la abbraccia e gli bacia una guancia. "Certo, principessa, lo adoro. Ma adesso devo proprio andare. Ho una riunione importante."

Rebecca si rabbuia. "Torni presto?"

"Sono rimasto a casa con te tutto il giorno. Ma farò il possibile per tornare a leggerti la storia della buonanotte, promesso."

"Va bene."

Rebecca si siede al tavolino e Stiles segue Derek. "Stamattina non si sentiva molto bene ma penso non avesse molta voglia di andare a scuola. So che non va bene assecondare questi capricci ma passa talmente poco tempo con noi che mi sento un colpa" spiega.

A Stiles si stringe il cuore. "È stata la scelta giusta."

"Mi fa piacere che la pensi così perché a volte penso di sbagliare tutto."

"Non ho figli quindi non posso saperlo. Ma papà mi ha sempre detto che lo si scopre quando i figli diventano adulti se si ha fatto un buon lavoro."

"Uomo saggio tuo padre. Ora scappo che ho una riunione."

"Ci vai seriamente con i fiori tra i capelli."

Derek scoppia a ridere. "Erica è diventata un'esperta a togliermeli senza strapparmeli. Se hai bisogno ti ho lasciato il suo numero oltre al mio. Sono appesi sul frigorifero. Uno dei due risponderà sempre."

"Molto bene. Ci vediamo dopo?"

"Breaden torna prima di me. Noi ci vediamo un altro giorno."

"Okay. Buon lavoro, Derek."

***

Stiles torna in casa Hale il giorno dopo alle quattro e mezza. È Braeden ad aprirgli la porta di casa, ma è al telefono e lo saluta solo con un cenno della mano. In cucina, dietro di lei, ci sono i bambini che sembrano molto tranquilli, con dei quaderni davanti. Rebecca sta colorando, mentre Thomas sembra concentrato sulla matematica.

“Sei molto ordinato, sai?” gli dice, sedendoglisi di fianco. Thomas alza lo sguardo, poi guarda il suo quaderno di nuovo.
“Sono molto bravo, ovvio che sono ordinato. E poi ho dieci anni, mica tre.”

Stiles alza gli occhi al cielo, ma non risponde. “Tu cosa colori?” chiede, sporgendosi verso la bambina.

“La nostra casa, ti piace?”

Stiles osserva quella che sembra all’incirca una casa, colorata di rosa. “Casa tua è rosa?” le chiede.

Lei assottoglia lo sguardo. “Lo sarà quando convincerò mamma e papà” sussurra, facendolo ridere.

“Stiles” Braeden entra in cucina, sembra di corsa. “Io devo proprio scappare e non so se torno per cena. Ti dirà Derek quando puoi andare, okay? Scusa se non ti abbiamo avvisato, ma io ho avuto una vera emergenza al lavoro. Però ti paghiamo gli straordinari.”

Stiles annuisce. Non ha alcun impegno, quindi è anche contento di qualche soldo in più. La donna saluta i bambini, poi li lascia soli.

Quando Thomas finisce con i compiti, anche Rebecca mette giù i colori e Stiles propone di fare qualcosa in giardino. Sono stati chiusi almeno due ore in casa e anche lui vuole prendere un po’ d’aria.

Si siedono sul prato e Stiles prende un libro delle favole dallo zaino. Glielo leggeva sempre sua madre da piccolo. I bambini ne sembrano affascinati, anche Thomas non è più così riluttante e gli fa un sacco di domande. Addirittura, chiede di leggere lui la parte finale.
“Che ne dite di cenare?” chiede quando sta ormai diventando buio e sta venendo fame anche a lui. Non ha avuto notizie di Derek, ma non crede tarderà ancora molto.

Prende una sedia avvicinandola al piano della cucina, per permettere anche a Rebecca di guardarlo mentre prepara, mentre Thomas gioca con la PlayStation. Prepara della semplice pasta al pomodoro, perché la bambina dice che la adorano e quando è pronto chiama anche Thomas.
“Ne è avanzata un po’ di pasta?” chiede proprio il bambino.

“Sì, è ancora nella pentola. Perché?”

“Così ne portiamo un po’ a papà di sopra.”

Stiles lo guarda sconcertato. “Di sopra?”

“Sì!” risponde Rebecca. “Papà è nel suo studio. Quando è chiuso lì nessuno lo può disturbare, perché vuol dire che ha tanto da fare però forse ha fame.”

Stiles si sente confuso: sul serio Derek è lì?

“Che ne dite se gliene porto un po’ io, mentre voi finite di mangiare? Così non lo disturbiamo.”

I bambini sembrano contenti, così prepara pasta, acqua e anche un po' di pane e sale al piano di sopra. Rebecca il giorno prima gli ha fatto fare un tour, quindi sa dov’è lo studio di Derek. Stiles sa che è un architetto, che ha una sua società di consulenza e che è molto bravo.

Dà un colpetto alla porta, ma non sente risposta, quindi ci riprova. Forse i bambini l’hanno preso in giro? Già se li immagina mentre di sotto stanno sghignazzando alle sue spalle, quando apre la porta dello studio aspettandosi di trovarla vuota.

Solo che i bimbi non scherzavano, Derek è davvero lì, ma è appoggiato con la testa sulla grande scrivania e sta dormendo. Stiles poggia il piatto su un mobile e si avvicina cercando di non fare rumore. Sembra star dormendo profondamente, i capelli gli cadono sciolti davanti agli occhi e davanti ha una serie di disegni e progetti ammucchiati. Ha l'espressione stanca, deve aver lavorato davvero tanto.

Stiles di istinto gli sposta la ciocca di capelli dagli occhi, ma la cosa sembra infastidire l’uomo che arriccia il naso e comincia a sbattere le palpebre. Stiles arretra di un passo, come colto in fallo e dopo pochi attimi quei bellissimi occhi verdi sono puntati su di lui.
“Stiles? Cosa ci fai qui? Che ore sono?”

“Sono solo le diciannove e trenta e i bambini mi hanno chiesto di portarti da mangiare” dice, indicando il piatto alle sue spalle. “Non sapevo nemmeno fossi di sopra a lavorare.”

Derek si stropiccia gli occhi, poi si prende i capelli e li arrotola in uno chignon disordianto, legandoli con l’elastico che aveva al polso.
“In ufficio è un periodo di consegne, quindi c’è confusione, qui lavoro meglio. Solo che ero distrutto e devo essere crollato” spiega. “Grazie per la cena” aggiunge alzandosi e affiancando Stiles. Stiles che si sente preso per un fianco e poi sente un lieve contatto su una tempia. “Sei un angelo.”

Stiles rimane lì imbambolato, sul serio Derek gli ha baciato una tempia? Ma si conoscono da tre giorni. Perché? Ma soprattutto perché non ne è infastidito e il suo cuore batte così veloce?

“Vado in bagno, poi scendo di sotto e ceno con voi.”

Stiles si ridesta solo quando l’uomo lo lascia da solo, poi prende il piatto e raggiunge i bambini.

Quando finiscono di cenare, Derek gli impedisce di sistemare la cucina, mentre i bambini lo pregano quasi di rimanere fino a quando non andranno a letto, ma Derek insiste con il lasciarlo finalmente libero. È lui ad accompagnarlo alla porta e a ringraziarlo con un sorriso, proprio mentre un auto sportiva arriva sul vialetto e Braeden scende facendo ticchettare i tacchi sui ciottoli.

“Oh, Stiles, stai andando via ora? Spero tu abbia almeno cenato.”

“Sì, certo e non è stato un problema rimanere fino ad ora. Vi auguro una buona serata!” e scappa via, senza guardare di nuovo Derek negli occhi. 

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