➸𝑪apitolo tre

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Mami

La mattina seguente mi sveglio con una nuova consapevolezza scaturita dalle parole di Pablo di ieri.

Forse ho travisato io la situazione, oppure veramente lui ha ragione. Voglio capire se è vero che Federico sia indifferente al piccolo Pablo.

L'idea è quello di non contattarlo vedendo quanto ci impiega a ricordarsi di avere un figlio oltre mare.

"Vieni pure tu agli allenamenti?"

Domando al telefono, aspettando che la mia amica mi dia una conferma così da poter iniziarmi a preparare.

Al piccolo Pablito decido di far indossare dei pantaloni neri con sopra una felpa leggera bianca. Semplice ma sempre bellissimo.

Sarà che è mio figlio, ma lo trovo il più bello del mondo. Non penso che potrò mai guardare qualcuno in questo modo.

Arrivati al campo, ci rimettiamo allo stesso posto di ieri, ma sta volta sono più spinta a vedere che combinano i ragazzi che ho conosciuto ieri.

Pablo sta sonnecchiando in braccio alla zia acquisita, quindi non mi faccio il problema a scendere a chiacchierare con mio padre.

Mi da un tenero bacio sulla testa indicandomi i ragazzi e i loro rispettivi ruoli. È da gli anni in cui giocava che cerca di spiegarmi le regole del calcio, forse è la volta buona che mi entrino in testa.

Appoggiata alla panchina mi perdo un attimo nelle notifiche, notando alcune dei miei amici torinesi ma nessuna da parte di Federico.

"Me la mandi la foto del mio Pablito?"

Sorrido al messaggio del dolcissimo zietto Dusan. È uno di quelli che ama più viziare il mio bimbo.

Subito ne approfitta per instaurare una conversazione chiedendomi come stessi.

Avevo voglia di sapere se a Federico un po' io e Pablo mancassimo, ma sapendo già la risposta evitai di farmi altre speranze inutili.

"Mami, stasera venite a casa mia per serata film?"

Il soprannome mi fa palesemente arrossire per la sua stessa sfacciataggine. A chiedermelo è niente di meno di Gavi.

"Non chiamarmi così, comunque non lo so Pablito sarà stanco"

"Non farti pregare, mamacita"

Alzo gli occhi al cielo e mi sorprendo che mio padre non l'abbia già ripreso per la sua pausa auto decisa.

"Vatti ad allenare, Gavira"

Nonostante questo sia il suo cognome, so per certo che gli urta il sistema nervosa soprattutto da quando tutto il mondo dello sport lo conosceva come Gavi.

"Cattiva mamacita"

Ritorna finalmente col pallone al piede e io ne approfitto per salire a controllare il mio bambino.

"Chicco si è fatto sentire?"

Scuoto la testa in senso negativo, alla domanda della mia amica che è a conoscenza del mio piano.

"Da una parte spero che si faccia vivo per Pablo, dall'altra però penso che è meglio che non crei illusioni perché so che lui sta troppo preso da Lucia per fare il padre"

Annuisco alle sue parole, dato che infondo so che per mio figlio sarebbe meglio vivere senza padre che con un padre che si dimentica il suo compleanno, che ha di meglio da fare o che peggio creii una nuova famiglia senza di lui.

"Vedrò come andranno le cose, poi nel caso chiederò l' affidamento esclusivo. Mi vorrei tutelare perché so che ad un certo punto Federico vorrà il bambino giusto per farlo vedere alla famiglia o per sfoggiarlo in giro e io non voglio che venga trattato come un giocattolo"

"Io te l'avevo detto già quando..."

Non la faccio parlare perché odio portare a galla quel ricordo.

Un ricordo doloroso a mio parere, ovvero quando Federico mi chiese espressamente di abortire e scomparve per due mesi perché non accettava la mia voglia di tenere pablo.

"Io non lo voglio Sole, te ne rendi conto o no? Tu non hai nemmeno diciott'anni hai una vita davanti, non è una bambola da pettinare ma un bambino. Io potrei fare grandi cose e quello potrebbe solo rallentarmi"

Come un idiota, poi, quando ti comparve gli ho persino permesso di starmi accanto convinta che il sentimento che credevo ci legasse l'avesse fatto ragionare.

Eppure non c'era alla nascita, non c'era a firmare all'anagrafe il suo cognome. Non c'era quando la notte piangeva e non c'era quando iniziava a spiccare i suoi primi versetti.

Eppure il bambino, a modo suo, l'adora. Forse accecato dai giocattoli e il divertimento che gli portava il calciatore.

"Stasera Pablo ci ha invitato a casa sua"

Cambio discorso e vedo la ragazza euforica alla notizia.

"Ci andiamo vero? Se no rapisco Pablo e lo porto a divertirsi con me se tu vuoi fare la musona a casa"

"È mio figlio"

"L'ho battezzato io"

"Che c'entra, allora anche Dusan può venire a rubarlo?"

"Se venisse a rubare me non mi lamenterei"

Tiro l'ennesimo pizzicotto alla ragazza fin troppo spinta.

NOTA AUTRICE
Ciao belli! Questa storia l'ho scritta un po' di tempo fa quindi ho già tutti i capitoli pronti. Saranno pochi ovvero 16 più l'epilogo.

Se volete passate anche a leggere la mia storia su Yildiz che sta uscendo in contemporanea a questa

➸ Baby daddy || Pablo Gaviحيث تعيش القصص. اكتشف الآن